La lettera di Gaia ai bulli della sua scuola | “Un grazie lo devo anche a te”

Gaia ha scritto una lettera ai bulli della sua scuola, affidandola a Radio DeeJay affinché tutti possano imparare che partendo dalla cattiveria si può anche imparare

pinocchio deejay
Foto da Instagram @pinocchiodeejay

Per questa fase post quarantena Pinocchio, programma di Radio Deejay condotto da i La Pina, Diego e La Vale, ha deciso di estendere il proprio “servizio di messaggistica”.

Ogni venerdì il trio dava vita al famoso “Glielo diciamo noi“, l’appuntamento in cui vengono letti i messaggi che gli ascoltatori inviano al programma quando non hanno in coraggio di parlare in prima persona. Ora l’appuntamento si è esteso all’intera settimana e in molti sembrano avere qualcosa da dire (un po’ come la lettera d’amore che abbiamo condiviso ieri con tutti voi)

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Come spiega la Pina infatti il lockdown ha portato molte persone a guardarsi dentro, a scoprire dei nodi irrisolti che, chissà, forse anche una lettera può aiutare finalmente a sciogliere.

Lettera ai bulli: sono Gaia e vi ringrazio

bullismo scuola
Foto da Unsplash

E’ il caso di Gaia.

Gaia ha 36 anni, vive a Brescia e ha una famiglia che gli vuole un gran bene. Qualcuno però non ha saputo amarla, come spiega Diego:

“Gaia ha 36 anni, vive a Brescia e da piccola ha avuto un’infanzia difficile: colpita da una disfunzione della crescita, fin da bambina ha condotto un lungo percorso ospedaliero che le ha lasciato sulla pelle diverse cicatrici. Gaia però ha cicatrici molto più profonde nell’anima, inflitte da tutti quei ragazzi e quelle ragazze che quando andava a scuola la prendevano in giro, la facevano sentire sbagliata.

A un certo punto della sua vita però, Gaia ha fatto i conti con il suo doloroso passato: ha intrapreso un percorso psicoterapeutico che l’ha molto aiutata.

Poi siamo entrati in lockdown e Gaia si è fatta la quarantena nella sua casa, d sola. Si è spogliata davanti allo specchio, si è osservata a lungo e ha iniziato a prendersi cura di quel corpo che tanto aveva odiato in passato, fino a scoprire che il suo corpo lei lo ama.

Oggi ha qualcosa da dire a quei suoi compagni del passato”

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Come ha spiegato La Pina, il messaggio di Gaia per questi ragazzi è in realtà non un messaggio portatore di odio ma di amore, amore per quel corpo he Gaia ha saputo riscoprire.

“Un messaggio di liberazione” come ha detto Gaia, che toglie il peso dell’odio e fa entrare finalmente la gioia.

“Ciao, te la ricordi la prima volta che ci siamo incontrati sui banchi di scuola e hai notato che una delle mie scarpe aveva un tacco più alto dell’altro e da quel giorno hai iniziato a prendermi di mira chiamandomi ‘zoppa’? Forse tu non te lo ricordi ma io sì.

Te la ricordi quella volta che mi hai vista su una sedia a rotelle con un gesso più pesante di me è hai iniziato a chiamarmi con disprezzo ‘andicappata’? Forse tu non te lo ricordi ma io sì.

Te la ricordi la prima volta che hai visto le cicatrici che mi sono rimaste sul ginocchio dopo l’intervento e ti sei accorta che non avevo più il tacco della stampa diverso e allora hai deciso che ero storpia? Forse tu non te lo ricordi ma io sì.”

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“Io me le ricordo bene tutte queste cose. Mi ricordo quando piangevo da sola, chiusa in camera o sotto la doccia, così che i miei genitori non si accorgessero di nulla, per non farli preoccupare.

Mi ricordo quando ero talmente nervosa o agitata che mi sfogavo aprendo il frigorifero e mangiando tutto quello che trovavo.

Ricordo anche quando in pubblico non parlavo, mai, perché se avessi parlato, qualunque cosa avessi detto mi avresti presa di mira per i giorni successivi.

Sai oggi del bullismo si parla a scuola, lo raccontano sui social allora invece no e io non sapevo, non avevo idea di che cosa volesse dire. Pensavo in cuor mio di esser sbagliata, di essere uno scherzo della natura uscito per caso da un errore di amore. L’ho pensato per così tanto tempo che ci ho creduto.

Sono passati tanti anni da allora ma solo l’anno scorso, grazie a una fantastica psicoterapeuta, ho iniziato timidamente a guardarmi allo specchio, quello stesso specchio che copro (che coprivo anzi) con una pasmina per non guardarmi mai. Mi sono spogliata dei vestiti e di tutti i giudizi e ho visto finalmente quella bambina felice e innamorata della vita che ero prima di incontrati.

In un anno sono cambiate tante cose: ho imparato a volermi bene, mi prendo cura di me e, ti dirò, mi piaccio anche.

Le cicatrici visibili sul mio corpo mi ricordano quanto in fretta ho dovuto imparare a sopportare il dolore e quanto sono stata brava a rinascere dalle mie stesse ferite.

Le cicatrici che non si vedono, quelle che mi hai lasciato tu, mi ricordano, oggi, che ti devo anche dire grazie. Grazie a te ho imparato a essere una persona compassionevole e amorevole, ho imparato a cogliere il dolore altrui e esser una spalla su cui piangere, ho imparato che un sorriso risolve la giornata più triste e ho imparato a donare il mio tempo a chi ne ha bisogno.

E se oggi, alla soglia dei 37 anni, mi piaccio così tanto un grazie lo devo anche a te”

bullismo
le 10 caratteristiche del bullo (Istock)

Le parole di Gaia colpiscono forte, come un pugno in pieno stomaco.

Il suo dolore o, meglio, quello ella bambina che era, appare palpabile, quasi percepibile sulla nostra stessa pelle.

Fortunatamente altrettanto vivido appare l’insegnamento di questa giovane ragazza, la capacità che tutti dovremmo sviluppare di rifiorire dal nostro dolore e, soprattutto, di non usarlo come scusa per provocare altro dolore.

Gaia ha sciolto il suo nodo, noi abbiamo sciolto il nostro?

 

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