Fase 2 | La prova di resistenza delle trattorie italiane: più forti della crisi

La Fase 2 dei ristoratori non è iniziata nel migliore dei modi, solo in pochi hanno scelto di riaprire. Altri, la maggior parte, fanno i conti con la congiuntura economica post lockdown. Vera prova di resistenza da parte di alcune trattorie.

Andare in trattoria al tempo del COVID-19 (Getty Images)
Andare in trattoria al tempo del COVID-19 (Getty Images)

Parlare di “nuova normalità” è tutt’altro che azzardato e, spesso, non ce ne rendiamo conto finché non lo vediamo con i nostri occhi. La ripartenza, dopo il lockdown, in Italia è cominciata: da ieri fino al 15 giugno, gradualmente, potremo vedere tante saracinesche alzarsi di nuovo e qualche luogo del cuore riprenderà il suo abituale e nostalgico – perchè ad alcuni è mancato – viavai.

SULLO STESSO ARGOMENTO: Coronavirus | Come saranno bar e ristoranti: le misure di sicurezza 

Allora riapertura sia, con relativa confidenza – dapprima ignorata – verso termini nuovi (come contingentato) e altrettante abitudini che dovranno diventare norma perchè – come sottolinea anche lo spot del Governo – il Coronavirus può ancora toccarci da vicino. Sta a noi, e al nostro buonsenso, fermarlo. La prevenzione prima di tutto e, possiamo dirlo, a qualunque prezzo dato che dinnanzi a molte attività che riprendono vita altre hanno dovuto arrendersi alla congiuntura economica e al ribasso forzato dovuto alla chiusura obbligatoria di questi mesi passati in quarantena: introiti ridotti al minimo e le stesse imposte da pagare. Un copione non all’altezza di molti, così la categoria di ristoratori e gestori di pub è scesa in piazza (metaforicamente e concettualmente) per dire: “Se non ci aiutate, falliamo”.

Fase 2, la ristorazione in Italia riparte dalle trattorie

Un modo diverso di concepire la ristorazione (Getty Images)
Un modo diverso di concepire la ristorazione (Getty Images)

Gli esercenti cercano una mano tesa a cui aggrapparsi con forza, mentre il Governo – che dovrebbe fare da raccordo fra le conseguenze possibili dell’emergenza sanitaria da COVID-19 e le esigenze non procrastinabili della piazza – e alle prese con la modifica e la rivisitazione dei diversi decreti attuativi per non lasciare indietro nessuno. Intanto, però, c’è chi rimane al passo e i motivi possono essere molteplici ma riconducibili sempre al fattore economico e alla crisi – senza precedenti – che il Paese si ritrova (non avendo mezzi a sufficienza) a fronteggiare senza un’adeguata sussistenza.

Nel frattempo, in questi primi giorni di Fase 2, una prova di resistenza e coraggio la stanno dando le trattorie piuttosto che i ristoranti stellati e più rinomati. La scelta dei grandi nomi della ristorazione italiana è quella di restare chiusi ancora per un po’: chi se lo può permettere si prende qualche giorno in più per sanificare ancora meglio il locale e aspettare che il timore della clientela diminuisca in favore di un piccolo – pur sempre considerevole, visti i tempi – aumento d’incassi.

SULLO STESSO ARGOMENTO: Accordo governo-regioni | Si riparte da 1 metro nei bar e ristoranti 

La trattoria non rappresenta solo un’esigenza – cioè quella di nutrirsi – ma rispecchia la voglia di comunità e socialità che deve tornare dopo un momento buio e di stasi come quello appena trascorso: riscoprire il valore della condivisione, pur avendo sempre e comunque ben presente l’importanza del distanziamento sociale. Lo sanno bene alla San Filippo Neri – celebre trattoria storica di Milano in viale Monza 220 – dove “cucinare è una missione” e la miglior ricompensa è il sorriso dei commensali che, davanti a un piatto di pasta, riscoprono la voglia di ridere alimentando il valore dei ricordi ma anche il senso delle proprie paure – in questo momento lecite – superabili solo in maniera collettiva: adesso i problemi del singolo sono i timori di chiunque.

Proprio da questa unione inattesa bisogna ripartire per identificarsi in una società basata sull’insieme piuttosto che sull’individualismo: allora anche un buon secondo, capace di rievocare quella genuinità che sembrava persa, può fare la differenza. In barba al plexiglass, alle distanze – che possono diventare punti d’incontro con un po’ d’impegno – e agli ostacoli che sembrano dirci quanto nulla sia più come prima. Solo noi possiamo dimostrargli, per scelta e tenacia, che malgrado tutto non è così.

SULLO STESSO ARGOMENTO: Coronavirus | Al ristorante in Fase Due: la proposta di Federcuochi

Impostazioni privacy