Alessandro Borghese | “In questo stato resisterò solo un altro mese”

Alessandro Borghese è uno degli chef più famosi d’Italia ma non è immune alla profonda crisi del settore. La sua denuncia e le sue considerazioni sulle misure prese dal governo.

Alessandro Borghese crisi
Alessandro Borghese (Fonte: Instagram)

Il settore della ristorazione così come quello dell’intrattenimento in generale è il più colpito dalla crisi economica che l’Italia sta attraversando in questo periodo.

ristoranti, così come tutti i locali pubblici che ospitavano eventi di intrattenimento o comunque eventi sociali, sono stati i primi a chiudere e naturalmente saranno gli ultimi a riaprire, dal momento che al loro interno è estremamente difficile mantenere il distanziamento sociale.

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Se il distanziamento sociale è alla base della lotta degli italiani contro il Coronavirus è però anche la rovina dei ristoratori.

Recentemente sono state diffuse delle misure ipotetiche per la gestione dei ristoranti durante la Fase 2. La riduzione dei coperti sarà soltanto una delle misure di sicurezza che i ristoratori saranno costretti ad osservare per garantire la salute dei loro clienti e dei loro dipendenti: proprio su questo punto Alessandro Borghese ha voluto dire la sua in un’intervista al Corriere della Sera.

Alessandro Borghese: “Lo Stato è assente”

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Alessandro Borghese (Fonte: Instagram)

Lo Stato italiano si è trovato a dover erogare sostegni economici gran parte dei cittadini italiani, che a causa del fermo delle attività produttive si sono trovati spesso senza mezzi di sussistenza.

Purtroppo gli imprenditori del settore gastronomico sono stati abbandonati a se stessi, almeno fino a questo momento: “L’assenza dello Stato sta radendo al suolo la ristorazione italiana. Manca il sostegno economico […] ma anche le regole per iniziare a progettare la ripartenza non ci sono”.

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In questo quadro di estrema incertezza Borghese, come moltissimi altri imprenditori, ha deciso di anticipare l’assegno della cassa integrazione ai suoi dipendenti senza lasciare decine di famiglie per mesi e mesi in attesa dei fondi del governo. Il problema, come ha spiegato lo chef, è che non potrà continuare a pagare per tutti ancora a lungo: al massimo un altro mese.

Alla metà di giugno, quindi, Alessandro Borghese dovrà decidere se chiudere il proprio ristorante di Milano.

Nel frattempo, l’unica cosa sensata da fare, per i ristoratori, è tentare di orientarsi nelle indicazioni governative e comprendere in che modo sarà possibile mettere in atto le misure di sicurezza.

“Sanificare un locale da 300 metri quadri costa tra i mille e i tremila Euro” ha spiegato Borghese, che ha anche spiegato che attualmente non si sa ogni quanto sarà necessario ripetere la sanificazione.

Un altro problema è il controllo della parentela tra le persone che si presentano a mangiare assieme in un ristorante.

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Secondo lo chef dovrebbe essere considerata una responsabilità dei clienti e non una responsabilità dei ristoratori: “Dovremo domandare se i clienti sono parenti e, in caso contrario, dividerli? Non scherziamo, chi verrà insieme sarà cosciente di quello che fa”.

Un altro punto assolutamente delicato all’esame dei ristoratori è quello della protezione del personale di cucina e di sala: “La cucina stellata ha piatti che richiedono anche due o tre persone per la preparazione, inoltre tantissimi locali hanno cucine minuscole e non potrebbero mai adeguarsi alle nuove norme”.

 

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Per quanto riguarda le soluzioni pratiche, la proposta di Alessandro Borghese è abbastanza semplice: “Servono finanziamenti a fondo perduto” per sostenere gli imprenditori prima e durante la ripresa delle attività.

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