Fermare la didattica per Pasqua era necessario? L’insegnante risponde

Per Pasqua anche la didattica on line si ferma. C’è chi aveva avanzato dubbi circa l’opportunità di questa decisione: a rispondere un’insegnante

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“Quel patto tra scuola e famiglia ci avrebbe fatto immaginare che in questo momento in cui la routine dell’istituzione scolastica si è improvvisamente interrotta, ed è entrata in una dimensione che ha connotati surreali, sarebbe stato utile che la scuola “non chiudesse” se non per i giorni canonici di festa (Pasqua, Pasquetta) e che continuasse a tenere negli altri giorni -quelli delle vacanze pasquali- quel filo, flebile, sottile che àncora le studentesse e gli studenti a una loro realtà perduta, o quanto meno temporaneamente interrotta.”

Scriveva così l’8 aprile sull’HuffPost Italia, Andrea Catizone, avvocato e giurista, pronta ad evidenziare un certo disappunto per la scelta di fermare la didattica per delle “vacanze di Pasqua“, vacanze dalla didattica on line.

L’articolo evidenziava come la decisione si presentasse in contrasto con quell’alleanza tra scuole e famiglie, quell’unione che mira oggi come non mai ad aiutare i ragazzi: le due entità dovrebbero spalleggiarsi ma ora la scuola sembra provvisoriamente “abbandonare” le famiglie:

“Avremmo preferito che il messaggio proveniente dalla scuola alle famiglie che affrontano contestualmente difficoltà immense e preoccupazioni fosse stato di condivisione e di aiuto perché gestire da soli un’ulteriore settimana crea un senso di solitudine e di scoramento soprattutto verso quelle famiglie che già partivano da una situazione di difficoltà.”

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Ma le cose stanno veramente così? Mai come in questi delicati momenti appare essenziale ascoltare entrambe le campane.

Ecco allora che per lo “schieramento scuola” si pronuncia una docente. L’insegnante ha scritto all’HuffPost illustrando come mai, a suo parere, un momento di tregua serviva anche alla scuola.

Insegnante risponde alle accuse

lezione a casa
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Un contesto inedito quello che sta vivendo, proprio come l’intero Paese, la scuola italiana. La novità fa sentire tutti un po’ spaesati e divergenze di opinioni così come incertezze circa il corretto modo di procedere sono all’ordine del giorno.

Come gestire la didattica on line e come prepararsi agli esami che verranno? Le domande non mancano mentre le risposte stentano ad arrivare.

Esempio perfetto può esser considerato quanto accaduto in occasione di questa Pasqua. La scuola, come per ogni festività, è abituata ad osservare alcuni giorni di chiusura ma era opportuno mantenere “la tradizione” nonostante l’attuale contesto d’emergenza.

La didattica ha già subito un notevole rallentamento e le famiglie  stentano a ritrovare l’equilibrio in una routine oramai spezzata, fatta di ragazzi e bambini perennemente a casa e di serie difficoltà nella gestione del tempo. La scuola si è rivelata un aiuto importante ma ora, arrivata la Pasqua, ecco che questo aiuto viene meno. E’ giusto? Secondo molti no.

Di diverso avviso però i diretti interessati. A dare vociare necessità della scuola ha pensato una docente, che innanzi tutto specifica:

il nostro lavoro non si è fermato neanche un giorno”

Ecco la lettera aperta della docente a HuffPost Italia.

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“Sono un’insegnante di scuola secondaria di secondo grado.
Vi scrivo perché dissento totalmente dall’articolo,
“Era proprio necessario sospendere la didattica per le vacanze di Pasqua?”. 
Voglio precisare che il nostro lavoro non si è fermato neanche un giorno. Ci siamo attivati immediatamente, fra mille difficoltà, rendendo un servizio continuo, attento anche alle fragilità dei ragazzi, soprattutto i più deboli, che lavorano, in molti casi, solo con uno smartphone.
Abbiamo “inventato” e utilizzato tutte le strategie possibili per favorire la didattica a​ distanza: registro elettronico, classroom, videolezioni, videoconferenze, test online, ebook, email, materiale didattico disponibile in rete o creato da noi docenti. Ci siamo serviti di tutto ciò che il digitale offre alla scuola: da weschool a Google classroom, da Edmodo a bsmart, da Obs a Screencast,… Ci siamo improvvisati youtuber, attori e registi di noi stessi. Siamo stati attenti all’apprendimento e al recupero di carenze. Non solo, abbiamo cercato di mantenere un contatto emotivo con gli alunni e le famiglie, sempre attenti a sollecitare i ragazzi a rischio dispersione.”

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“Il lavoro di preparazione didattica (è necessario​ tempo per visionare o creare materiale da diffondere) e di confronto fra insegnanti,​ dirigenza, studenti e famiglie (spesso da sollecitare, perché silenziose,​ spaesate, stanche o poco presenti) ci ha visto coinvolti anche 10-12 ore su 24. Gli alunni chiedono a qualunque ora del giorno, i professori hanno dubbi a qualunque ora del giorno, i dirigenti scolastici inviano circolari a qualunque ora del giorno. E non dimentichiamo lo sconforto da connessione durante i meeting: “Ragazzi mi sentite?”, “Prof, io non riesco a entrare”, “Avete capito?”, “Prof, io non riesco a vedere lo schermo”…
Le richieste sono tante, il lavoro immenso, la stanchezza enorme.
Per il benessere psico-fisico di alunni e genitori sotto stress (che spesso condividono un solo PC, quando lo posseggono, o che vivono disagi economici non quantificabili) e di docenti esauriti, questi pochi giorni di vacanza sono un sacrosanto riposo per 12 milioni di persone. Concedeteceli. E sappiate che il pensiero degli insegnanti va sempre alla didattica e agli studenti (questo già per deformazione professionale, figuriamoci ora…) e anche​ quello degli alunni più o meno volenterosi va in questo momento alla scuola, perché in questa settimana avranno qualche esercizio da consegnare in piattaforma digitale.”

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Tanto impegno, lavoro e frustrazione che adesso necessita di trovare un po’ di respiro secondo gli esponenti della scuole; un momento per rimanere coesi e non mollare secondo i contrari. E voi, da che parte siete?

Fonte: HuffPost Italia

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