“Circa un anno dopo l’inizio della relazione con l’uomo che avrei sposato, con cui avrei fatto dei figli e scelto di costruirmi una vita, mi è successa una cosa strana. Non desideravo più fare l’amore.”
“Circa un anno dopo l’inizio della relazione con l’uomo che avrei sposato, con cui avrei fatto dei figli e scelto di costruirmi una vita, mi è successa una cosa strana. Non desideravo più fare l’amore.”
Inizia così la confessione di Kristen Manieri, una donna che ha vissuto ciò che in molte coppie si può definire come “l’inizio della fine”, il tanto temuto calo del desiderio.
“Per me, il s***o era del tutto scomparso dal radar neurologico. Sei anni e due figli dopo, non solo non pensavo più a rotolarmi tra le lenzuola, ma non volevo più farlo neanche quando mi veniva proposto. Volevo solo dormire di più, avere più tempo per me, un’ora per fare lavoretti in casa, un cocktail con le amiche, la possibilità di finire quel romanzo iniziato otto mesi prima, una pedicure, un giro per negozi senza bambini e del tempo libero per vedere tutte le puntate di “The Good Wife” in un colpo solo. Questo elenco, e forse un altro centinaio di cose, avevano la precedenza sul rapporto intimo.”
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Come reagire di fronte a tutto ciò? Arrendersi all’evidenza e lasciar che lentamente il rapporto naufraghi? Kristen si è rifiutata:
“Sì, ho sposato il mio migliore amico 13 anni fa, ma ho sposato anche il mio amante e voglio mantenere vivo questo aspetto della nostra unione finché morte non ci separi.”
Ecco allora che la soluzione è giunta proprio lì dove meno la si poteva aspettare. Per ritrovare l’intimità, quella cosa che solitamente appare come il frutto più spontaneo dell’istinto irrazionale, Kristen ha impugnato l’agenda e ha letteralmente messo il piacere di coppia in calendario.
Il risultato è stato a dir poco sorprendente.
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Intimità programmata: mettilo in agenda se la passione viene meno
“Sono una di quelle persone che provano un brivido di fronte all’organizzazione e all’efficienza, perciò non c’è da stupirsi se, quando mi sono imbattuta nell’idea del sesso programmato, ne sono stata subito entusiasta. Ma c’è un motivo reale per programmare il s***o?
Be’, per me i benefici erano due:
1. Sapere quando avremmo fatto s***o mi consentiva di prepararmi sul piano emotivo (e fisico).
2. Avevo carta bianca se volevo dire no in qualsiasi altra occasione, senza sensi di colpa.
Decidemmo di dedicare al s***o due notti a settimana, segnandole letteralmente in agenda.”
Naturalmente la cosa ha richiesto un impegno notevole: tra il mettere l’intimità nero su bianco e renderla veramente di successo c’è di mezzo una pratica costante, tanta dedizione e uno strenuo desiderio di successo.
“L’inizio è stato un po’ turbolento, e non alla maniera di “50 sfumature di grigio”. Non conoscevamo più quell’aspetto della nostra vita e non potevamo più contare sul cocktail chimico per far scattare l’eccitazione. Inaspettatamente, ci abbiamo messo un po’ a ritrovare la familiarità, a fidarci dell’altro e a sentirci emotivamente coinvolti in quella nuova normalità. Ma abbiamo continuato a lavorarci… per quattro anni!”
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Il successo alla fine è arrivato e quell’intimità programmata che inizialmente sembrava un gravoso compito è divenuto quasi più affascinante di un bollente incontro voluto semplicemente dal fato:
“Se proprio devo indicare un aspetto negativo del s***o programmato, direi che, a volte, quando si presenta un momento sexy “spontaneo” – e credetemi, Marc avvista questi momenti come un falco che vede un topolino da chilometri di distanza – mi capita di avere difficoltà a lasciarmi andare. Mi piace tanto il nostro piano e ho dovuto imparare a essere più flessibile quando si presenta un’opportunità inattesa o un cambio di programma.”
Un po’ di sana organizzazione dunque sembra esser veramente la chiave di volta per rendere la vita migliore, persino tra le lenzuola. Alla fine però il vero motore del successo in una relazione è sempre e solo uno: la voglia e l’impegno di renderla veramente immortale.
Fonte: www.huffingtonpost.it
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