Quarantena | Dall’OMS la Videogiochi – terapia contro la depressione

I videogiochi salveranno il mondo durante la quarantena? Probabilmente sì, anche se non servono a combattere il Coronavirus. Ecco perché l’OMS ha ammesso che giocare, oggi, è quasi una cura.

videogiochi oms
(Foto: Instagram)

Sui videogiochi la società occidentale si è sempre divisa: da una parte ci sono coloro che mettono in guardia contro i pericoli della dipendenza da videogames, dall’altra ci sono coloro che combattono per veder riconosciuti gli e-gamer, cioè i videogiocatori, come dei veri e propri sportivi.

Come si può facilmente immaginare, tra chi si preoccupa delle conseguenze dei videogiochi sui bambini e sui ragazzi ci sono milioni di genitori, mentre a sostenere la dignità e l’utilità dell’intrattenimento videoludico ci sono principalmente le generazioni più giovani.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità in passato ha pesantemente condannato i videogiochi, affermando che essi sviluppano una dipendenza simile a quella sviluppata dal fumo, dall’alcool o dalle droghe, favorendo anche l’emulazione di comportamenti pericolosi e illegali come il furto, l’omicidio e l’utilizzo di armi.

Oggi però, durante la quarantena mondiale contro il Coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sembra essere tornata sulle proprie decisioni e aver cambiato opinione in merito all’intrattenimento videoludico.

Come e perché è avvenuta questa trasformazione?

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Videogiochi: per l’OMS in quarantena diventano canali privilegiati di socializzazione

Videogiochi quarantena
(Foto: Instagram)

Essere confinati tra le quattro mura di casa per giorni e giorni può avere pesantissime conseguenze sulla psiche, aumentando i livelli di stress e l’aggressività nei confronti delle persone che dividono con noi lo stesso appartamento.

Questo comporta grandi difficoltà nel mantenere un’atmosfera serena in casa: gestire i conflitti familiari in maniera sana diventa sempre più difficile con il trascorrere del tempo e con l’aumentare dello stress.

Come se non bastasse i bambini e i giovani che sono abituati a trascorrere molto tempo all’aria aperta soffrono in maniera ancora più acuta per la “segregazione” obbligatoria che sono costretti ad affrontare.

Chi sta affrontando la quarantena da solo, invece, può incorrere facilmente nel rischio di depressione che normalmente si combatte facendo attività fisica o attività sociali che in quarantena naturalmente è quasi impossibile praticare.

A questa serie di problematiche, in maniera non del tutto inaspettata i videogiochi possono fornire una serie di soluzioni molto positive per lo stato di salute psicologico delle persone in quarantena.

Se ne è accorta anche l’OMS, che ha lanciato in queste settimane l’hashtag #PlayApartTogether, ovvero “giochiamo distanti ma insieme”, invitando i giovani a mantenere le distanze sociali coltivando allo stesso tempo i rapporti interpersonali. 

Impossibile? No. Come sanno benissimo tutti coloro che hanno giocato ai videogame almeno una volta nella vita, moltissimi titoli permettono di giocare in modalità multiplayer, cioè comunicando e coordinandosi con altri giocatori che nella maggior parte dei casi sono amici veri e propri.

Oltre a impegnarsi in attività di gruppo (raggiungere un’obiettivo, sconfiggere la squadra avversaria, pianificare una strategia militare) che “svegliano” il cervello assopito con grosse scariche di adrenalina, la modalità multigiocatore permette di fare attività di gruppo in piena sicurezza, mantenendo sani e proficui rapporti sociali anche tra persone che per colmo di sfortuna sono bloccate in Paesi o continenti differenti.

Come riporta Il Sole 24 Ore, il professor Metto Lancini dell’Università di MIlano Bicocca e psicoterapeuta, ha spiegato: “Il gaming non è solo un’area nella quale i giovani lavorano sulla rappresentazione di sé e del proprio corpo: al contrario, soprattutto in un momento di isolamento forzato chat, comunicazioni via microfono e partite condivise sono un ambito privilegiato di socializzazione”.

La solitudine positiva del videogiocatore

Videogiochi dipendenza
(Foto: Pixabay)

E chi non ha modo di giocare insieme agli amici ma è costretto per una serie di motivi a giocare ai videogiochi da solo? 

Anche un videogiocatore in solitaria godrà di enormi benefici psicologici grazie all’uso di videogame: esplorare zone sconosciute, scoprire misteri, risolvere enigmi, lanciarsi in acrobazie umanamente impossibili ci permettono di uscire dall’immobilismo forzato a cui la quarantena ci costringe e di volare (almeno) con la fantasia.

 

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Naturalmente, l’importante è non esagerare, nemmeno in quarantena. Giocare per un numero limitato di ore al giorno e non lanciarsi in maratone giorno – notte è fondamentale per mantenere un bioritmo sano e non peggiorare il proprio stato psicofisico in vece che migliorarlo.

Penny videogames
Penny, The Bing Bang Theory (Screenshot da You Tube)

È ironico pensare che solo una manciata di mesi fa la dipendenza da videogiochi, cio è il “gaming disorder”, è stata inserita nell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems. Eppure, a quanto pare, i videogiocatori salveranno il mondo (e stavolta non è un gioco).

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