Gabriele Muccino torna al cinema e racconta uno spaccato di vita. Dopo “A casa tutti bene”, “Gli Anni più Belli” per valorizzare l’amicizia e la complicità in un Paese un po’ perso.
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Gabriele Muccino torna al cinema dopo il successo di due anni fa “A casa tutti bene” e, se volessimo tracciare una linea di collegamento fra questo e quel periodo, oggi come allora Muccino – dall’alto dei suoi 53 anni – continua a chiedersi se effettivamente vada tutto bene. L’ha fatto prima indagando sulla famiglia, restituendo uno spaccato di vita attraverso le relazioni di sangue che sfociano, talvolta, in rimorsi, rimpianti e amarezze. “Le famiglie normali non esistono”, diceva la Sandrelli in una scena del film.
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Muccino non ha mai cercato la normalità, semmai nel passato recente sembra essere costantemente alla ricerca di realismo: il suo repertorio è utile, occasionalmente, a rimettere insieme i pezzi e tracciare un punto da cui ripartire. Quest’anno, con “Gli Anni più Belli”, il punto di (ri)partenza è l’amicizia: l’opera racconta la vicenda di tre ragazzi, Giulio Ristuccia, Paolo Incoronato e Riccardo Morozzi che attraversano insieme – fra alti e bassi – l’arco temporale di 40 anni. Il regista romano, tramite le loro vite, racconta uno spaccato del nostro Paese.
“Gli Anni più Belli” secondo Muccino: il regista romano torna in sala
![Gabriele Muccino porta al cinema "Gli Anni più Belli"](https://www.chedonna.it/wp-content/uploads/2020/01/Gabriele-Muccino-porta-al-cinema-22Gli-anni-più-belli-800x533.jpg)
Dalle ormai “cartoline ingiallite” degli anni Ottanta sino ai primi vagiti del ventennio del Duemila. Nel mezzo tante, persino troppe in alcuni frangenti, emozioni sorrette e alimentate da un cast corale che vede in primis Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart per poi passare a Francesco Acquaroli, Micaela Ramazzotti, Nicoletta Romanoff (che torna a lavorare con Muccino) e la novità Emma Marrone. Segue poi il resto del cast, composto da Alma Noce, Francesco Centorame, Andrea Pittorino e Matteo De Buono, a rappresentare il lato giovane e adolescente dei protagonisti.
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Questo film, infatti, gioca tutto sul trascorrere inesorabile del tempo: è un’opera, se vogliamo, circolare e ciclica che attraversa varie fasi della vita di un essere umano. Il regista ha saputo collocarle senza dare l’idea di scandire un percorso a tappe: ha segnato, però, tre momenti fondamentali del nostro passato recente: Tangentopoli, l’11 settembre e il 2009. Quando, in politica, è approdato il cambiamento più radicale dell’età contemporanea grazie all’uso del Web e dei social: il Movimento del Cambiamento è una facile allusione all’esistente, in grado di restituire un tracciato credibile entro cui muoversi. Prima di questo, lo scandalo Angelucci con luci e ombre sulla sanità italiana, le stragi che caratterizzarono l’inizio degli anni Novanta e il finale degli Ottanta. Un Mondiale vinto: quello dell’82 in Spagna, festeggiato in una Roma affollata e piena d’amore in cui le bandiere erano solo un pretesto per volersi ancora bene.
Baglioni, la maglietta fina, e Questo Piccolo Grande Amore fatto di dubbi, incertezze ed esitazioni ma clamorosamente intenso: labile e al tempo stesso duraturo. Mutevole, così come mutevoli e ballerini sono i tempi che corrono e, il più delle volte, non si riesce a stargli dietro. I figli, la carriera, le ambizioni di un ragazzo possono essere, altrettanto facilmente, i rimpianti di un adulto.
Ciascun carattere e personaggio incarna una filosofia di vita differente e, con la collaborazione di queste tre facce in una stessa medaglia, ci si rende conto di quanta strada si è fatta passando il tempo a fare la conta di cicatrici e soddisfazioni. L’interrogativo, però, resta: va tutto bene? Per Muccino la risposta è forse, lasciandosi guidare dal potere catartico e incontrovertibile dell’imprevisto. Nella speranza che ci siano ancora “Gli Anni più Belli” a cui aggrapparsi quando ogni cosa sembrerebbe non avere senso. Il disegno dell’umanità è molto più ampio di quanto crediamo e Muccino ha provato, nuovamente, a spiegarcelo tracciando sentieri e collegamenti fra fatti accaduti e riferimenti costanti dentro corsi e ricorsi storici per farci comprendere che i nostri giorni, malgrado tutto, non sono mai un film già visto.
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