Jessica Donadio | “I miei sogni hanno la forma di un Coniglio (Rosa)”

Radio, televisione e massmedia. Al centro di tutto questo c’è anche Jessica Donadio. Nota e promettente conduttrice radiotelevisiva romana balzata alle cronache con “La Voce del Coniglio Rosa” e non solo. In esclusiva, ci ha raccontato i suoi sogni, le sue aspettative e i suoi progetti futuri.

Jessica Donadio (Ph. Alessija Spagna)
Jessica Donadio (Ph. Alessija Spagna)

Piccoli gesti scandiscono le nostre vite ogni giorno, iniziamo a dargli più peso da quando la normalità è diventata un “lusso”. Fra distanze e regole da rispettare, abbiamo dimenticato – forse – quanto è bello perdersi nella consuetudine: accendere la radio, ad esempio. Un gesto quotidiano, necessario, appena saliamo in macchina o cerchiamo di capire quello che sta succedendo nel mondo all’interno di uffici, redazioni e posti di lavoro. Con un tocco, possiamo avere l’umanità stretta in una mano: sogni, ambizioni, paure ed emozioni di un popolo filtrate da una voce che ci guida.

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Le voci degli speaker sono – e restano – una sorta di autocoscienza che ci guida in un duplice viaggio: quello che l’ascoltatore compie, lasciandosi cullare da una parola piuttosto che da un vizio (o un vezzo) di pronuncia, e quello che il conduttore fa da un vetro – perchè ci ha sempre parlato, anche prima del distanziamento sociale – verso un pubblico immaginario a cui libera la propria emotività e timidezza solo con l’uso e la forza delle parole. Questa, oggi, è la nuova frontiera della condivisione: on air, in streaming, tramite podcast non fa differenza.

Jessica Donadio, una vita per radio e televisione: “Non smetto di inseguire i miei sogni”

Jessica Donadio in esterna (Ph. Alessija Spagna)
Jessica Donadio in esterna (Ph. Alessija Spagna)

La radio – e chi la anima – ci fa riscoprire le bellezze della vita. Quello sguardo sul mondo esterno senza bisogno di occhi, ma con cuore e voce, per dirci che ancora tutto può (e deve) ricominciare. Ripartenza, appunto. Parola abusata ma mai approfondita a dovere in questo periodo: esiste chi a ripartire, rimettersi in gioco, ci è abituato. Soprattutto in radio, quando quella luce rossa si accende, bisogna ricominciare a (ri)conquistare affetto e attenzione del pubblico.

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Lo fa, ormai da anni, Jessica Donadio. Giovane e promettente speaker romana che ha attraversato – in tutte le sue sfaccettature – il mondo della comunicazione e dei media. Non solo radio, ma anche televisione e produzione di contenuti multimediali: di tutto un po’, per non avere rimpianti. Forse qualche rimorso, ma non è tempo di analisi, piuttosto di curiosità. Le nostre, che ha provato a soddisfare – nonostante gli impegni crescenti – raccontandosi in una chiacchierata senza filtri.

“La voce del Coniglio Rosa” è la sua creatura radiofonica, il suo sogno itinerante appannaggio di chi non vuole ancora rassegnarsi alla routine: l’alternativa frizzante e multimediale per chi crede tuttora nella magia e nel potere delle emozioni. Un caleidoscopio di stati d’animo che popola le radio del territorio laziale e italiano, ma non solo. Jessica Donadio è il giusto mix fra profondità di pensiero, riflessione schietta e vitalità con un pizzico di autoironia.

Come stai vivendo questa Fase 2 e come hai vissuto il lockdown appena trascorso?

“La vita ormai è ripresa pienamente. La quarantena ci fa un baffo,  non ci si ferma mai. La mia Fase 2 comincia bene, ho tanti progetti in ballo. Non le ho mai vissute in modo così ferreo queste fasi: ho cavalcato questa quarantena prendendone le cose positive cercando di trovare nuove opportunità in ogni cambiamento. Quando è iniziata ero appena tornata dall’Australia, poi sono stata due giorni spaesata per riprendermi poco dopo con l’obiettivo di reinventarmi di nuovo professionalmente. Ho tanti progetti legati alla radio: nuovi format che sto scrivendo. Ci sono tante proposte. Il Coniglio Rosa ha avuto un boom con questa situazione”.

Anche “La Voce del Coniglio Rosa” ha attraversato diverse fasi, ce ne parli?

“La Voce del Coniglio Rosa nasce quasi dieci anni fa, per la precisione sette anni e mezzo fa, tra un paio d’anni festeggeremo il decennale e sono molto eccitata di questo. Tutto è nato grazie alla lungimiranza e all’estro di Francesco Cavalluzzo, allora Direttore di Ryar.net, che accorgendosi delle mie potenzialità decise di affidarmi la conduzione radiofonica dopo avermi visto all’opera nelle vesti di co-conduttrice. La mia vocazione per la radio nasce da adolescente e il desiderio di voler creare qualcosa di personale a livello di format c’è sempre stato, Cavalluzzo mi ha dato questa chance e, dopo alcune esperienze sul Web a livello editoriale, ho cominciato a condurre l’oroscopo. Un appuntamento settimanale molto ascoltato è diventata con il tempo una consuetudine in grado di dar vita a La Voce del Coniglio Rosa. Due giorni a settimana, l’inizio di un sogno, otto anni fa che mi ha aperto le porte in questo mondo”.

