Cinema | Che succede se Quentin Tarantino si mette a scherzare col fuoco

Quentin Tarantino apre alla possibilità di un terzo capitolo di Kill Bill. Ne ha già parlato con Uma Thurman. Nel frattempo lavora ad una serie su Netflix e si prepara al debutto in teatro.

Quentin Tarantino pronto a nuove idee
Quentin Tarantino pronto a nuove idee (Getty Images)

“C’era una volta a Hollywood” era la prova del nove per Quentin Tarantino. Una sorta di cartina tornasole per vedere sin dove poteva spingersi: se, oltre ad essere un cacciatore di idee, fosse stato in grado di trasferire il proprio mondo di suggestioni interiori sul grande schermo. L’ha fatto, riuscendo parzialmente a convincere la critica, perchè se agli incassi questo ultimo film ha fatto letteralmente il botto, in taluni frangenti non è stato capito.

Un Tarantino a metà: in America hanno apprezzato molto il ridimensionamento del regista, che ha proposto un’opera ricca di omaggi e aneddoti legati al cinema statunitense, ma nel nostro Paese ad esempio c’è chi è rimasto interdetto. Diciamo che l’ultima creatura tarantiniana, forse schiacciata dal peso delle aspettative, ha cominciato a far balenare nella testa degli italiani la domanda: “Tarantino sa fare ancora Tarantino?”.

Kill Bill volume 3, Tarantino apre ad un ultimo capitolo della saga

Quentin Tarantino apre al decimo film
Quentin Tarantino apre al decimo film (Getty Images)

Effettivamente, per i cultori del genere, la risposta potrebbe risiedere in quel finale da brivido che ha riservato alla platea in cui riversa quella sua vena utopistica e leggermente splatters dove coniuga la violenza alla catarsi più spontanea. Anche per questo “C’era una volta a Hollywood” suona come un incipit a qualcosa di più vasto, e non c’entrano le scene inedite che sono state proiettate mesi dopo l’uscita nelle sale per lasciare gli spettatori con l’ulteriore esigenza di capire e comprendere dove realmente si voleva andare a parare.

Cosa succede se Tarantino si mette a fare Tarantino alle soglie del primo ventennio del Duemila? Che valore avrebbe un ultimo lavoro (il decimo), come ha dichiarato in un’intervista recente, se fosse tratto da uno dei suoi maggiori capolavori? Eh sì, il volume tre di Kill Bill è molto più di un’ipotesi.

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Il regista statunitense ha voluto rimettere insieme i pezzi di un puzzle intricato e “C’era una volta a Hollywood”, in quest’ottica, va concepito come una sorta di tarlo che porta a chiedersi dove eravamo rimasti, se Tarantino è ancora in palla per riavvolgere il filo delle incertezze e concepire un vero e proprio canto del cigno.

Quentin Tarantino e la follia creativa: è possibile migliorare un capolavoro

Andare a scomodare la saga di Kill Bill significa, oggi, tirare fuori la Monnalisa per farci i baffi cercando di stravolgerla e migliorarla. Tradotto: i rischi sono molti, ma è tanta anche la curiosità di capire cosa potrebbe eventualmente ancora offrire una trilogia così perfetta con un sequel definitivo che chiuderebbe (speriamo in bellezza) la carriera di un’icona del cinema internazionale.

“È proprio questo il punto, capire l’idea su cui il film si dovrà basare. Cosa è successo alla Sposa? E cosa voglio mettere in scena adesso? Non mi interessa raccontare un’avventura ridicola. Questo personaggio non se lo merita. La Sposa ha già combattuto a lungo e faticosamente. Ora ho un’idea che potrebbe essere interessante, ma comunque non lavorerei a questo film nell’immediato. Ci vorrebbero almeno tre anni a partire da questo istante. Ma è senza dubbio nei miei piani”, ha dichiarato Tarantino ai microfoni di SiriusXM.

Temporeggia l’autore di Pulp Fiction, e fa bene, perchè sa quanto l’argomento e il fine sia delicato da giustificarne mezzi e sostentamenti. A tal proposito, c’è l’incognita produttore: se Tarantino vi è apparso, nell’ultimo periodo, con il freno a mano tirato è perchè – dopo lo scandalo Weinstein – è stato costretto a cambiare producer. L’intelaiatura scenica di Quentin non è per tutti, farlo lavorare significa lasciargli totalmente campo libero. Quindi dare adito a tutta una serie di perversioni spettacolari che vanno dalla scomposizione temporale al dialogo più schietto, sino all’esasperazione – quasi come fosse un elogio – della violenza carnale.

Tarantino ha sempre decontestualizzato la realtà per poi reinserirla in un contesto assurdo al punto da farla sembrare autentica. Per far questo ci vuole un pizzico di follia, ma soprattutto serve chi quella follia la assecondi fino a concretizzarla sul grande schermo. Il regista non sempre ha trovato qualcuno all’altezza al suo fianco. Ecco, forse, perchè “C’era una volta a Hollywood” lascia moltissime domande aperte. Si ha sempre l’impressione che qualcosa sia rimasto strozzato in gola.

Perciò Tarantino, per la sua prova da dieci e lode, non vuole sbagliare niente e aspettare quindi il momento propizio. Nel frattempo si dedica ad altro, come la genesi di uno spettacolo teatrale (in lavorazione) e la scrittura di una serie tv – 5 episodi – per Netflix. Tanta carne al fuoco, insomma, nella speranza di godere gli ultimi fuochi con il gusto prelibato che accompagna i migliori capolavori. Nel frattempo, basta cercare il tasto del rewind.

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