Rapporti Familiari | La gestione dei conflitti durante la quarantena

La gestione dei conflitti familiari è un’abilità fondamentale nel delicatissimo momento che stiamo vivendo. La quarantena è un branco di prova molto duro per l’armonia di una famiglia: ecco perché è fondamentale che tutti imparino come si risolvono i conflitti senza deteriorare i rapporti personali.

Gestione conflitti
(Foto: Pixabay)

conflitti interpersonali sono inevitabili. Il problema è che la maggior parte delle persone attiva, per risolverli, due strategie diverse ma completamente sbagliate: l’aggressione o la fuga.

Ci sono moltissime vie di mezzo tra questi due atteggiamenti, l’importante è imparare che sono vie praticabili a patto di usare molta buona volontà, lucidità e ragionevolezza.

Il premio per lo sforzo sarà una duratura serenità familiare e il miglioramento dello stato di salute psicologica di ogni membro della famiglia.

Come si definisce il conflitto in psicologia?

conflitto in psicologia
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La psicologia definisce il conflitto come la presenza di motivazioni contrastanti rispetto all’obiettivo che un individuo si è fissato.

Un esempio perfetto di un perenne stato di conflitto è l’età adolescenziale, durante la quale un giovanissimo adulto vorrebbe ottenere la propria indipendenza ma, sia a livello inconscio sia a livello cosciente, sa perfettamente di essere ancora dipendente dal nucleo familiare. Per questi motivi l’atteggiamento di un adolescente nei confronti della famiglia va spesso in “corto circuito”, in un continuo alternarsi di manifestazioni d’odio e d’amore.

I conflitti possono essere di natura intrapsichica o interpersonale.

Nel primo caso il conflitto si esaurisce completamente all’interno della psiche dell’individuo: “Vorrei mangiare una torta intera ma voglio anche dimagrire, per questo ho cominciato una dieta” è un tipico conflitto intrapsichico.

Un conflitto interpersonale è invece il conflitto che un individuo stabilisce con altri individui appartenenti a un gruppo di cui lui stesso fa parte (famiglia, compagnia di amici, classe sociale eccetera) oppure con individui appartenenti a gruppi differenti.

Naturalmente i conflitti interpersonali hanno dinamiche differenti a seconda del gruppo (o dei gruppi) all’interno dei quali si instaurano, perché entrano in gioco moltissimi altri fattori oltre a quelli psicologici, soprattutto di natura relazionale, sociale e culturale.

Come si gestisce il conflitto normalmente?

gestione conflitti di coppia
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Nella gestione dei conflitti ci sono due grossi schieramenti: le persone che evitano il conflitto (di qualsiasi tipo) e le persone che esagerano il conflitto per “vincere” a tutti i costi.

Entrambe questi atteggiamenti hanno dei limiti:

  1. Non portano a niente, per il semplice motivo che non sfruttano il conflitto per migliorare la situazione
  2. Sono indice di grande immaturità perché nel primo caso ci si trova di fronte a una persona codarda incapace di gestire i rapporti con l’altro, nel secondo caso ci si trova di fronte a una persona che ha bisogno di vincere a tutti i costi, atteggiamento che è indice di problemi psicologici da non sottovalutare

La rabbia come strumento

Rabbia
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La rabbia è un sentimento spesso demonizzato dalla società. In particolare la rabbia delle donne viene minimizzata e ridotta a sintomo di “isteria”, naturalmente non nell’accezione clinica del termine ma nel senso di “tratto caratteriale distintivo delle donne”.

La rabbia è invece un sentimento potentissimo e importante, che è sempre giusto analizzare, comprendere e incanalare per migliorare le cose far partire i conflitti (a patto che si sia in grado poi di gestirli in maniera adeguata).

Se utilizzato bene, la rabbia è il motore fondamentale per la liberazione dalle ingiustizie della società, di cui la famiglia fa parte come nucleo fondamentale.

Come gestire la rabbia?

La rabbia è un potente sentimento liberatorio. Reprimerla porta a una profondissima frustrazione e innalza i livelli di stressC’è da dire però che la manifestazione di una rabbia non controllata può provocare conseguenze spiacevoli o addirittura gravi, sia nelle persone che hanno manifestato la rabbia sia nelle persone che l’hanno subita.

Ecco quali sono gli stadi di controllo della rabbia.

1 – Sentire la rabbia

Ammettere di provare rabbia verso qualcuno o verso qualcosa è un passo fondamentale. Molte persone, soprattutto quelle abituate a evitare o rimandare il conflitto non sono nemmeno in grado di rendersi conto di provare rabbia: si sentono solo stanche, tristi, frustrate.

In questa fase è importante tener presente che la rabbia è un sentimento lecito, al pari di qualsiasi altro, come la gioia e la tristezza e che non bisogna sentirsi in colpa per il semplice fatto di essere arrabbiati.

