Paure dei bambini: diverse per età evolutiva. Da dove nascono le paure?

Le paure dei bambini: quali sono le paure dei bimbi? (Istock Photos)

Bambini e paure: sono tipiche nell’età evolutiva e diverse in base alla fascia d’età. Ma dove nascono le paure dei bambini? E cosa rappresentano per loro?

La paura è un’emozione primaria, ha una funzione autoprotettiva utile alla crescita del bambino in quanto riesce ad attivare alcune reazioni che servono a difenderlo dai potenziali pericoli provenienti dall’ambiente esterno. La paura è importante perché ci aiuta a rispondere nelle varie circostanze e ad agire rapidamente in situazioni di pericolo, questa emozione ci esorta a stare all’erta e a far tesoro delle precedenti esperienze mobilitando le forze che ci spingono alla difesa o alla fuga, quindi, in quanto reazione difensiva salvaguarda la vita e contribuisce allo sviluppo umano e alla crescita personale. Esiste un’idea generale piuttosto diffusa riguardo la paura che la vede come un qualcosa da evitare o scansare. In realtà affrontare ed abbracciare le nostre paure, è l’ unico modo per controllarle.


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Insomma senza una giusta dose di paura saremmo già estinti. Partendo da questa precisazione è facile capire come le paure dei bambini siano assolutamente naturali e derivino dalla continua esplorazione della realtà, tutta
sconosciuta e quindi possibile fonte di minaccia.
La paura permette al bambino di comprendere la natura pericolosa dell’ignoto e mettersi al riparo attraverso diverse strategie, apprendere abilità di vigilanza e resistenza.

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Dove nascono le paure dei bambini?

Le paure dei bambini: dove nascono? (Istock Photos)

Spesso le paure hanno origine nell’infanzia ma possono cambiare, trasformarsi oppure essere superate. Attenzione però alla differenza tra paura e ansia. L’ansia è fondamentalmente una forma di paura, è una sensazione di allarme, sembra quasi il protrarsi di un disagio emotivo che ci mantiene in all’erta contro i presunti pericoli del mondo; l’ansia è caratterizzata dalla previsione di una minaccia, come se l’oggetto della paura fosse l’anticipazione del pericolo. Mentre si prova paura davanti a uno stimolo reale o una minaccia esterna ben identificabile, l’ansia è una sorta di attesa di qualcosa di indefinito e spiacevole, irrequietezza psichica difficile da identificare con precisione. Le diverse paure dei bambini, nel corso della loro crescita, sono potenzialmente infinite e dipendono in larga misura dalla storia individuale: esistono tuttavia una serie di paure che possono essere considerate tipiche dell’età evolutiva: quella della separazione, del buio, della morte, dell’abbandono, dei serpenti, dei fantasmi, dei mostri, del dottore (queste le più diffuse tra i bimbi). 
A volte può capitare che alcune paure nascano nel bimbo poiché quest’ultimo si immedesima nelle preoccupazione dei genitori stessi. Di fronte alla visione di un fatto che può generare paura, è molto importante la reazione degli stessi genitori: i bambini percepiscono ciò che gli adulti provano e attraverso il cosiddetto contagio emotivo sono in grado di regolare la loro reazione emozionale sulla base della reazione dell’adulto di riferimento. Dunque, se i genitori si spaventano, il bambino sarà molto più spaventato perché impara e rinforza che quello stimolo è realmente pericoloso; se i genitori al contrario minimizzano quanto accaduto lo aiutano a inquadrare il fatto nella giusta prospettiva.

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Le tipologie di paure nei bambini dal primo anno di vita al sesto

paura dei bambini
Paure e bambini: dal primo anno al sesto, le varie tipologie (Istock Photos)

Le paure tipiche dei bambini sono, di fatto importanti e anche sane per un adeguato sviluppo. E’ del tutto normale che il bimbo, in età evolutiva, passi attraverso vari step di crescita e, che tra questi ci siano anche le paure tipiche. Queste paure non sempre nascono da traumi o da fatti drammatici, anzi, le paure sono un processo evolutivo del loro sviluppo. E’ sempre meglio, comunque, prestare attenzione alle paure dei propri figli, anche quelle che per noi “grandi” risultano essere di poco conto. E’ fondamentale anche che il bimbo esterni il proprio disagio e spieghi al genitore, mamma o papà, di cosa ha paura, cosa lo spaventa.

