Pulire, disinfettare e sanificare | La differenza c’è e si vede

Che differenza c’è tra pulire, disinfettare e sanificare? Anche le istituzioni usano questi termini in modo poco chiaro. Proviamo a capire meglio insieme.

pulire disinfettare
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La pandemia del Coronavirus ci ha reso tutte un po’ maniache delle pulizie. Siamo diventate esperte di disinfettanti, campionesse di candeggina e paladine dell’alcol.

Poi è arrivata la Fase 2 e a disinfettare e pulire si è aggiunta una nuova parola magica: sanificare.

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Tanti modi per fare pulizia dunque, tante possibili procedure da seguire, prodotti da usare ma come orientarsi in tutto ciò?

Sanificare, pulire e disinfettare sono forse la stessa cosa? Anche a intuito la risposta più probabile sembra essere “assolutamente no” ma da qui a comprendere le differenze tra le tre procedure il passo è assai lungo.

Anche le autorità sembrano spesso usare i termini in modo quasi pienamente intercambiabile e il distinguo appare così sempre più oscuro.

Che differenza c’è allora tra pulire, disinfettare e sanificare? Proviamo a fare chiarezza.

Pulire, disinfettare e sanificare non sono la stessa cosa

sanificazione obbligatoria
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Naturalmente ogni tipologia di struttura ha le proprie specifiche esigenze. Oggi noi parleremo di quelle strutture più vicine alla nostra quotidianità, uffici e case: per centri medici, ospedali e affini le regole possono esser leggermente diverse e occorrerà fare un discorso a parte.

Iniziamo dalla base: la pulizia. Solitamente si tratta del termine di uso più comune, quello con cui ci riferiamo a ciò che normalmente facciamo in casa per mantenere ordine e igiene. Il suo significato è però in realtà un po’ più specifico di quanto si creda.

Con pulizia si intende ciò che facciamo con acqua e detergenti disponibili in commercio. Dal punto di vista scientifico “pulire” significa rimuovere sporco e impurità dalle superfici.

I detergenti comuni hanno al loro interno delle molecole note come “tensioattivi” che aumentano la capacità dell’acqua di rimuovere lo sporco non idrosolubile che quindi con la sola acqua non verrebbe rimosso. Queste molecole inglobano lo sporco che l’acqua provvederà poi a portar via.

Importante da notare: la pulizia non distrugge lo sporco, lo tira via. Ecco allora perché si consiglia sempre di indossare dei guanti quando si pulisce e di lavare poi gli stracci utilizzati, procedimento senza cui lo sporco rimarrebbe lì depositato.

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E se parliamo di virus. Eccoci al tema del momento: pulire le superfici con detergenti normali rimuove il virus dalle stesse, ne diminuisce il numero e fa scendere la possibilità di contagio.

E disinfettare? Qui parliamo di uccidere i microrganismi con sostanze particolari, adatte allo scopo, e non dunque la semplice rimozione. Le sostanze al momento più utilizzate (e anche più facilmente reperibili) a tale scopo sono: ipoclorito di sodio tra lo 0 e lo 0.5%, alcol etilico al 70% e acqua ossigenata allo 0.5% (sostanze assai comuni, perché dunque cercare soluzioni complesse con il chiacchierassimo ozono?).

In quanto tempo queste sostanze distruggono i virus? Ogni sostanza ha i suoi tempi ma, soprattutto, ogni microrganismo ha i suoi tempi. Per il Coronavirus si parla ad esempio di alcuni minuti.

Disinfettare dunque non è pulire: lo sporco rimarrà lì ma i batteri e virus nocivi verranno distrutti. Il consiglio dunque è prima di pulire, rimuovendo dunque lo sporco, e poi disinfettare, distruggendo i microrganismi che minacciano la nostra salute.

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E la sanificazione? Sanificare è un termine che comunemente è inteso come “diminuire sotto la soglia di pericolosità il numero dei germi”. In Italia il termine è usato per definire quell’attività di disinfezione e pulizia che solo operatori autorizzati possono eseguire. Dove allora la verità?

Difficile dirlo poiché la documentazione a tal proposito è assai confusa. Calcolando però che l’effetto di diminuzione dei germi lo si può ottenere anche unendo il pulire al disinfettare, forse nelle nostre case la santificazione può ancora evitare di entrare.

Idee del tutto chiare? Probabilmente no ma, speriamo, quantomeno più definite.

Anche il tasso di consapevolezza dovrebbe esser aumento e con esso la paranoia e l’ansia da igiene dovrebbe esser rientrata sotto i livelli dell’allarmismo. Almeno lo speriamo.

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