Tablet, smartphone e bambini: dove è necessario tracciare la linea e perché

Tecnologia e bambini: gli smartphone, i tablet ed i social fanno male? Rischi e svantaggi di essere nati nel nuovo millennio.

Ad usare i social per comunicare dovrebbero essere gli adulti
(fonte: Pexels)

Non c’è nulla di male ad ammetterlo: sono tempi difficili per essere genitori ed anche per essere bambini!

Il mondo cambia velocemente e così gli usi ed i costumi; mettiamoci anche l’arrivo di una pandemia globale (con conseguente quarantena) e la frittata è fatta.

Chiusi in casa senza possibilità di svagarsi, abbiamo tutti usato la tecnologia per passare il tempo.
Film, serie tv e cartoni animati l’hanno fatta da padroni, così come i contenuti fotografici scattati da genitori e postati su tutti i social.

Il nostro rapporto con la tecnologia è davvero sicuro o siamo in pericolo?

Sharenting, social network, tecnologia e bambini: non staremo esagerando?

lasciare i bambini con il tablet può creare molti danni
(fonte: Pexels)

Come abbiamo già detto, i tempi sono cambiati.
Abbiamo costumi con microchip che ci aiutano a non perdere di vista i bambini, applicazioni salvavita e fotocamere potentissime riunite in un unico strumento: il telefono.
Non ci si riunisce più in salotto, dopo una cena tra amici e parenti, per guardare le diapositive delle vacanze estive tutti insieme.
Adesso le foto le troviamo sui social dove le abbiamo sempre a disposizione, a portata di smartphone, e le possiamo condividere con facilità su tutte le piattaforme.

Ci basta tirare fuori il telefono e possiamo scattare in poco tempo un numero altissimo di immagini.
Immagini dolcissime, tenere ed anche molto belle!
Perché non condividerle su Facebook o su Instagram?

Proprio questo è il problema, con una sua definizione ben precisa: sharenting.
Questa parola fonde i due termini inglesi share parenting che significano rispettivamente condividere e fare i genitori.

Sono sempre di più infatti i genitori (ma anche i nonni, gli zii, gli amici, i compagni ed in generale gli adulti) che condividono ogni giorno foto di bambini, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Che invece ci sono e sono purtroppo anche gravi.
Esponendo i nostri bambini sui social, postando l’allenamento di calcetto, il bagnetto nella vasca di casa o la festa di compleanno con gli amici stiamo inconsapevolmente condividendo informazioni sensibili e dettagliate sulla vita dei minori dei quali siamo tutori.
Niente di più sbagliato! Il web è pieno di malintenzionati, che possono usare queste informazioni a loro vantaggio.

E non è finita qui: documentando ogni sospiro della nostra giornata insieme ai bambini, gli stiamo comunicando che le esperienze che vivono non sono complete a meno che non ci sia una controprova social.

Bambini e smartphone: stiamo sbagliando

tecnologia e bambini
(fonte: Pexels)

I bambini più piccoli esposti alle nostre fotocamere magari non capiscono; ma quelli più grandicelli (12-13 anni) chiedono a gran voce di avere il proprio telefono personale, per scattare selfie da postare online e mandare agli amici.
Comportamenti che possono diventare pericolosi ma che abbiamo ispirato proprio noi.

Sempre di più, infatti, sono gli studi e gli articoli che dimostrano come bisognerebbe negare gli strumenti tecnologici ai nostri bambini. 
Fino ai due anni tablet e cellulare sono da considerare dannosi.
Dai due anni in poi, l’uso degli strumenti multimediali è permesso ma in quantità limitate e mai senza supervisione di un adulto.

Quanti bambini vediamo, però, abbandonati da soli di fronte al tablet al ristorante, che devono essere imboccati perché non distolgono lo sguardo dallo schermo?

Genitori e tutori, abbagliati anche dai contenuti proposti sui social dalle star (gli influencers in primis) non si fanno scrupoli e trattano i bambini come veri e propri adulti.

Troppe ore al telefono sono dannose per i bambini
(fonte: Pixabay)

Tecnologia e bambini non vanno di pari passo: altrimenti ai più piccoli non è permesso esprimere le proprie emozioni, annoiarsi e scoprire la bellezza e l’importanza di giocare all’aperto.

È ora di riflettere insieme sulle nostre responsabilità… sociali.

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