Perché per i bambini giocare è così importante? Le fasi del gioco 0-11 anni

Perché per i bambini giocare è così importante? Il gioco è una cosa seria per i bimbi, capiamo le loro motivazioni per capire il loro pensiero

bambini Perché il gioco per i bimbi è così importante? (Istock Photos)

Bambini e gioco: un connubio che fa allegria! Ma quante volte ci siamo trovati, da genitori, con nostro figlio/figlia che ci “supplicava” di giocare con loro? Sempre, o quasi. A volte noi genitori non capiamo l’importanza che il lato ludico del gioco ha sulla psiche del nostro bambino e non capiamo perché nostro figlio vuole sempre (e dico sempre) giocare. Non capiamo, perché ormai siamo grandi, che il gioco per loro è una cosa seria, alla stregua di un lavoro così inteso per noi adulti. Per loro giocare è proprio un lavoro a tutti gli effetti! Ma perché per i bambini giocare diviene così importante? Così vitale? Conosciamo un po’ meglio il ruolo che i giochi hanno sulla crescita psicofisica dei nostri bimbi e come interpretare il gioco di quest’ultimi in modo da poter scoprire lati “nascosti” di nostro figlio. Il modo di giocare di un bimbo rappresenta un pezzo di quello che sarà da grande. La determinazione oppure la svogliatezza o la poca pazienza verso un determinato gioco, per esempio, possono essere sintomi caratteriali del nostro bebè.

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L’importanza del gioco per i bambini

Perché il gioco è importante per i bimbi? (Istock Photos)

Nell’accezione comune il temine “gioco” si discosta completamente da una qualsiasi connotazione di “serietà”. Se però ci soffermiamo sulla citazione di Montaigne, notiamo come sia sinonimo di azione seria quando ci riferiamo ad un bambino, –  i giochi dei bambini non sono solo dei semplici giochi, bisogna valutarli, invece, come le loro azioni più significative e serie” -notiamo come sia sinonimo di azione seria quando ci riferiamo ad un bambino. Ogni bambino gioca naturalmente, perché prova una sensazione di benessere; nulla quindi è tolto all’aspetto ludico in se stesso, ma, anzi, è proprio il piacere intrinseco nel gioco che comporta e favorisce nuove componenti.

Per i nostri bambini, che giocano per divertirsi, non c’è nessuna differenza tra il gioco e ciò che un adulto potrebbe considerare come un lavoro. Solo più tardi, una volta che giungono ad associare un’attività alla ricompensa, essi iniziano a considerare un comportamento mentre lo pongono in atto in vista di benefici a lungo termine piuttosto che per la gratificazione immediata. Ciò è dovuto allo sviluppo di abilità cognitive che consentono al bambino di vedere il legame tra causa ed effetto.

Attraverso il gioco, infatti, il bambino incomincia a comprendere come funzionano le cose: che cosa si può o non si può fare con determinati oggetti, si rende conto dell’esistenza di leggi del caso e della probabilità e di regole di comportamento che vanno rispettate. L’esperienza del gioco insegna al bambino ad essere perseverante e ad avere fiducia nelle proprie capacità; è un processo attraverso il quale diventa consapevole del proprio mondo interiore e di quello esteriore, incominciando ad accettare le legittime esigenze di queste sue due realtà. Le attività ludiche a cui i bambini si dedicano si modificano via via, di pari passo con il loro sviluppo intellettivo e psicologico, ma rimangono un aspetto fondamentale della vita di ogni individuo, in tutte le fasce d’età. Noi “grandi” non giochiamo più e questo è profondamente sbagliato. Perché giocando, infatti, ogni individuo riesce a liberare la propria mente da contaminazioni esterne, quale può essere il giudizio altrui, e ha la possibilità di scaricare la propria istintualità ed emotività. Ecco perché dovremmo imparare dai nostri bimbi a giocare e a ritrovare così, un po’ di serenità e spensieratezza tipica dei bimbi. Ma ci chiediamo davvero perché il gioco è così importante per il bimbo che lo attua? Forse non ne siamo consapevoli ma l’attività ludica comporta una serie di benefici per il nostro bambino, sia a livello fisico che, soprattutto, a livello psichico. E non lo dico io, a mostrare i benefici è intervenuta la scienza che, attraverso una statistica ha mostrato i vari benefici apportati dal gioco sul bimbo.

