Ossiuri nei bambini | Quello che c’è da sapere sui vermi intestinali

Gli ossiuri, conosciuti anche come i vermi dei bambini sono dei parassiti intestinali che colpiscono generalmente i più piccoli. Ecco quello che c’è da sapere.

ossiuri vermi intestinali
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Se siete mamme o papà sicuramente avrete sentito parlare almeno una volta degli ossiuri, ossia i vermi dei bambini. Questi fastidiosi parassiti infatti sono molto frequenti nei piccoli pur non risparmiando gli adulti.

Anche se vostro figlio non li ha mai avuti è molto probabile che ne abbiate sentito parlare da un suo amichetto. Si tratta infatti di una manifestazione molto comune per chi fa vita di comunità.

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Ma come si presentano e soprattutto come riconoscerli? Quali sono i sintomi? Come combatterli? Scopriamo tutto quello che c’è da sapere su questi parassiti. Leggi anche In vacanza con i bambini | I consigli dell’Ospedale Bambino Gesù

Ecco tutto quello che c’è da sapere sugli ossiuri detti anche vermi dei bambini

ossiuri
L’importanza di lavarsi le mani (Adobe Stock)

Gli ossiuri sono vermi intestinali che hanno l’aspetto di piccoli filamenti bianchi che si muovono. Lunghi da 0,4 centimetri i maschi arrivano fino a 1 centimetro le femmine.

In genere si manifestano con il prurito nella zona anale e genitale. Un genitore può facilmente riconoscerli osservando direttamente queste zone del bambino. I vermi infatti, seppur piccoli sono visibili ad occhio nudo. Più difficilmente invece sarà osservarli nelle feci.

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Localizzati nell’intestino, questi parassiti durante la notte o all’alba escono dall’ano e depositano migliaia di uova. Ed è proprio attraverso di esse che ci si contagia. Come? Per via oro-fecale.

La trasmissione infatti può facilmente avvenire per mezzo delle mani che hanno toccato oggetti contaminati, ad esempio dopo essere andati in bagno. Ma anche tramite indumenti, biancheria, cibo e giochi. Leggi anche Giocattoli dei piccoli | come pulire e igienizzare in modo naturale

Ecco perché diventa fondamentale lavarsi accuratamente le mani e prestare particolare attenzione anche alle unghie. Tenerle corte è sicuramente un’accortezza importante in caso di ossiuri. Primo per evitare al bambino di ferirsi con il grattamento, e poi per scongiurare che le uova si depositino sotto di esse.

Pur non dando problemi seri di salute e talvolta restando asintomatici, gli ossiuri possono portare in seguito al grattamento. In questo modo si generano lesioni cutanee con possibilità di sovrainfezioni batteriche. Inoltre, nelle bambine possono risalire nella vagina, provocando leucorrea, quindi è bene prestare attenzione.

Tra i disturbi che il bambino colpito da ossiuriasi può manifestare, oltre al prurito anale ci possono essere diarrea e irrequietezza. Ma anche perdita di appetito, dolori addominali e insonnia. Inoltre, alcuni bambini possono digrignare i denti mentre dormono o riprendere a fare la pipì a letto, nonostante abbiano tolto il pannolino già da tempo.

L’infestazione da ossiuri è un fenomeno piuttosto frequente, il ‘Centers for Disease Control and Prevention’ stima che 1 bambino su 4 contragga l’enterobius vermicularis. E gli adulti non ne sono immuni, pur essendo i piccoli ad esserne maggiormente colpiti.

Questi, infatti, hanno  un sistema immunitario ancora non maturo. Inoltre, i bambini trascurano le buone norme igienico-sanitarie, toccando tutto e poi portando le mani alla bocca.

Contagiarsi è piuttosto semplice, soprattutto in ambienti affollati come asili, scuole e palestre. L’infestazione avviene ingerendo le uova che appunto possono trovarsi nelle mani di una persona infetta, ma anche sugli oggetti o addirittura disperse nell’aria. Ad esempio se sono depositate su di un lenzuolo, scuotendolo possono finire nell’aria e da qui ingerite o inalate.

Quando arrivano nell’intestino dopo un mese si schiudono liberando i vermi adulti. Le femmine invece depongono le uova sull’orifizio anale. Queste resistono bene alle basse temperature restando infettive sino a 3 settimane.

Se avete il sospetto che vostro figlio abbia contratto gli ossiuri esaminate immediatamente la zona perianale con la luce diretta di una pila. Meglio eseguire questa operazione al mattino presto o la sera dopo che il bambino si è coricato. Ripetetela per un paio di giorni e se non trovate nulla chiedete al pediatra se sia il caso di procedere con uno scotch test. Si tratta di una striscia di nastro adesivo da applicare sulla zona del foro anale prima di lavarlo. In questo modo se presenti le uova o i vermi si attaccheranno su di esso. Dopo 5 minuti si stacca e si applica sul vetrino. I campioni si raccolgono per tre giorni diversi.

Altrimenti se siete sicuri di averli visti parlatene con il pediatra che prescriverà un farmaco adeguato. In genere si somministra mebendazolo, albendazolo o pirantel pamoato tutti molto efficaci sui parassiti nella forma vitale, ma non le uova, con un’unica somministrazione.

Ecco perché dopo 2-3 settimane occorre ripetere il trattamento. Per distruggere i vermi nati dalle uova rimaste nella zona anale ed eventualmente ingerite dopo la terapia iniziale.

Molto frequenti sono inoltre le recidive e in genere il medico consiglierà la terapia preventiva a tutto il nucleo familiare.

I rimedi della nonna non sono efficaci a risolvere il problema, anzi potrebbero contribuire a diffondere i parassiti.

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Per prevenire le recidive dunque oltre ad attenersi alle prescrizioni mediche occorrerà rimuovere la biancheria del letto e quella intima lavandola ad almeno 60 gradi. Gli asciugamani devono essere personali almeno fino alla seconda somministrazione del farmaco. Lavarsi spesso le mani, specie dopo essere andati in bagno, e prima di mangiare o maneggiare gli alimenti. Tenere le unghie corte per evitare che le uova si depositino sotto di esse. Pulire gli oggetti che potrebbero essere contaminati, come giocattoli e peluche. Tenere le stanze illuminate durante il giorno perché le uova sono sensibili alla luce. Infine, preferire la doccia al bagno.

ossiuri bambini
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Il periodo di contagiosità corrisponde al periodo della deposizione delle uova nella regione perianale. 

(fonte: Società Italiana di Pediatria)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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