Social Network | Scanzi-Salvini, scontro fra titani mediatici

Da alcune settimane sta appassionando sul Web lo scontro (dialettico) fra il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi e il leader della Lega Matteo Salvini. I motivi del dibattito.

Scanzi e Salvini a La7
Scanzi e Salvini a La7 (Twitter)

La politica, oggi, è anche una questione di nervi. A volte saldi, a volte tesi. Ci si gioca tutto su attimi, nell’era in cui i tweet hanno preso il posto dei congressi di partito, i nuovi leader scendono in piazza e al posto di stringere mani scattano selfie: Matteo Salvini lo sa bene, il leader leghista – aspirante premier e Ministro dell’Interno nella scorsa legislatura – ha fatto della condivisione un proprio vessillo. Davanti e dietro una tastiera, è presente infatti su tutti i social network, e in piazza. Senza cordoni, o impedimenti, pronto a farsi notare come può. Celeberrime le sue felpe a tema, da sfoggiare ogni volta a seconda dell’occasione.

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A proposito di temi, Salvini ha parlato quasi sempre di immigrazione, con toni diversi, per poi passare a difendere gli italiani attuando la strategia della presenza costante su vari fronti. È stato anche attaccato per questo e, soprattutto, per come – a detta di molti – amasse mischiare le carte in tavola. Specialmente dopo l’ultima (più recente) crisi di governo: lui ne fa una questione di “attaccamento alle poltrone”, gli oppositori invece addossano ogni responsabilità della fine dell’esecutivo gialloverde al leader del Carroccio.

Scanzi-Salvini, quando il politico con lo smartphone incontra lo scrittore sferzante: le fasi dello scontro mediatico

Il Libro di Andrea Scanzi "Il Cazzaro Verde"
Il Libro di Andrea Scanzi “Il Cazzaro Verde”

In medio stat virtus, solitamente. E nel mezzo, quasi sempre, si trovano i giornalisti: a dover serrare le fila di questa bagarre costante che si definisce politica. Più di un cronista ha fatto notare a Salvini quanto amasse dissuadere i propri interlocutori con argomentazioni poco ficcanti, fatte perlopiù da slogan e frasi ad effetto, un guazzabuglio di retorica che – secondo alcuni esponenti della carta stampata – potrebbe essere oggetto di studio e ilarità (amara).

Ha provato a dar seguito a questa convinzione Andrea Scanzi, giornalista de “Il Fatto Quotidiano” e scrittore, che sovente punzecchia il leader della Lega attraverso i propri social di riferimento utilizzando l’ironia al posto del disappunto becero. Quest’arma – nei confronti di Salvini – può dirsi vincente. Perlomeno stando ai numeri della sua ultima fatica letteraria: “Il Cazzaro Verde”, ritratto scorretto di Matteo Salvini, edito da Paper First che sta collezionando ristampe in modo considerevole a poche settimane dalla sua uscita in libreria: la cosa, c’era da aspettarselo, non ha entusiasmato l’ex Ministro dell’Interno.

Se prima non correva buon sangue tra i due, ora circola vetriolo. Tuttavia Scanzi appare – probabilmente è – meno coinvolto: sfrutta l’ira altrui a proprio vantaggio, per riderci sopra. “Resta poi da sottolineare la rabbia incurabile del Cazzaro Verde, il cui successo del mio libro lo ha proprio mandato via di testa. Due settimane fa mi ha attaccato dopo un mio intervento a Otto e Mezzo, giorni fa ho scoperto che è arrabbiato nero con me e non accetterà più confronti televisivi con me. E ora mi riattacca di nuovo”, scrive il giornalista su Facebook.

Salvini risponde attraverso altrettanti post in cui prende di mira la penna del Fatto: “Toc-toc! Secondo i soliti intellettuali sinistri le tivù mi favoriscono per sudditanza psicologica”… le comiche”, questa tiritera mediatica si ripete ormai da tempo. Il riferimento del leader del Carroccio è alle sottolineature che taluni reporter, tra cui Scanzi, hanno fatto. I cronisti rimarcherebbero come alcuni colleghi, nell’intervistare Salvini, calcherebbero esageratamente la mano.

Negli occhi di molti intanto rimane ancora quel confronto faccia a faccia fra l’autore de “Il Cazzaro Verde” e il volto della Lega: “Cosa gli ho fatto? Gli ricordo qualcuno che gli ha rubato il motorino da piccolo?”, incalzava Salvini mesi fa a Carta Bianca dalla Berlinguer, Scanzi ribatteva agilmente: “Vai sempre in tivù a fare monologhi, per una volta che trovi qualcuno che fa delle domande” con una spiccata autoreferenzialità. Da quel 17 settembre i rapporti fra i due non sono migliorati, anzi.

Uno appare visibilmente tirato, l’altro tira in libreria raccontando le vicissitudini politiche di un esponente poliedrico sotto molti aspetti. Insomma non si sa dove finisca la fantasia e cominci la realtà: sembra tutto come un romanzo, appunto, il cui incipit è stato favorito (anche) dalla piazza telematica. Tanto cara a Salvini e altrettanto favorevole a Scanzi. Entrambi, per ragioni diverse, hanno un seguito considerevole. Pubblico inconsapevole della bagarre divenuta tendenza anche grazie all’indolenza di un Paese in attesa di giudizio. Per adesso le somme si tirano in libreria e dinnanzi ad un pc, aspettando (forse) la prossima chiamata alle urne.

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