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I benefici psicofisici del gioco sui bambini

Perché il gioco è così importante per i bimbi, i benefici psicofisici (Istock Photos)

Le attività di gioco sono essenziali per un sano sviluppo dei bambini e degli adolescenti. La ricerca mostra che il 75% dello sviluppo del cervello si attua dopo la nascita. Le attività che i bambini svolgono stimolano e influenzano la costruzione dello schema di connessione tra i neuroni e le cellule nervose. E’ un processo che influenza lo sviluppo delle abilità motorie, della lingua, della creatività, della consapevolezza personale, il benessere emotivo, della socializzazione,  il problem solving e la capacità di apprendimento. Il gioco, quindi, ha un ruolo importante nell’aiutare i bambini a essere attivi, per imparare a fare delle scelte e aumentare la padronanza della pratica nelle azioni da svolgere. I bambini man mano che crescono devono avere esperienza con una gamma di contenuti molto ampia (arte, musica, lingua, scienza, matematica, relazioni sociali), perché ognuna di queste materie è importante per lo sviluppo di un cervello complesso e integrato. Il gioco lega le attività sensoriali a quelle motorie, cognitive e alle esperienze socio-emotive offrendo il substrato ideale perché il cervello si sviluppi al meglio. Il gioco è significativo per lo sviluppo intellettivo del bambino, perché il bimbo, quando gioca, sorprende se stesso e nella sorpresa acquisisce nuove modalità per entrare in relazione con il mondo esterno. Nel gioco il bambino sviluppa le proprie potenzialità intellettive, affettive e relazionali.

  • Aiuta ad espandere nuove idee
  • Aiuta il bambino ad adattarsi socialmente
  • Aiuta a contrastare i problemi emotivi
  • Avere nuove idee
  • Costruire il controllo muscolare e la forza
  • Usare la loro immaginazione

A seconda dell’età, il bambino nel giocare impara ad essere creativo, sperimenta le sue capacità cognitive, scopre se stesso, entra in relazione con i suoi coetanei e sviluppa quindi l’intera personalità. Il gioco è lo strumento per eccellenza attraverso il quale il bimbo costruisce il significato del mondo ed impara a relazionarsi con gli altri. Non a caso, per sottolineare l’importanza che il gioco riveste nello sviluppo del bimbo, l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite con la Risoluzione 44/25 del 20 novembre 1989, riconosce il gioco come un “diritto inviolabile ed insindacabile di ogni bambino”. Il gioco concorre di fatto allo sviluppo sociale, fisico, cognitivo ed emotivo sia dei giovani che dei bambini, ragione per cui dovrebbe essere garantita loro l’opportunità di sperimentarlo, certamente con tempi e modalità differenti, nelle diversi fasi della loro crescita. Tra gli elementi necessari per la maturazione psicofisica del bambino, il gioco occupa infatti una posizione fondamentale: per esempio consente al bambino di sperimentare ed elaborare attivamente la rappresentazione della realtà esterna, a consolidare le prime forme di autocontrollo e l’interazione con gli altri, non solo, aumenta anche il livello di empatia e diminuisce lo stress e la paura. Il bimbo con il gioco crea delle sue opinioni, crea dei modelli di relazioni basati sull’inclusione e non sull’esclusione, aumenta lo spirito di gruppo e diminuisce l’irritabilità. A livello prettamente fisico, il gioco:

  • Aumentata efficienza del sistema immunitario, endocrino e cardiovascolare (a seguito della gioia che il gioco procura),
    • diminuzione dello stress, fatica e depressione,
    • aumento della gamma dei movimenti, della coordinazione, dell’agilità, dell’equilibrio e della flessibilità.

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Cosa rende il gioco così importante per il bimbo? Gli elementi base del gioco

Perché il gioco è importante per i bimbi? Gli elementi base del gioco (Istock Photos)

Un elemento essenziale è la finzione, ovvero la possibilità di prendere le distanze dalla realtà con l’immaginazione; ma affinché venga definito tale, il gioco, deve essere anche:

  • piacevole e divertente, ovvero vissuto in modo positivo da chi lo svolge,
  • gratuito,
  • limitato nello spazio e nel tempo,
  • improduttivo, ovvero senza scopi particolari, se non il divertimento in sé,
  • volontario: non deve esserci alcun obbligo,
  • basato su una motivazione intrinseca, poiché il gioco non ha bisogno di rinforzi.

Le caratteristiche del gioco dovrebbero aiutare l’immaginazione e allargare le esperienze del bambino. Ma sappiamo bene che al giorno d’oggi l’esperienza di gioco per i bambini sono molto diverse da quelle dei loro genitori o dei loro nonni, ancor più distante.