Possiamo dividere le tipologie di paure dei bambini in questo modo:

  • paure innate, presenti fin dalla nascita, perlopiù associate a cambiamenti fisiologici repentini, come un forte rumore o un lampo;
  • Paura dell’estraneo:quelle più prettamente legate alla crescita come la paura dell’estraneo (1 anno)
  • Paura della separazione dal genitore  (2/3 anni);
  • Paura dei mostri, delle streghe, del temporale e del buoi (3/5 anni)
  • paure di minacce alla propria incolumità come quella dei ladri, di essere rapiti, delle malattie (6/12 anni);
  • paure legate all’immagine di sé, al corpo che cambia, al giudizio degli altri (adolescenza).

1 – Le paure nel primo anno di vita del bimbo

La tipica paura in questo primo anno di vita del bimbo sarà quella dell’estraneo, poiché il bambino, proprio ora, inizia a differenziarsi dall’altro, riesce a distinguere le figure parentali o quelle di riferimento rispetto agli sconosciuti. Questa paura si manifesta in diversi modi: abbassando gli occhi, attaccandosi fisicamente al genitore, nascondendosi, con pianti, con silenzi, tutto dipende dall’indole del bambino e dalla sua abitudine nell’incontrare volti nuovi o dalla fatica nel socializzare. In questi momenti è importante che il genitore non obblighi il bambino ad interagire con lo sconosciuto ma è preferibile che gli stia vicino, che accolga la sua paura e che si rivolga a lui in maniera pacata, calma e serena. In questo modo il bambino imparerà ad affrontare le sue prime paure in maniera adeguata e a non fuggire.

In questa fase critica il bambino ha bisogno di trovare nei loro genitori una base sicura, la sensazione di sentirsi protetto per potere acquisire fiducia in se stesso verso gli altri e verso il mondo che lo circonda. Il bambino quando è in preda a questo tipo di emozione il sentirsi protetto fisicamente in un abbraccio è una sensazione piacevole che lo accompagnerà anche da adulto. E quando le parole non bastano il linguaggio del corpo diventa più importante che mai e così il calore, la sicurezza, il sostegno e l’appoggio diventano strumenti essenziali per affrontare le paure dei bambini. 

2 – Le paure nel secondo anno di vita del bimbo

In questo secondo anno la paura tipica che un bimbo può presentare è certamente legata alla separazione dai genitori, dalla madre in particolar modo. La paura della separazione nel bambino nasce perché il bambino, non avendo ancora acquisito e fatto sua la costanza dell’oggetto, non riesce a realizzare che se la figura di riferimento (mamma o papà) si allontana non sparisce ma ritorna. Questa assenza, anche se breve, provoca una forte angoscia nel bambino, che fatica a tollerare la frustrazione e mostra questa emozione con un pianto quasi inconsolabile, accompagnato da una nota di collera. In questi momenti sarebbe utile evitare, per esempio, quelle frasi sbagliatissime che caricano eccessivamente il bambino di responsabilità, come: “dai, non fare il bimbo piccolo!” oppure “che vergogna a questa età, ormai sei grande, devi comportarti da ometto”. Questi enunciati possono creare ansia e dar luogo a paure ed insicurezze nel bimbo perché ancora non ha gli strumenti adeguati a gestire questo tipo di angoscia.

