Carceri | Arriva la “stretta” sui domiciliari ai condannati per mafia

Il Consiglio dei Ministri ha attuato, attraverso un Decreto Legge, una stretta importante sugli arresti domiciliari concessi ai condannati per mafia a causa della pandemia. Il nuovo iter per riportare i detenuti in carcere.

Domiciliari ai mafiosi, stretta finale per riportarli in carcere
Domiciliari ai mafiosi, stretta finale per riportarli in carcere (Getty Images)

L’emergenza Coronavirus tiene vivo un altro argomento, quello legato al destino degli esponenti di criminalità organizzata: coloro che sono finiti in carcere per mafia e associazione a delinquere. Gran parte di questi detenuti sono finiti nuovamente nell’occhio del ciclone a causa della pandemia.

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Ha fatto molto discutere, infatti, la concessione dei domiciliari ad alcuni condannati per mafia data l’inadeguatezza delle carceri a garantire le condizioni igienico-sanitarie adeguate in questa situazione complessa: la salute dei detenuti è la prima cosa, per questo 376 criminali (dati stimati da Repubblica) sono stati rispediti a casa – scattati gli arresti domiciliari – generando il caos e la polemica generale.

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Carceri, nuova stretta sui detenuti ai domiciliari in pandemia
Carceri, nuova stretta sui detenuti ai domiciliari in pandemia (Getty Images)

Gli attacchi, da più parti, anche autorevoli, al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non si sono fatti attendere. Al punto che il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge per riportare in carcere coloro che temporaneamente sono stati fatti uscire: “Si teme che possano ricostruirsi determinati ingranaggi della criminalità organizzata – fanno sapere i magistrati antimafia – con i capi mandamento non più dietro le sbarre”.

Allora si corre ai ripari e arriva la ‘stretta’ – così è stata definita dal Consiglio dei Ministri – sugli accusati di reati legati al crimine organizzato di stampo mafioso o terroristico. Nello specifico i detenuti e internati sottoposti al 41bis. I quali possono, dunque, ottenere i domiciliari o un deferimento dall’esecuzione della pena per motivi di salute legati al Coronavirus.

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Tuttavia, i provvedimenti specifici dovranno essere valutati ogni mese dal magistrato di sorveglianza che li ha concessi inizialmente. Non appena sarà appurato che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria potrà disporre di strutture penitenziarie o reparti di medicina protetta adeguati alle condizioni precarie del detenuto, ogni beneficio domiciliare verrà immediatamente revocato. L’obiettivo finale resta quello di far scontare la pena al detenuto senza rischi per la salute. Stretta anche sui colloqui con parenti o congiunti, possibili saltuariamente e a distanza tramite l’utilizzo di Internet e telefono: previsto almeno un colloquio al mese dal vivo.

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