Johnson&Johnson, interrotti gli esperimenti sul vaccino anti Covid: il motivo

Johnson&Johnson interrompe le sperimentazioni su un possibile vaccino per debellare il COVID-19. La fase di stallo è dovuta ad effetti collaterali di un volontario, massima riservatezza sull’identità.

Johnson&Johnson, stallo sul vaccino anti Covid (Getty Images)
Johnson&Johnson, stallo sul vaccino anti Covid (Getty Images)

COVID-19, si continua a studiare un possibile vaccino. Se in Italia Di Maio rassicura che entro fine anno potrebbero arrivare le prime dosi, dall’America ci vanno più cauti: negli USA, infatti, la casa farmaceutica Johnson&Johnson – fra le più avanzate nella sperimentazione per il vaccino – ha interrotto ogni esperimento. Il motivo della “pausa forzata” sarebbero alcuni effetti collaterali riscontrati in un paziente: la reazione “senza motivazione” al trattamento ha indotto l’equipe medico scientifica a interrompere i test per capire cosa effettivamente possa essere successo.

Questa frenata, assolutamente necessaria vista la mole di persone coinvolte nelle sperimentazioni, rallenta la possibile messa in opera di una cura: verosimilmente, nella più ottimistica delle ipotesi, potremmo cominciare a vedere qualcosa nei primi tre mesi del prossimo anno. Come sottolinea anche il Ministro della Salute tedesco Jens Spahn, mentre Trump continua a parlare di prime dosi disponibili già prima delle elezioni americane (il prossimo 3 novembre).

Johnson&Johnson, stop agli esperimenti sul vaccino: problemi per un volontario

Johnson&Johnson, problemi per un volontario dopo il vaccino anti Covid (Getty Images)
Johnson&Johnson, problemi per un volontario dopo il vaccino anti Covid (Getty Images)

Intanto il Governo americano ha fatto sapere che finanzierà AstraZeneca, altra azienda farmaceutica avanti nelle sperimentazioni vaccinali sul COVID-19, con 486 milioni di dollari per avere 100mila dosi entro la fine del 2020 e un altro milione nel 2021. Nonostante lo stallo, in cui è incappata Johnson&Johnson, gli esperimenti proseguono su più versanti: nella nota che l’azienda farmaceutica ha diffuso si mantiene il massimo riserbo sull’identità dell’uomo che ha avuto dei problemi. Una volta compresa la natura del disagio si tornerà a lavorare a pieno ritmo.

Sul fronte scoperte, è possibile affermare con certezza – a stretto giro – se questi ritrovati (testati su oltre 30mila volontari arruolati in attesa della seconda fase di sperimentazioni) sono sicuri e pronti a stimolare il sistema immunitario. L’obiettivo primario, per il momento, resta proteggere almeno il 50% delle persone che ricevono un vaccino e che l’effetto duri almeno un anno. Resta concreta la possibilità che l’immunizzazione riduca i sintomi ma non la capacità di contagiarsi o contagiare, significa che potremmo aver ancora bisogno di mascherine e distanziamento per qualche mese. Anche dopo la possibile entrata in vigore di un vaccino attendibile. La battaglia al COVID-19 si arricchisce di un tassello in più.

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