Questo format ti impegna totalmente: c’è qualcosa che hai perso per inseguire il tuo sogno?

“La mia vita è stata scandita da una serie di scelte molto forti, tutte in funzione del sogno radiofonico. Per me “La Voce del Coniglio Rosa” è una creatura da accudire e custodire anno dopo anno, per migliorarla sempre e renderla fruibile a più persone possibile. Questo ha fatto sì che io perdessi anche qualcosa a livello sentimentale, pur di inseguire una vera e propria vocazione”.

Tu hai avuto anche altre esperienze nel mondo radiofonico e televisivo: qualche rimpianto?

“Guarda, delle esperienze passate non rimpiango nulla. Sono stata per anni a Mediaset, ma alcuni meccanismi entrati in ballo non mi sono piaciuti. Mi è dispiaciuto andar via da lì, perchè ho conosciuto anche molte persone care, sentivo però di aver bisogno di mettermi ulteriormente in gioco. Esigenza che ho maturato ancor più consapevolmente quando, dopo tre anni, Francesco mi lasciò tutti i contatti per via della chiusura di Ryar. È stato un duro colpo per me, ma mi ha permesso di portare la mia esperienza in diversi altri contesti sempre con “La Voce del Coniglio Rosa”. Anche in ambiti molto particolari come quello di Radio Cassino Stereo”.

Il tuo format radiofonico trova difficoltà ad adattarsi nei diversi contesti a cui afferisce oppure no?

“Dipende, la forza del mio programma è che si adatta a seconda del contesto e della linea editoriale presente in una determinata realtà. È stato anche in televisione per qualche tempo, pensa. È stato fatto un grande lavoro di produzione e studio negli anni, comunque dopo Ryar e Francesco Cavalluzzo, un altro a cui devo molto è Enzo Cagnetti di Radio Godot e Massimo Raso di “Mini Radio” a Milano. Anche grazie a loro ho adattato il mio format un po’ ovunque, perchè “La Voce del Coniglio Rosa” resta un racconto emozionale di vita vissuta attraverso la radio. Si chiama così proprio perché è il mio alter ego – in quanto io avevo sempre un porta cellulare con le orecchie da coniglio – per questo voglio renderlo fruibile a tutti. Per dare un pezzetto di me a chi vuole scoprire qualcosa di innovativo a livello radiofonico”.

Parlaci del tuo nuovo progetto radiofonico: Civico 19

“Attualmente, dopo un periodo di pausa, ho ripreso in mano tutto e sto portando avanti con varie realtà radiofoniche oltre al Coniglio Rosa un altro contenitore. Si chiama Civico 19 e vuole essere uno spazio dedicato a tutti gli artisti emergenti, perchè comunque coltivo ancora diversi contatti nell’ambiente musicale, che hanno dato il meglio di loro stessi durante il lockdown a livello creativo. I successi più importanti, poi, magari, saranno al centro di un Festival che (non appena sarà possibile) vorrei far partire”.

Non sei sola in questa nuova esperienza, giusto?

“Insieme a me in questa nuova avventura c’è Alessija Spagna, una giovane fotografa e speaker che ho conosciuto a Radio Godot e che come me porta avanti un sogno radiofonico. È nato questo bel legame, umano e professionale, che speriamo arrivi anche agli ascoltatori”.

Come coniughi i tuoi impegni pressanti con la vita privata e le relazioni personali?

“Diciamo che, a livello affettivo, non sono stata fortunatissima. Non ho mai trovato nessuno che sapesse capirmi e supportarmi fino in fondo. Qualcuno che comprendesse quanto fosse importante il sogno e le idee che sto portando avanti. Le soddisfazioni radiofoniche, per cui non ho rimpianti in nessun caso, hanno sempre avuto uno scotto da pagare. Ovvero quello di rimanere sola per dare il meglio di me stessa in onda e fuori. Spero di trovare un giorno qualcuno disposto ad assecondare le mie scelte fino in fondo”.

Emerge una punta di fragilità: come ti vedi in futuro e dove trovi ogni volta la forza di rialzarti dopo ogni caduta?

“Non mi spaventa il futuro, la spinta a rialzarmi ogni volta che cado me la dà il fatto di aver vissuto la sofferenza vera a 18 anni, prima di cominciare il mio percorso radiotelevisivo. Ho perso un figlio, scegliendo di abortire. È stata una decisione sofferta, la scelta determinante per tutto il resto della mia vita. Sono stata capace di rialzarmi da sola dopo aver provato la sofferenza vera. Quindi guardo sempre al futuro con ottimismo e determinazione, perchè quando hai perso tutto, forse, ti rendi conto di non aver più nulla da perdere”.

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