Covid-19, il premier Conte in Senato | “L’Italia riparte così”

Covid-19, il premier Giuseppe Conte oggi parla in Senato e poi andrà anche alla Camera per illustrare tutti i prossimi passaggi verso la ripresa

 

Giuseppe Conte
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Covid-19, il premier Giuseppe Conte ha affrontato l’aula del Senato come farà anche con la Camera. Un passaggio necessario perché come ha spiegato lui stesso d’ora in poi il Parlamento sarà coinvolto in prima persona nelle decisioni.
E in vista ce ne sono molte, dai provvedimenti per la cosiddetta Fase-2 dell’Italia ai contributi economici in arrivo dall’Europa con o senza Mes. Tutti concentrato in cinque punti essenziali. Il primo è mantenere e far rispettare il distanziamento sociale. Quindi in attesa di una terapia e un vaccino, promuovere il mezzo tecnologico finché non ci sarà una specifica.

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Poi, come secondo punto rafforzare le reti sanitarie del territorio come prima arma principale per combattere il virus. E punto 3, intensificare in tutto il territorio i Covid-hospital. Infine l’utilizzo corretto dei test e il rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti. Proprio per questo dal 19 aprile sono stati distribuiti dalla Protezione Civile poco più di 3.900 ventilatori, 500 mila tubi e 117 milioni di mascherine di varia tipologia.
Il premier ha ribadito la necessità di rispettare il lockdown in Italia fino al 3 maggio “affinché i risultati conseguiti non andassero perduti”. E comunque il Paese andrà incontro ad una fase delicata, quella dell’allentamento delle misure: “Il comitato di esperti del Governo sta studiando le migliori strategie possibili per ripartire su imprescindibili basi di sicurezza”. Un programma omogeneo e non differente regione per regione, per non compromettere tutti i progressi.

Fondi dello stato e Mes, la posizione di Conte

Conte
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Fondamentale è però la parte economica dei provvedimenti. Per questo è stato ideato un fondo di aiuto per oltre 400 milioni di euro, anticipati dalla Protezione Civile ai comuni italiani. Sono quelli che i cittadini hanno ricevuto sotto forma di buoni spesa. Inoltre 75 miliardi serviranno a finanziare varie misure “per il rafforzamento del personale sanitario, della Protezione Civile e della sicurezza”. Ma anche come ammortizzatori sociali, casse

integrazioni e aiuti per le partite Iva.

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Fondamentale però adesso è il ruolo dell’Europa. Perché nessuno può permettersi di ripetere gli stessi errori seguiti alla crisi mondiale del 2008. E allora spunta il Mes: “Si è alimentato un dibattito che rischia di dividere l’Italia. L’Europa non deve ritrovarsi a chiedere scusa nei confronti di nessun Paese come accaduto in passato. Di fronte alla sfida epocale che abbiamo di fronte, non si può pensare di affrontare la situazione con un Mes impostato per crisi assai diverse”.

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Conte però ha ribadito che lo strumento non può essere il Mes, almeno non per l’Italia. Non ha nascosto che la trattativa in Europa è complessa. Ma se l’Italia inizialmente era sola in questa battaglia, adesso ci sono almeno 8 Paesi tutti dalla stessa parte.
“Non possiamo ancora aspettare – ha concluso – ed è per questo che non potrà accettare un negoziato al ribasso. Qui non ci saranno alcuni vincitori e alcuni perdenti. Sono assolutamente convinto che o vinceremo tutti, o perderemo tutti”.

 

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