3 – Le paure dal terzo al quinto anno di vita del bimbo

Intorno al terzo anno di vita del bambino, la sua fervente immaginazione lo porterà a sviluppare una paura tipica per quell’età, e cioè la paura dei mostri. Questa si accompagna sino al quinto anno di vita ma può arrivare anche all’ottavo anno, periodo in cui il bambino comprende l’inesistenza dei mostri assimilando e imparando a gestire le angosce e le paure in essi rappresentate.
Questi spaventi derivano dal mondo interno del bambino fatto di preoccupazioni, e insicurezze di fronte all’ignoto, che viene proiettato all’esterno e rappresentato nelle figure fantastiche che animano la realtà del bambino.
La loro produzione deriva dal normale pensiero animistico del bambino che vede tutto, appunto, come animato. Oltre
ai mostri possono avere paura dei fantasmi, delle streghe, degli zombi, del lupo cattivo e dell’uomo nero. Tutte figure che diventano reali per il bambino rappresentando una minaccia contro cui lottare ogni giorno, specialmente la notte nel buio. Per ciò che riguarda, appunto il buoi, in questa fascia d’età (3/4 anni),molti bambini manifestano la paura del buio.  Può, dunque, accadere che siano convinti che ci siano mostri in agguato negli armadi, sotto al letto o dietro le scale. A questa età oggetti e persone possono assumere improvvisamente l’aspetto di un mostro, i contorni dell’ombra possono dar luogo ad un volto lugubre. Il buio viene vissuto dai bimbi come assenza di punti di riferimento, sviluppando di conseguenza paure per l’ignoto e lo sconosciuto. Spesso, nasce così, la continua richiesta dei bambini di dormire assieme ai genitori.  In questa fase se un bambino si sente deriso la sua paura rimarrà o si acutizzerà anche se forse non oserà più parlarne. Spettri e mostri potrebbero rappresentare cattivi sentimenti del bambino. Talvolta quando provano rabbia o collera mascherano queste emozioni sotto altre forme di pericolo, è come se prendessero in prestito un oggetto o simbolo della quotidianità e facessero convergere in questi, le loro inquietanti sensazioni ed emozioni confuse, quindi, riconoscere, nominare, rappresentare una paura è dunque il risultato di un’ elaborazione di ciò che provano. 
In questo caso, i genitori non dovrebbero minimizzare ma piuttosto cercare di entrare nel mondo dei loro figli e cercare di comprendere la natura dei personaggi fantastici e quale significato assumono per loro. Fornire al bambino elementi rassicuranti può favorire il distacco e quindi anche la creazione di un buon rapporto con l’oscurità.

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Solo in questo modo possiamo aiutarli a sperimentare una sensazione di sicurezza e, nel tempo, a trovare strategie per sconfiggere i mostri e interiorizzare la paura imparando a gestirla. Potrebbe, per esempio, essere utile costruire con i bambini una fiaba in cui loro e il mostro diventano amici, oppure dove il mostro presenta delle fragilità o caratteristiche
positive o ancora dove viene sconfitto sperimentando così una percezione di auto-efficacia.

La paura della morte e dei sogni

Paure dei bambini: la morte e i sogni (Istock Photos)

Un’altra paura che può sorgere intorno ai 4/5 anni di vita del bambino è legata alla morte, intesa come separazione da una persona cara che può essere il nonno o la nonna ma anche verso animali come il cane o il gatto. Il bambino ancora non sa cosa voglia significare davvero “la morte” , in tal senso a lui/lei, viene interpretata, appunto, come una separazione.

Una certa angoscia nei confronti della paura della morte è normale, è quindi importante parlarne, ovviamente, nel caso di un lutto in famiglia è sempre difficile capire quanto sia opportuno proteggere i piccoli dal dolore e quanto invece mantenerli fuori dalla comunicazione familiare possa costituire un trauma sotterraneo ma non meno nocivo. Potrebbe essere utile rimodellare l’informazione a secondo dell’età del piccolo e tenere sempre in considerazione il suo temperamento, lo stadio affettivo e intellettivo in cui si trova, probabilmente è meglio non mentire o negare ma essere quanto più sinceri perché i bambini respirano le emozioni dell’adulto. Spesso il silenzio alimenta ancora di più le paure dei bambini in quanto lascia correre la fantasia del bambino e lo induce a crearsi una propria visione degli avvenimenti.

