Coronavirus | Terapia al plasma promettente ma con cautela

Una terapia al plasma di persone convalescenti per curare il Coronavirus. La sperimentazione ha dato risultati promettenti ma bisogna avere cautela perché non sono ancora disponibili evidenze scientifiche sulla sua efficacia e sicurezza.

terapia plasma coronavirus
Foto Adobe Stock

Una cura basata sull’uso degli anticorpi dei guariti per combattere il Coronavirus è attualmente in fase di studio in Italia e in diversi paesi del mondo. Si tratta della terapia al plasma che ha suscitato non poche polemiche sia tra gli esperti che nel mondo politico.

Sperimentata finora al San Matteo di Pavia e al Carlo Poma di Mantova su 52 pazienti affetti da Covid-19 la cura sperimentale ha dato risultati promettenti. Ma servirà ancora qualche giorno per la loro pubblicazione. “Un trattamento quindi che non può essere ancora considerato consolidato perché mancano le evidenze scientifiche sulla sua efficacia e sicurezza e che potranno essere fornite dai risultati dei protocolli sperimentali in corso”. Scrive il ministero della salute sul sito ‘donailsangue’.

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Insomma la cura è ancora in fase di studio. Ma la terapia si è dimostrata utile in Cina e negli Stati Uniti sono in cura circa 4mila pazienti. I dati sui primi 15 pazienti dimessi dall’ospedale sono già stati pubblicati.

Terapia al plasma i pro e i contro

terapia al plasma coronavirus
Plasma (Foto Adobe Stock)

La terapia consiste nel prelevare dai guariti il plasma da cui vengono estratti gli anticorpi per poi essere reinfusi nei pazienti malati di Covid-19. “Il plasma da convalescenti è già stato utilizzato in passato per trattare diverse malattie e, in tempi più recenti, è stato usato, con risultati incoraggianti, durante le pandemie di Sars ed Ebola”. Si legge ancora sul portale ‘donailsangue’.

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Una terapia che finora tra bufale e fake news ha suscitato non poche polemiche sia in ambito scientifico che politico. Ad esempio nei giorni scorsi girava su whatsapp un messaggio di un sedicente medico Mauro Rango che diceva che “la cura per il Coronavirus esiste già ma non ce lo dicono”.

In queste ore, inoltre, sta circolando in rete la notizia sulla chiusura dei profili Facebook di Giuseppe De Donno, primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova dopo aver spiegato i risultati delle sperimentazioni a ‘Porta a Porta’ da Bruno Vespa. Un vero e proprio mistero su cui si stanno scatenando varie ipotesi e tesi complottistiche.

“Il plasma iperimmune ci ha permesso di migliorare ancora di più i nostri risultati. È democratico. Del popolo. Per il popolo. Nessun intermediario. Nessun interesse. Solo tanto studio e dedizione. Soprattutto è sicuro. Nessun evento avverso. Nessun effetto collaterale”. Scriveva qualche giorno fa De Donno.

Il medico ha tirato in ballo anche il virologo Roberto Burioni che invece invita alla cautela sulla terapia descrivendola come promettente ma condizionata da una serie di limiti.

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“Il plasma di un donatore non è qualcosa di facile o economico da preparare. Bisogna selezionare accuratamente i pazienti con tempo e denaro. Occorre preparare il plasma sincerandosi che non trasmetta altre malattie infettive perché tutto quello che viene dal sangue è rischioso. Bisogna poi valutare la quantità di anticorpi neutralizzanti il virus escludendo la presenza di anticorpi che possano danneggiare le cellule del paziente che riceverà la donazione. Inoltre, i diversi preparati sono difficili da standardizzare: in altre parole il contenuto di anticorpi sarà diverso da una preparazione all’altra. Infine le somministrazioni di plasma possono alterare i processi di coagulazione e con i pazienti di Covid-19 bisogna avere cautela”. Si legge su Medical Facts di Roberto Burioni.

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Il virologo Roberto Burioni – Foto Instagram da https://www.facebook.com/robertoburioniMD/

Uno dei limiti sul plasma sta anche nel numero dei donatori, infatti, solo chi è guarito potrà donare il sangue e le quantità disponibili sono limitate. Non tutti i guariti hanno inoltre anticorpi sufficienti. Cesare Perotti, primario di immunoematologia del San Matteo invita infatti gli ospedali fin da ora a “raccogliere più sacche possibile in vista di un ritorno del virus ad ottobre”.

Altro limite sta nella disponibilità dei ‘separatori cellulari’, macchine capaci di estrarre gli anticorpi dal sangue. Diversi ospedali stanno aspettando il loro arrivo per poter iniziare a usare la tecnica.  Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ad ‘Agorà’, su Raitre, detto che si tratta di “una ricerca su cui è opportuno investire e il Centro nazionale sangue è già stato attivato”, naturalmente ribadendo il concetto che occorre attendere la pubblicazione dei risultati ufficiali della sperimentazione.

Polemiche non sono mancate anche nel modo politico. Matteo Salvini si chiede sull’account Twitter: “Interesse da tutto il mondo per la terapia al plasma messa a punto negli ospedali di Mantova e Pavia, ma in Italia scetticismo e freddezza: perché?”

 

(fonti: repubblica.it – medicalfacts.it – adnkronos.com)

di Cristina Biondi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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