Cinema | Dietro il volto di Craxi, chi ha reso possibile la metamorfosi di Favino in Hammamet

Nell’ultimo film di Gianni Amelio, che racconta l’ultima parte di vita del politico Bettino Craxi, Pierfrancesco Favino è riuscito ad interpretare il segretario del Partito Socialista grazie anche ad un validissimo team di truccatori.

Dietro l'obiettivo, il lavoro del make-up artist
Dietro l’obiettivo, il lavoro del make-up artist (Istock)

“Hammamet” racconta Bettino Craxi durante il suo ultimo periodo di vita, la parabola discendente di un politico del nostro tempo che ha rappresentato pagine chiare e scure della nostra storia recente. Pierfrancesco Favino, nell’ultimo film di Gianni Amelio, interpreta il politico e, grazie alla sua interpretazione così verosimile, dà lustro anche ad un’altra professione poco valorizzata (o meglio non abbastanza) del nostro cinema: quella del truccatore.

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Di make-up se ne occupano in parecchi, soprattutto nel mondo della celluloide, ma spesso lavorano nell’ombra: senza che nessuno si accorga di quello che, realmente, sono in grado di fare e comporre. Un volto, al pari di una tela, può essere dipinto, enfatizzato, migliorato. Oppure stravolto, caricato, ringiovanito, invecchiato, proprio come una maschera.

Hammamet, come riportare in vita Craxi grazie al trucco

Il truccatore nel cinema, come si lavora (Istock)
Il truccatore nel cinema, come si lavora (Istock)

Parecchi decenni fa, prima dell’arrivo della tecnologia – che ha permesso di giocare con il tempo e i suoi effetti grazie alla post produzione – gli effetti speciali erano in mano ai make-up artist capaci di impreziosire un viso stanco o riportare enfasi su un volto consunto.

Il volto di Craxi, ad esempio, è ricreato dal saronnese Andrea Laenza: “È proprio Andrea, quello che scherza con Pierfrancesco Favino in Tunisia, preparato ma con il sorriso e la battuta pronta”, spiega un amico del truccatore sulle pagine de “Il Saronno”. Infatti, proprio Favino rende omaggio – nel diario di viaggio che racconta la resa finale dell’opera di Amelio – a lui ed i suoi collaboratori: “Ragazzi che ore sono? – chiede l’attore incredulo – 5 e 30”, puntuale arriva la risposta dal camerino. Poi il protagonista prosegue con il racconto: “Solo loro mi vedono arrivare come Pierfrancesco, mi truccano, ci impiegano ogni mattina cinque ore e mezza. Gli altri mi vedono arrivare come Craxi, ma questo è un vero e proprio circo che senza persone come Andrea, Federica Castelli e il resto delle maestranze non potrebbe compiersi. Il film lo giriamo tutti”, conclude.

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Il lavoro è impressionante: 39 facce da Craxi per dare vita ad un girato di ore, il resto – ci mancherebbe altro – ce l’ha messo Favino con la sua interpretazione magistrale che riporta Craxi in questo mondo anche solo con la voce e gli intercalari. Dietro la sua fisionomia, però, si cela l’arte.

L’estro di coloro che scelgono una professione inusuale che non sempre paga, ma è necessaria se vogliamo confrontarci con capolavori contemporanei. Specialmente nei biopic. Il truccatore, e quello che ne consegue a livello di design, struttura e concezione lavorativa, è molto usato a Hollywood. Vale a dire che viene considerato, persino a livello di approccio e compensi, come un attore di primo piano all’interno del girato.

“In Italia, c’è ancora molto da fare in tal senso”, sottolineano gli addetti ai lavori che, molto spesso, si sono ritrovati a scioperare per maggiori tutele. Quando si parla di crisi del cinema italiano, a rimetterci sono (anche e soprattutto) loro: gli invisibili ma necessari. Truccatori, attrezzisti, fonici e quant’altro. Il ‘carrozzone’ che copre le débâcle di coloro che, invece, sono in prima linea. A casa, sulle poltrone della sala, forse arriva un quarto del loro prezioso contributo, fatto di mani sudate, abiti sporchi e colori ovunque. Poche strette di mano, ma tanta soddisfazione. Il grande pregio dell’ultimo film di Amelio è averlo ricordato, enfatizzando un talento con semplicità.

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