Coronavirus | quanto resiste il virus sulle superfici | lo studio USA

Il virologo Roberto Burioni ha voluto illustrare un recente studio statunitense sulla resistenza del virus Covid-19 sulle superfici. Il materiale su cui resiste di più e quello dove il virus muore prima. 

 

Coronavirus | quanto resiste sulle superfici | lo studio USA
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Il Coronavirus sta cambiando le nostre abitudini, ma soprattutto sta cambiando il nostro modo di percepire l’altro. La paura del contagio è nella nostra mente, guanti e mascherina sono diventati degli ‘accessori’ irrinunciabili e purtroppo negli ultimi tempi introvabili e molto molto cari. 

Il contagio però come ben sappiamo non si risolve isolandoci dalle altre persone perché il Covid-19 è un virus che si posa e resiste anche sulle superfici con cui veniamo a contatto ogni giorno, una realtà che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare, che il virologo italiano Roberto Burioni ha illustrato durante una recente puntata di ‘Che tempo che fa’ il programma condotto da Fabio Fazio. In questa occasione Burioni ha spiegato in modo molto generale come il virus agisce sulle varie superfici per poi approfondire tutte le spiegazioni del caso sul suo sito, ‘Medical Facts di Roberto Burioni’. 

Proprio dal sito del virologo italiano si può venire a conoscenza di tutti i recenti studi sulla resistenza del Coronavirus sulle superfici, in particolare un nuovo studio firmato USA. 

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Covid-19 quanto resiste sulle superfici | le recenti scoperte e lo studio USA

Coronavirus quanto resiste sulle superfici le recenti scoperte e lo studio usa
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Uno dei siti web italiani più visitati in questi ultimi giorni è senza dubbio Medical Facts del virologo Roberto Burioni sempre aggiornato sul Coronavirus, sulle recenti scoperte scientifiche e soprattutto fonte certa di notizie che permette ad ogni cittadino di far chiarezza sulle moltissime fake news che girano sui social alimentando paura in modo del tutto gratuito.

In uno degli ultimi articoli, il virologo illustra le recenti scoperte sulla resistenza dei virus sulle varie superfici e in generale sulla contaminazione ambientale, ponendo l’attenzione su uno studio USA da cui sono emersi dei dati specifici sul Coronavirus a contatto con varie tipologie di materiale.

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Anche gli oggetti di uso comune possono essere fonte di contagio, per questo tutti i medici consigliano continuamente di lavarsi molto spesso le mani e non toccarsi mai occhi, naso e bocca con le stesse. I dati illustrati sin dai primi casi di contagio in Italia si sono sempre riferiti ad altre tipologie di Coronavirus, come ad esempio la Sars. Burioni nel suo sito specifica che gli unici dati specifici pubblicati, sono stati quelli relativi alle stanze ospedaliere in cui erano ricoverati i pazienti contagiati dal Covid-19.

Dalle prime ricerche era emerso che il virus non permanesse molto nell’aria quanto nelle varie superfici delle stanze dei degenti. Il virologo mette in luce come però questi studi presentassero sin da subito dei limiti tecnici poiché veniva ricercato il patrimonio genetico del virus e non le particelle virali integre, quelle che sono responsabili del contagio. Quindi si aveva la certezza che il virus permanesse sulle superfici ma non che fosse contagioso.

Il nuovo studio statunitense 

Su Medical Facts di Roberto Burioni viene illustrato un nuovo studio USA (consultabile in originale su www.medrxiv.org) che ha preso in esame non soltanto la capacità di permanenza del virus Covid-19 sulle varie superfici ma anche la sua capacità infettiva. Dai risultati della ricerca emergerebbe come il contagio ‘indiretto’ del virus come una realtà.

Gli scienziati americani hanno messo una quantità di virus su diversi tipi di superfici come il rame, il cartone, l’acciaio inossidabile e la plastica. Hanno osservato poi come la capacità infettiva variasse con il passare delle ore. Lo studio è stato condotto a temperatura ambiente, ricreando le stesse condizioni che ognuno di noi potrebbe avere nella propria abitazione (21-23° con umidità relativa del 40%).

I risultati ottenuti sono stati che i materiali più inospitali per il Covid-19 sono il rame ed il cartonecon il dimezzamento della capacità infettiva in meno di due ore per il rame e entro 5 ore abbondanti per il cartone“. L’abbattimento completo della carica infettiva si è avuto dopo 4 ore per il rame e dopo 24 ore per il cartone.

Per quanto riguarda la carica infettiva su acciaio inossidabile e plastica, la carica infettante risultava dimezzata dopo circa 6 ore per l’acciaio e dopo circa 7 ore per la la plastica. La completa infettività è risultata azzerata dopo 48 ore per l’acciaio inossidabile e dopo 72 ore per la plastica.

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Ricordiamo che, studi recenti a parte, le regole per evitare il contagio da Coronavirus sono sempre quelle dell’isolamento sociale, del lavarsi spessissimo le mani con acqua e sapone e utilizzare sempre, quando si esce di casa per necessità comprovate, guanti e mascherina evitando sempre di toccarsi il viso. 

(Fonte: medicalfacts di Roberto Burioni)

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