Mobbing sul lavoro: cos’è, come si definisce e come si gestisce

Il mobbing è un’insieme di pratiche comportamentali messe in atto dai superiori o dai colleghi di un lavoratore per alzare il suo livello di stress. Si tratta di un problema vissuto spessissimo soprattutto dalle neo mamme che tornano al lavoro, ma come si combatte?

Stress lavoro correlato
(Pexels)

Lo stress da lavoro correlato è lo stress che si origina sul luogo di lavoro. Può essere generato da un carico di lavoro eccessivo, da scadenze troppo ravvicinate, dalla disorganizzazione di un’azienda o di un ambiente di lavoro oppure dalle responsabilità logistiche di cui un lavoratore è investito in virtù del suo ruolo.

Una delle principali fonti di stress lavoro correlato è però il mobbing, che consiste in una serie di azioni e di reazioni che creano intorno al lavoratore un ambiente sgradevole e stressante, tanto da incidere in maniera molto negativa sia sul suo rendimento sul lavoro sia sulla sua autostima personale.

Questo fenomeno è diffuso in tutti gli ambienti lavorativi, dal più umile a quello più prestigioso. A farne le spese sono lavoratori di ogni tipo, ma soprattutto i nuovi arrivati e, purtroppo, le donne che hanno appena avuto un bambino o che sono incinte.

Come si definisce il mobbing? Quali conseguenze può avere sul benessere psicologico di una persona e soprattutto, quali sono le possibilità a disposizione del lavoratore per difendersi da esso?

Mobbing sul lavoro: cos’è e come si definisce

mobbing sul lavoro
(Pixabay)

A livello legale la definizione di mobbing è la seguente:

“Condotta del datore di lavoro o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del complesso della sua personalità”.

Ne deriva che per parlare di vero e proprio mobbing sul  posto di lavoro devono verificarsi determinate condizioni, la più importante delle quali è il protrarsi nel tempo delle persecuzioni esercitate nei confronti del lavoratore.

Mobbing verticale e orizzontale

Si parla di mobbing verticale quando il lavoratore o la lavoratrice è messo sotto pressione dal proprio datore di lavoro o dal proprio superiore diretto. 

I motivi per cui questa dinamica si può instaurare sono molti: si può non piacere al superiore perché una volta o due il lavoratore lo ha contradetto ma il superiore potrebbe decidere di umiliare costantemente il suo sottoposto per dimostrare di essere più capace di lui o per contestare all’azienda la scelta di quel lavoratore al posto di un altro più gradito. Non bisogna inoltre dimenticare che in Italia si fa ancora mobbing per sessismo. Le donne sono considerate ancora meno brave degli uomini a svolgere determinati compiti e, in alcuni casi, possono essere derise o non ascoltate quando tentano di porsi alla pari con i propri superiori e con i propri colleghi maschi.

Il mobbing orizzontale è invece il mobbing che si sviluppa a partire dai colleghi pari grado del lavoratore. La “comunità” potrebbe scegliere una vittima per sfogare la propria frustrazione, perché quel lavoratore è considerato meno bravo o perché, al contrario, si è dimostrato più capace di altri e la comunità ha cominciato a vedere in lui un pericolo.

Si parla in determinati casi di mobbing strategico, che si verifica nel momento in cui queste pratiche di persecuzione vengono messe in atto al fine di ottenere vantaggi professionali a scapito del lavoratore, per esempio facendo in modo che si senta tanto scoraggiato da non chiedere un aumento o una promozione.

Mobbing contro le madri lavoratrici

Stress in famiglia
(Pexels)

Le madri lavoratrici sono già una delle categorie di lavoratori più stressate in assoluto, poiché si fanno carico, mentalmente, sia della cura della famiglia sia di tutte le responsabilità collegate al proprio lavoro.

Purtroppo le madri lavoratrici o le donne in gravidanza che continuano a lavorare sono spesso vittime di mobbing, tanto che molte cercano disperatamente di tenere la gravidanza nascosta il più a lungo possibile.

Le donne che vanno in maternità sono spesso penalizzate dall’azienda attraverso varie forme di mobbing, al fine di costringerle a licenziarsi. Questo avviene perché la legge protegge le madri lavoratrici e le aziende sarebbero passibili di denuncia se provassero a licenziare una lavoratrice solo perché incinta.

Sono vittima di mobbing?

