Coronavirus | Ottantenne morto in ospedale, la rabbia della figlia

Muore a 80 anni presso l’ospedale di Crema e la figlia racconta con rabbia e dolore le cuere ricevute e il disagio del personale ospedaliero sovraccarico

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In queste ore sono molti a porsi la seguente domanda: “Perché anche se sono giovane e corro un basso rischio, devo rispettare le misure di contenimento contro la diffusione del Coronavirus?”

Per quanto possa apparire un quesito egoistico, il dubbio può sorgere spontaneo in moti e spingere a comportamenti non idonei al momento che stiamo vivendo e alla recente serie di provvedimenti presi dal governo.

Convinti che nessuno agirebbe per cattiveria o consapevole di fare del male al prossimo, oggi vogliamo proporre una storia vera, una  testimonianza capace di far comprendere l’attuale stato della sanità italiana e come mai occorre collaborare per non affaticarla ancor di più.

La testimonianza è stata raccolta da Il mattino di Padova che intervista Orietta S., donna il cui padre, 80 anni, è morto presso l’ospedale di Crema sera mai poter raggiungere il reparto di terapia intensiva.

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Ottantenne muore in ospedale: parla la figlia

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“A oggi non lo so ma non credo che sia neppure arrivato in quel reparto. So solo che, quando ho chiamato domenica, mi ha risposto un medico che era molto preso. Mi ha detto: “Signora, deve capire, noi siamo nella m… Il papà è intubato e sedato in sala operatoria, in attesa che si liberi un posto in terapia intensiva”. L’ho pregato di darmi qualche notizia. Erano le 3 del pomeriggio e il papà è morto alle 8 e mezzo di sera. Nessuno mi ha detto nulla, non so ancora che cosa sia successo. […] Il giorno dopo si è presentato a casa il maresciallo dei carabinieri. Non so dire che cosa ho provato quando l’ho visto: avevo già capito”

Risponde così Orietta a chi le domanda se, quando è venuto a mancare presso l’ospedale di Crema lunedì 2 marzo, il padre fosse ricoverato nel reparto di terapia intensiva.

Orietta fa purtroppo parte di una nutrita schiera, quelli di coloro che hanno visto la mamma o il papà anziani andare via in ambulanza. Non c’è modo di entrare nei reparti o nelle sale d’attesa in ospedale oggi e così si trascorrono lunghe ore aspettando che il telefono squilli.

Purtroppo a quello squillo non sempre segue una bella notizia. E’ così che Orietta ha rivisto il padre solo appena prima del suo funerale, se di funerale si può parlare: una cassa di legno chiusa al cimitero cinque giorni più tardi, due parole del parroco e la tumulazione della salma accanto a quella della mamma, morta anni prima, mentre fuori aspettavano già i parenti di un’altra vittima.

Ai tempi del Coronavirus funziona così: poche informazione cerimonie ridotte all’osso.

“Mio padre non ha mai avuto i sintomi del coronavirus. Martedì 25 febbraio è caduto in casa. Mi ha detto che aveva avuto un giramento di testa. E anche nei giorni successivi diceva di sentirsi stanco. Così venerdì ho chiamato il medico per un controllo. È stato lui ad accorgersi che aveva un focolaio al polmone e ha chiesto l’intervento di un’ambulanza. Ha chiamato quattro ospedali, ma erano tutti al collasso. Alla fine ha trovato posto a Crema: erano le 5 del pomeriggio di venerdì 28 febbraio”

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Dopo il ricovero però la comunicazione diventa difficile, parlare con i medici oberati di lavoro una chimera:

“Nessuno mi ha mai telefonato dall’ospedale. Ho chiamato io sabato e mi hanno detto che lo stavano aiutando a respirare, ma che era vigile. Ho richiamato domenica, mi hanno detto che era stabile. Il giorno dopo la situazione è precipitata. Ho saputo che mio padre non c’era più solo lunedì”

No ostante l’avanzata età, il padre di Orietta era un uomo in salute:

“Aveva 80 anni, ma sembrava uno di 60. Faceva le sue cose: il bar, gli amici, a Castiglione tutti gli volevano bene. Era il classico uomo col cappello in testa, che quando te lo trovi davanti in macchina ti arrabbi un po’ perché va a 30 all’ora, ma era lucidissimo. Prendeva le pastiglie per la pressione e niente più”

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Ecco dunque che cosa è il Coronavirus, le conseguenze di quel “tanto colpisce solo le persone anziane” detto con una certa noncuranza.

Se poi detto così non bastasse ci pensa sempre Orietta a spiegarlo meglio:

“Mio papà se n’è andato e non gli ho potuto dire “ti voglio bene”. L’ho visto uscire su una barella e poi in una cassa chiusa al cimitero. Non gli è stato concesso un funerale. Due parole rapide del parroco e via, tumulato sotto quattro pietre”

La prossima volta che vorrete fare un aperitivo, andare a bere qualcosa a un pub o simili pensate a Orietta e a che cosa vuol dire vedere chi si ama portato via da un’ambulanza per non fare più ritorno.

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