Infatti, con la continua espansione della tecnologia e l’utilizzo aumentato di TV, video, cellulari, videogiochi e internet, i bambini spendono sempre più tempo in un intrattenimento passivo. L’unico movimento sembra essere quello minimo degli arti superiori che al massimo interagiscono con una tastiera, un touch screen o un joystick. I giocattoli oggi sono sempre più spesso dipendenti da computer o sistemi elettronici che ne dettano l’esperienza di gioco. Tutto questo priva i bambini di un gioco fatto con altri bambini, sbilanciato tutto verso la ricreazione individuale anziché l’interazione sociale. I genitori  si devono sforzare di capire le esigenze di gioco del loro bambino e di fornire un ambiente migliore per soddisfare queste esigenze.

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Qual è il legame tra gioco e sviluppo cognitivo del bambino?

Perché per i bimbi è importante il gioco? I 3 stadi di sviluppo (Istock)

Se è vero che il ha una importanza vitale per tutte le fasi psicofisiche del bimbo e aiuta a sviluppare la creatività, i legami con gli altri, la socialità e lo sviluppo motorio, solo per citarne alcuni, è altrettanto vero che una sua scarsa attività renderebbe il bimbo in deficit cognitivo, nel senso: non aiuterebbe al meglio uno buono sviluppo cognitivo. A tal proposito, già nel 1940, Jean Piaget individuava 3 stadi di sviluppo del comportamento ludico nei bambini in base alla loro età:

  1. giochi di esercizio – fase senso-motoria: caratterizzano il primo anno di vita e non sono altro che la ripetizione di schemi di comportamento motori o vocali osservati nell’adulto. Afferrando, dondolando o portando gli oggetti alla bocca, aprendo e chiudendo le mani, il bambino impara a coordinare i gesti e ad esercitare il controllo sui suoi movimenti. Questa prima fase garantisce al bambino delle sensazioni che gratificano ed arricchiscono il Sé che pian piano va strutturandosi. I primi giochi del bambino coinvolgono il proprio corpo o il corpo della mamma, ma gli oggetti circostanti attraggono comunque la sua attenzione. Il carattere esplorativo e ripetitivo dei giochi che caratterizzano questa fase, serve al bambino per imparare a distinguere tra il Sé e il Non-Sé.
  2. giochi simbolici – fase rappresentativa: caratterizzano il periodo compreso tra i 2 e i 6 anni, durante il quale i bambini sviluppano la capacità di rappresentare, mediante gesti o schemi appresi, una situazione non attuale. La capacità di immaginazione ed imitazione acquisita in questa fase, consente loro di riprodurre esperienze viste, ma non ancora sperimentate in prima persona.
  3. giochi con regole – fase sociale: compaiono tra i 7 e gli 11 anni, quando il bambino inizia a vivere il rapporto con gli altri. Tali giochi, richiedono la capacità di condividere e rispettare determinate regole della socializzazione tra pari.

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Le 4 tappe dello sviluppo ludico nei bambini in base all’età

Perché è importante il gioco per i bimbi? 4 fasi (Istock Photos)

Vi sono 4 fasi importanti nello sviluppo del bimbo per ciò che concerne il gioco. Queste tappe si differenziano in base all’età del bambino, dal primo anno di vita, quando il gioco è solo una fase prettamente legata ai sensi e alla motricità sino all’ultima fase che vede la socialità come scopo primario del gioco. Vediamo nello specifico le 4 tappe dello sviluppo in base all’età:

  • 0-1 anni: Il  gioco comincia fin dai primi mesi di vita. Esso è fondamentalmente fonte di sensazioni piacevoli ed è finalizzato alla ricerca di una serie di sensazioni che gratificano e arricchiscono il SÉ che si sta strutturando mano a mano. Inizialmente il bambino gioca con il proprio corpo o con il corpo della madre che, di fatto, è il loro primo compagno di giochi, ma tutti gli oggetti che lo circondano attraggono la sua attenzione. Sono giochi come: agitare le mani, muovere le gambe, accarezzare il proprio corpo e quello della madre. Queste attività si caratterizzano per il carattere esplorativo e ripetitivo delle azioni, che serve al bambino per imparare a distinguere fra il SÉ e il NON-SÉ, per fargli capire dove finisce lui e inizia la madre, percepita come parte di sé.
  • 2 anni: il bambino inizia a prendere coscienza della separazione dalla madre, con conseguenti ansie d’abbandono. Il gioco può quindi diventare espressione di questa dinamica. In questa fase subentra l’oggetto transazionale, ovvero, un oggetto offerto al bambino dalla principale figura di accudimento (in genere, la madre), la cui funzione è quella di rassicurarlo nel momento in cui la mamma non è presente. Successivamente, quando il bambino acquisisce la consapevolezza della figura materna e la capacità di tollerarne l’assenza, l’oggetto transazionale viene abbandonato.
  • 3 anni: è l’età in cui emergono giochi che rivelano la dinamica edipica che il bambino affronta in questa fase. Compaiono i primi giochi di socializzazione: il bambino è interessato a giocare con i compagni e prova piacere nell’imitare il comportamento degli adulti.
  • 4-5 anni: in questa fase i giochi sono espressione delle dinamiche interne che il bambino sta vivendo. Il gioco della bambola, del dottore o il gioco a nascondino, sono tipici di questa fase. Attraverso tali giochi il bambino può drammatizzare una punizione o proibizione subita.
  • 6-10 anni: nell’età della scolarizzazione, i giochi diventano di gruppo e con regole, permettendo al bambino di sperimentare lo stare con gli altri. Le regole garantiscono il buon funzionamento del gioco.

