La Fase 2 per bar e ristoranti è cominciata il 18 Maggio ma le cose non stanno andando come si sperava. Perché gli italiani non mangiano fuori?
I ristoratori hanno letto tutte le norme di sicurezza emanate dal governo e si sono adeguati al meglio delle loro possibilità per consentire a lavoratori e clienti di tornare a una parziale normalità.
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Purtroppo però le aspettative dei ristoratori sono state deluse, almeno nei primi giorni della Fase 2.
Gli italiani hanno preso d’assalto i bar, preferendoli per colazioni e aperitivi ma hanno lasciato vuoti i ristoranti, che sembrano quindi aver incontrato un ulteriore ostacolo da superare prima di tornare ai ritmi usuali pre Coronavirus.
Quali sono i motivi di questa situazione? Si tratta solo di eccessiva prudenza?
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Nelle scorse settimane si è parlato a lungo delle ipotetiche misure di sicurezza necessarie a rendere agibili i ristoranti in piena Fase 2.
Tra barriere di plexiglas e maschere in plastica simili a quelle dei saldatori per mangiare insieme senza rinunciare alla sicurezza, sul web se ne sono viste davvero tante e forse, tutte le strane e scomode ipotesi di quest’ultimo periodo hanno fatto passare la voglia agli italiani di tornare al ristorante.
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Probabilmente in molti preferiscono aspettare ancora qualche settimana, nella speranza che anche la Fase 2 finisca e con essa anche le misure di distanziamento sociale necessarie alla sicurezza comune.
Inoltre, non bisogna dimenticare che quasi tutti i ristoranti hanno imposto un limite di tempo massimo da trascorrere al tavolo, in maniera da permettere più turnazioni e ospitare più clienti.
Anche l’dea di non potersi rilassare nemmeno al ristorante, dovendo trascorrere il pranzo o la cena guardando l’orologio, non è esattamente invitante dal punto di vista dei clienti.
Non bisogna inoltre dimenticare il peso economico di una cena al ristorante rispetto a una semplice consumazione al bar. Il bar restituisce l’idea di essere tornati alla normalità senza incidere troppo sul bilancio del giorno o della settimana. Inoltre, con il budget di una cena a una fascia media di prezzo ci si possono concedere più consumazioni al bar, moltiplicando l’idea e il piacere di respirare di nuovo l’atmosfera pre Covid.
Risulta quindi abbastanza comprensibile il fatto che molti italiani preferiscano mangiare ancora cibo da asporto oppure chiedere la consegna a domicilio che, oltre a essere più rilassante, è anche meno onerosa dal punto di vista economico.
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I ristoratori italiani hanno deciso di rispondere a questa situazione con un’originale e coinvolgente campagna di comunicazione via social, lanciata con l’hashtag #wearenothevirus (noi non siamo il virus). Lo stesso hashtag è servito a veicolare anche messaggi di solidarietà verso cinesi e italiani che sono stati vittime di razzismo a causa delle prime notizie in merito alla diffusione del virus. Anche oggi, per esempio, in Australia le attività gestite da italiani e cinesi sono boicottate dalle comunità locali.
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L’idea è di dare un volto ai ristoratori e di far capire ai clienti che, con le dovute misure di sicurezza (anche per quanto riguarda l’aria condizionata) tornare al ristorante è possibile, vivendo le stesse esperienze di accoglienza e di coinvolgimento che hanno sempre contraddistinto la ristorazione italiana.