“Brigata del Pratello”, dalle sbarre ai fornelli: la rieducazione minorile si fa a tavola

La “Brigata del Pratello” è la prima osteria presente in un carcere minorile, gestita completamente da giovani detenuti. Il progetto nasce a Bologna ed è un successo.

Giovani detenuti gestiscono osteria in carcere (Istock)

Al posto dei cantuccini di Natale, gli sbarrini. Tanta giovialità, allegria e buon gusto. Malgrado la vita non sempre riservi un sorriso per alcune persone, ma a Bologna sono convinti che il cliente abbia sempre ragione: alla Brigata del Pratello, servire vuol dire anche essere utili. Non soltanto portare da mangiare.

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Infatti, in via del Pratello c’è l’unica osteria gestita da detenuti in un carcere minorile che, cucinando e servendo ai tavoli del civico 34, si riscattano agli occhi della comunità. Hanno tutta la vita davanti, per farsi trovare pronti e non commettere gli stessi errori: in cucina e fuori, si tratta sempre di trovare la giusta dose per ripartire in maniera adeguata. Non eccessivamente dolce, ma neanche troppo amara. Se la quotidianità ha riservato, finora, a questo gruppo di ragazzi qualche motivo di delusione in più, l’amore per la cucina e la ristorazione sembra essere la giusta valvola di sfogo per comprendere quanto ancora non sia tutto perduto.

“Brigata del Pratello”: ritrovare sé stessi in un buon piatto di pasta, il cibo diventa terapia

Dalle sbarre ai fornelli: giovani detenuti gestiscono osteria a Bologna

Il sorriso dei clienti, che non lasciano mance ma offerte dopo aver cenato o pranzato, è la ricompensa più bella per chi ha ricevuto soltanto occhiate in cagnesco. La supervisione del progetto è affidata allo chef del Bologna calcio Mirko Gadignani che forma e prepara 22 ragazzi alla vita da sala. Cucina, accoglienza, preparazione piatti. Tutta una serie di mansioni utili per soddisfare nel miglior modo il cliente. Anche e soprattutto un’occasione di confronto: “Questa è stata una scoperta, cioè che ho scoperto una passione che non pensavo di avere. L’idea è quella di fare un’esperienza che mi possa servire un giorno”, rivela uno dei giovani coinvolti.

La rieducazione di questi ragazzi che hanno avuto momenti di smarrimento è l’obiettivo primario, come spiega Beatrice Draghetti, presidente di Fomal: “Quest’esperienza costituirà un ulteriore tassello nella formazione professionale di questi ragazzi che hanno a che fare con un pubblico vero. Non una simulazione”, ha spiegato. Grande soddisfazione anche da parte del direttore dell’istituto Alfonso Paggiarino: Questi ragazzi hanno bisogno di una speranza per il futuro, di fallimenti ne hanno già collezionati abbastanza. Devono ripartire da qualcosa di concreto e tangibile come può essere la soddisfazione di preparare al meglio un piatto per la gioia dei commensali”, ha concluso.

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