Dal punto di vista sociale si evidenziano ulteriori 3 stadi di gioco del bimbo, sempre in base alla sua età:

  1. Il gioco solitario: tipico dei bambini più piccoli (pochi mesi di vita) che non si pongono in una condizione di reciprocità con gli altri. Non c’è interazione sociale.
  2. Il gioco parallelo: si verifica tra il primo e il terzo anno di vita: i bambini si aiutano reciprocamente ma si tratta essenzialmente ancora di un gioco individuale.
  3. Il gioco sociale:tipico dei bambini intorno ai quattro-cinque anni, età in cui comincia la fase scolastica, anche se nelle famiglie con più figli si può verificare già tra i bambini di circa due anni. C’è l’interazione sociale.

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Come giocare con i propri figli: le regole da rispettare

La felicità dei bambini è ereditaria Perché il gioco è importante per i bimbi? Come giocare con loro (Istock Photos)

La figura di mamma o papà nel gioco è importante perché va a creare un legame solido e di fiducia tra il bimbo e il genitore. Ma come fare per giocare davvero con il proprio figlio?Per porsi in relazione con i piccoli è indispensabile che l’adulto torni un po’ bambino, che abbandoni le sue rigidità ed entri in empatia con il suo piccolo partner, mostrandosi disponibile a prendere parte alle sue iniziative. Per i bambini, il gioco con i genitori, è un’importante occasione per costruire un legame di intimità: essi reagiscono con entusiasmo alla disponibilità della mamma e del papà al gioco, ne sono felici e ciò rafforza il loro senso di sicurezza e protezione.                                                                È indubbio che oggigiorno i ritmi frenetici imposti dalla nostra società e le molteplici attività che i bambini sono ormai abituati a compiere durante la giornata (sport, attività extra-scolastiche, ecc.) lasciano poco spazio da dedicare al gioco, ma è altrettanto vero che è soprattutto attraverso il gioco che passa la comunicazione profonda tra adulti e bambini, per cui è fondamentale attivarsi per ritagliarsi dei momenti in cui ritrovare assieme ai propri bimbi, il piacere del divertimento fine a se stesso.

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L’adulto ha un ruolo importante anche nell’educazione al gioco, ovvero, nell’insegnare al bambino che per divertirsi non ha bisogno di utilizzare contemporaneamente tutti i giocattoli che possiede, che è importante saper selezionare e scegliere il gioco a cui dedicarsi in quel preciso momento; non è prioritario che il bambino abbia a disposizione una vasta gamma di giocattoli, è essenziale, piuttosto, che questi siano adatti alla sua età, che non precorrano i tempi, né ritardino le possibilità creative, ma che siano in grado di stuzzicare la sua fantasia e di soddisfare il suo bisogno di produrre, conoscere e condividere con gli altri. L’adulto può offrire il suo contributo anche soltanto predisponendo l’ambiente al gioco, ovvero, creando le condizioni ottimali per l’attività ludica, al fine di consentire al bambino di sperimentare e scoprire le sue competenze, di scaricare le sue tensioni e di esprimere le proprie emozioni. Con l’ambiente adatto il bambino potrà operare la sua libera scelta, senza l’opposizione dell’adulto e quest’ultimo potrà rilassarsi sul fatto che il bambino, in virtù di questo motivo di attrazione, lavoro e concentrazione, sarà occupato a costruire sé stesso e non a “distruggere” la casa. Certamente noi adulti, specie come genitori, possiamo fare molto, ad esempio “sacrificando” un po’ del tempo che dedichiamo ai nostri impegni qualsiasi essi siano, per impegnarlo nel gioco con i nostri bambini, guardando in prospettiva e lavorando su di loro. Un modo semplice per conoscere meglio il mondo dei più piccoli che, un giorno, saranno gli adulti del domani.

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