Donna stressata
Donna stressata a lavoro – Fonte: Adobe Stock

Come già accennato per far sì che una persona sia considerata vittima di mobbing devono sussistere determinate condizioni, tra cui il protrarsi nel tempo di determinati atteggiamenti persecutori.

Quali sono però le strategie di mobbing più comunemente messe in atto nell’ambiente lavorativo?

  • Demansionamento: un lavoratore viene sollevato dai compiti che svolgeva fino a quel momento e viene obbligato a svolgere compiti molto al di sotto delle sue possibilità
  • Umiliazione pubblica: un lavoratore viene rimproverato e umiliato costantemente, davanti ai suoi pari o ai suoi superiori
  • Eccessivo controllo: il lavoratore viene costantemente controllato in ogni sua azione e gli vengono fatte notare anche le più piccole imperfezioni del suo lavoro
  • Distruzione dell’immagine: i colleghi non rivolgono più la parola al lavoratore, parlano alle sue spalle, mettono in circolazioni voci infondate per minare la sua reputazione lavorativa e personale

Come si può immaginare, queste situazioni si verificano costantemente negli ambienti di lavoro ma, in genere, si tratta di episodi isolati o che vengono arginati dai responsabili di un’azienda o di una squadra di lavoratori all’interno del quale si sta sviluppando una situazione tossica. Quando queste situazioni sgradevoli rimangono problemi episodici, non si può allora procedere per vie legali.

Il mobbing è reatoma per essere definito come tale deve essere reiterato, prolungato e soprattutto deve poter essere provato in maniera incontrovertibile davanti alle autorità.

Le conseguenze sociali e gli effetti psicologici del mobbing

Sintomi dello stress
(Pexels)

Il mobbing ha diversi effetti, che investono l’esistenza del lavoratore da molti punti di vista. I problemi principali riguardano la sua salute mentale e il suo equilibrio psicofisico ma anche la sua vita sociale risulta pesantemente compromessa dalla pratica del mobbing.

Effetti sulla socialità

Il mobbing sul posto di lavoro produce un ambiente tossico in cui un lavoratore non si sente a proprio agio. Le sue relazioni sociali si compromettono irrimediabilmente, può arrivare a non scambiare più una parola con i colleghi oppure, quando parla con loro, lo fa soltanto per litigare. Il senso di esclusione è una delle conseguenze più dirette del mobbing sul posto di lavoro.

Questo naturalmente peggiorerà la qualità della vita del lavoratore in generale, soprattutto se sarà costretto a trascorrere molte ore al giorno sul posto di lavoro. L’innalzamento del livello di stress lo porterà a sperimentare un intenso nervosismo anche nelle relazioni sociali che non concernono il lavoro e si potrebbe arrivare alla paradossale situazione che un lavoratore che subisce mobbing applichi le stesse strategie su altre persone. Si tratta di uno schema molto simile a quello per cui le vittime di bullismo possono trasformarsi in bulli da adulti.

Conseguenze psicologiche

Le conseguenze psicologiche del mobbing sono estremamente pericolose. Il lavoratore che subisce questo tipo di stress comincia a dubitare seriamente delle proprie capacità lavorative e progressivamente perderà la fiducia in se stesso, arrivando a sperimentare bassissimi livelli di autostima.

Naturalmente le conseguenze fisiche dello stress non tarderanno ad arrivare, manifestandosi sotto forma di insonnia, ansia generalizzata, tachicardia, problemi gastrointestinali e molto altro.

Inutile dire che la perdita della capacità di concentrarsi e di portare a termine il proprio lavoro al meglio delle proprie possibilità è un fattore che favorirà l’attacco di colleghi e superiori, esponendo il lavoratore ad un’ulteriore ondata di mobbing.

Cosa fare se si è vittima di mobbing

telefono aiuto mobbing
(Pexels)

Raccogliere prove delle persecuzioni subite sull’ambiente di lavoro è fondamentale per ottenere giustizia.

Una volte raccolte le prove le si può presentare alla propria associazione sindacale oppure ci si può rivolgere a un avvocato per capire se ci sono gli estremi per intentare una causa legale.

In Italia esiste anche il Centro Italiano Anti Mobbing (CIAM) in grado di fornire assistenza a 360°, sia dal punto di vista psicologico sia da quello legale.

Per approfondire l’argomento => Stress: sintomi cause e rimedi per una condizione difficile da sopportare

Impostazioni privacy