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Un’altra paura che nasce intorno ai 4 anni è la paura nell’addormentarsi di notte. Non tanto per l’atto in sé, piuttosto per i sogni che si potrebbero fare. Infatti i bimbi manifestano questa paura dei sogni notturni, spesso accompagnata da stati d’angoscia e capricci prima di andare a letto. Ed ecco che richiamano continuamente la presenza dei genitori perché hanno il terrore di perdere il controllo, di non avere sott’occhio certe situazioni. Questo potrebbe accadere perché in molti casi alcuni bambini hanno un rapporto creativo con le informazioni interiorizzate durante il giorno e potrebbero rielaborarle nel sogno sotto forma di incubo. Quando ci sono troppi stimoli in gioco e il bambino non è ancora in grado di prendere le distanze si manifesta ansia, inquietudine e paura diffusa.


Come devono comportarsi i genitori

Paure dei bambini: il ruolo dei genitori (Istock Photos)

Il ruolo dei genitori in questo caso è di vitale importanza per alleviare le paure sorte nei piccoli di casa. Lo stile educativo è fondamentale che, non deve essere ne troppo rigido ne, al contrario, troppo permissivo. Come si sa, le cose estreme non sono mai quelle giuste. Quindi, genitori eccessivamente ipercritici che contestano e sottolineano ogni errore del figlio possono far sorgere un senso di inadeguatezza e di incapacità, con riduzione eccessiva dell’autostima e blocchi emotivi o evitamenti nel compiere delle azioni, per il timore di commettere errori.
Eccessive richieste di precisione, tipiche di uno stile perfezionistico, possono indurre nel bambino, ancora una volta, la paura di sbagliare vivendo ogni situazione come se fosse una costante prova con grande carico di angoscia e preoccupazione di deludere le aspettative dei genitori.

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Allo stesso modo un’eccessiva iper-protezione rende la realtà eccessivamente angosciante e trasmette la convinzione che il pericolo sia ovunque, creando uno stato di allarme continuo e totalmente inadeguato.

In conclusione, le paure tipiche dell’età evolutiva sono funzionali allo sviluppo del bimbo, che permettono, se superate adeguatamente, l’acquisizione di sicurezze rispetto al sé e alla realtà, grazie anche alle figure di riferimento come la mamma ed il papà e al loro supporto.
Per esempio, se la paura è quella del buio è possibile abituare gradualmente il bambino a restare da solo in un ambiente senza luce, si possono utilizzare delle lucine e accompagnarlo nell’esplorazione degli ambienti poco illuminati, scegliere un compagno fedele da portare con sé, un pupazzo, una bambola, un gioco preferito. Le paure dei bambini non vanno criticate ma accolte e ascoltate con cura e reale attenzione. Il genitore deve aiutare il bambino ad esprimere ciò che prova e a comunicarlo così da ridurre la tensione e trasmettergli un senso di
accettazione e supporto. Sentire di non essere solo nella lotta contro quanto temuto è per i piccoli molto importante perché sperimentano la possibilità di affrontare l’ignoto con maggiore sicurezza e senza sentirsi soli.
Cerchiamo di non sminuire mai i loro timori, nemmeno i più bizzarri. Dobbiamo al contrario aiutarli a superarli ed interiorizzare delle strategie funzionali. Non diciamo “non avere paura” o “non fare il fifone “ perché queste frasi alimenteranno in lui l’idea di essere sbagliato e che non è possibile esprimere liberamente le proprie emozioni andando erroneamente a inibirle e nasconderle. È di vitale importanza riuscire a entrare nel loro piccolo universo e nei loro racconti per comprenderne il vissuto e il significato dei singoli comportamenti. Solo così si sconfiggeranno le paure più grandi, crescendo un piccolo bimbo sano che da grande saprà gestire ansie e paure.

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