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2 – Elaborare la rabbia

Questa è la prima parte della vera gestione del conflitto: anche se la rabbia di per sé non è sbagliata, possono essere sbagliati i motivi che la scatenano.

A questo livello bisogna interrogarsi sui motivi della rabbia, cercando di comprendere le sue cause profonde.

Le cause profonde della rabbia vanno infatti molto oltre le cause scatenanti. Per fare un esempio pratico, una moglie potrebbe arrabbiarsi moltissimo con il marito a causa dei calzini sporchi che ogni mattina trova sul pavimento della camera da letto invece che nel cesto della biancheria da lavare.

Il marito potrebbe obiettare che “è solo un paio di calzini”, senza capire (o facendo finta di non capire) che è il valore simbolico di quel paio di calzini a scatenare la rabbia della moglie, la quale vede completamente ignorate le proprie richieste di maggiore responsabilità da parte del marito nella gestione della casa. Purtroppo questo genere di dinamiche rovinano l’armonia di coppia molto più spesso di quanto si immagina.

La risoluzione del conflitto passa attraverso la rimozione delle cause profonde non attraverso la rapida “medicazione” di quelle superficiali.

3 – Mettersi nei panni dell’interlocutore

Dopo aver capito quali sono le motivazioni proprie bisogna tentare di capire quali sono le motivazioni dell’altro, immaginando la sua risposta nell’arco di un confronto verbale.

In questa fase bisogna fare un passo indietro rispetto alle proprie motivazioni, cercando di capire in maniera oggettiva se le motivazioni dell’interlocutore sono valide oppure no, se sono accettabili o pure no, se sono degne di rispetto oppure no.

4 – Comunicare la rabbia

La fase finale della gestione della rabbia è la sua comunicazione. È fondamentale che la rabbia vada comunicata solo e soltanto dopo averla analizzata in ogni suo aspetto, avendo un’idea ben chiara delle motivazioni scatenanti, di quelle profonde e delle possibili risposte dell’interlocutore.

Quando si esprimeranno le proprie motivazioni bisognerà inoltre parlare di come ci si sente, manifestare il proprio malessere psicofisico senza paura e soprattutto senza vergogna. 

La gestione dei conflitti familiari

gestione conflitti familiari
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Normalmente fanno parte di un nucleo familiare persone di età molto diversa, con una diversa visione del mondo e soprattutto con una diversa capacità di autoanalisi.

I bambini e gli anziani, nella maggior parte dei casi, sono incapaci di gestire i conflitti, perché tendono a vedere solo le proprie ragioni e a non dare abbastanza importanza a quelle degli altri.

Per questo motivo c’è bisogno che le persone adulte della famiglia a turno ricoprano la funzione di leader e la utilizzino per fare da mediatori tra le varie necessità dei membri del nucleo familiare.

La cosa fondamentale da fare sarà aiutare ogni membro della famiglia elaborare la propria rabbia per capire quali sono le vere ragioni che la scatenano. Poi si dovrà tentare di mettere in comunicazione le parti in causa di un conflitto senza schierarsi mai da una parte o dall’altra: l’imparzialità è la qualità fondamentale di un leader, a meno che non ci siano delle colpe evidenti da una delle due parti.

La gestione dei conflitti familiari è quindi affidata all’intelligenza emotiva dei suoi vari membri, e in particolare dei suoi membri adulti. 

Il ricatto dell’amore

gestione della rabbia
(Foto: Pixabay)

Purtroppo, all’interno di ogni nucleo familiare ci sono persone che utilizzano l’amore come ricatto per ottenere la vittoria in ogni conflitto.

“Se non si fa come dico io è perché non mi amate abbastanza” è il classico ricatto messo in atto da bambini, adolescenti e anziani con una tendenza manipolatoria.

È assolutamente fondamentale capire quando il ricatto viene attuato per evitare di essere preda del manipolatore e bisognerà opporsi con ogni mezzo alla messa in atto di questo tipo di comportamento tossico.

La risoluzione dei conflitti familiari (e non solo)

risoluzione dei conflitti
(Foto: Pixabay)

Una cosa da tenere bene in mente, quando si tenta di arrivare alla risoluzione di un conflitto è che non ci sono vincitori e non ci sono vinti.

La maniera più sana per risolvere un conflitto è la mediazione tra i vari bisogni. 

Se tra gli attori di un conflitto ci sono persone che vogliono vincere a tutti i costi bisognerà semplicemente ignorarle fino a che non saranno completamente isolate dal resto del gruppo. Forse, dopo qualche tempo di trattamento del silenzio, comprenderanno i propri errori o ci sarà uno scoppio di rabbia che potrà avviare il processo per la risoluzione matura del conflitto.

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