Anoressia e Bulimia nervosa in gravidanza e post parto

I disturbi del comportamento alimentare in gravidanza e post parto: come affrontare la bulimia, l’anoressia nervosa e altri disturbi legati all’alimentazione. Sintomi, cause e cure

Anoressia e bulimia in gravidanza e post parto (Istock Photos)

La gravidanza dovrebbe essere il periodo, nella vita di una donna, più bello in assoluto. Purtroppo non per tutte è così, i cambiamenti legati al corpo della donna in stato interessante, possono portare allo sviluppo di alcune patologie legate proprio al mondo dell’alimentazione. Non tutte accettano questi cambiamenti fisici come dovrebbero e, ovviamente, alla base dell’insorgenza di tali patologie in gravidanza vi è sempre una storia pregressa, nascosta, legata appunto al disturbo del comportamento alimentare. Con la scoperta di una gravidanza benché voluta, si cela per queste donne, l’ansia del cambiamento, del controllo ossessivo del proprio corpo e, se non prese in tempo queste fissazioni possono tramutarsi in vere e proprie malattie dello spettro psichico. Come capirlo? Quali sono i sintomi legati ad un disturbo del comportamento alimentare? Soprattutto come uscirne per non nuocere alla salute della futura o neo mamma e del bimbo? Scopriamo insieme questo mondo non troppo conosciuto e cerchiamo di analizzarne i comportamenti.

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I disturbi del comportamento alimentare in gravidanza

Anoressia e bulimia nervosa in gravidanza e post parto (Istock)

I disturbi alimentari possono presentarsi nelle diverse fasi del ciclo di vita della donna, quindi anche in gravidanza e nel postpartum. I dati parlano chiaro, si stima che tra il 5% e il 6% delle donne negli Stati Uniti abbia o abbia sofferto di anoressia nervosa, bulimia o di un disturbo dell’alimentazione non altrimenti specificato. L’incidenza dell’anoressia durante la gravidanza è stimata intorno all’1%, quella della bulimia nervosa sembra maggiore dell’1%. Studi retrospettivi e longitudinali su donne affette da disturbi alimentari nel periodo perinatale, mostrano che i sintomi del disturbo tendono a migliorare durante la gravidanza ma peggiorano dopo il parto. I comportamenti patologici delle pazienti bulimiche (abbuffate, condotte di eliminazione) sembrano ridursi in gravidanza per riprendere nel post-partum. Inoltre l’insoddisfazione per l’aumento ponderale e il cambiamento del corpo nelle donne affette da bulimia aumenta durante la gravidanza mentre i comportamenti autodistruttivi (abitudini tabagiche, consumo di alcool) si riducono. È molto importante poter identificare una donna che soffre di disturbo alimentare in gravidanza, al fine di poter disporre una presa in carico tempestiva e multidisciplinare. Ma cosa sono, nello specifico, i disturbi del comportamento alimentare? E come subentrano in gravidanza e post parto?

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) (anoressia mentale, bulimia nervosa, disturbi da alimentazione incontrollata), sono patologie che portano la persona ad avere un rapporto distorto con il cibo, il peso e l’immagine corporea; colpiscono prevalentemente donne, in età adolescenziale e pre-adolescenziale ma non solo, se non curata, questa patologia si protrae nel tempo e si accentua nel caso di una gravidanza o meglio di un post parto.
Tali condizioni si esprimono con un controllo rigido del cibo, che può portare a una magrezza estrema oppure, al contrario, con la perdita di qualsiasi regolamentazione sull’assunzione di cibo, che ha come esito un aumento di peso, il sovrappeso e/o l’obesità.
In tutti i casi, l’eccessiva preoccupazione riguardo al corpo e alle sue dimensioni e la tendenza al perfezionismo, quasi sempre presente, sono sintomi dello sviluppo di giovani donne che combattono una lotta disperata contro la sensazione di essere incapaci di condurre la loro vita. Attraverso il rapporto con il cibo e con il proprio corpo, queste donne esprimono l’impotenza di fronte ai problemi della vita e l’incapacità di portare a termine i compiti evolutivi richiesti.
L’insoddisfazione legata al rapporto con il proprio corpo sottende infatti un senso di inettitudine più generale rispetto a se stessi e la propria identità. In queste donne è presente un’incapacità di focalizzarsi sulle proprie emozioni, di riconoscerle e comunicarle agli altri. Ciò determina una difficoltà nella percezione di un senso di Sè definito e autentico, un deficit nella creazione di confini chiari e un conseguente disturbo nella consapevolezza e nella definizione della propria immagine corporea. Quali sono gli effetti di questa sintomatologia sulle donne?

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Quali sono gli effetti di un disturbo alimentare in gravidanza e post parto?

Anoressia e bulimia nervosa in gravidanza e post parto (Istock Photos)

La gravidanza in una donna con un disturbo alimentare appare un evento che si pone in contrapposizione con il significato e le problematiche sottostanti questa sindrome. La magrezza o l’aspirazione ad essa sembrano inconciliabili con le rotondità del corpo di una donna in attesa di un figlio. Inoltre, la gravidanza pone la donna a confronto con aspetti quali la corporeità, l’alimentazione, la sessualità e la propria identità femminile adulta, che costituiscono il nodo cruciale dei DCA.
In realtà la gravidanza non rappresenta un evento così raro, soprattutto tra le donne bulimiche.
Se nelle anoressiche la mancanza di ciclo mestruale ne compromette la fertilità, nella bulimia quest’ultima è solo alterata o irregolare: infatti il 75% di donne con bulimia nervosa possono potenzialmente divenire madri.
Inoltre, anche nelle donne con anoressia, il recupero di un peso sufficientemente stabile può ripristinarne la capacità riproduttiva, con probabilità di una gravidanza intorno al 30%.
I dati relativi all’esperienza della gravidanza e della maternità nelle donne con DCA sono ancora esigui e poco recenti. Gli studi presenti sugli effetti che la gravidanza ha sulla sintomatologia delle future madri riportano una gamma di risultati che variano da una risoluzione del disturbo alimentare al suo aggravamento.
Nella maggior parte delle ricerche finora condotte, si evidenzia che i sintomi tendono a ridursi o addirittura a scomparire, in particolare dopo il primo trimestre. Spesso, tuttavia, dopo il parto si assiste ad una ricomparsa della sintomatologia alimentare o al suo peggioramento.
La paura di acquistare peso e di accogliere le trasformazioni legate alla gravidanza sembrano presenti soprattutto nei primi mesi di gestazione, ed è accompagnata da una reazione spesso negativa alla scoperta di essere in attesa di un figlio. Successivamente, invece, i sintomi, sia nel caso dell’anoressia che della bulimia, migliorano per tutto il resto della gravidanza.
Queste future mamme durante la gestazione potrebbero sentirsi sollevate dalla responsabilità di mantenere un peso perfetto. Tuttavia, la principale motivazione sembra essere la preoccupazione per il benessere e la salute del feto. La madre tende a scegliere di adottare abitudini alimentari più sane e limitare o eliminare il vomito, per proteggere il bambino dai danni che lei stessa potrebbe determinare a causa della sua patologia.
Se dal secondo trimestre di gravidanza migliora la percezione dell’immagine corporea, nel periodo post parto il grado di insoddisfazione corporea aumenta considerevolmente: spesso le preoccupazioni per il peso riemergono e con esse anche la sintomatologia alimentare.

Fattori di rischio che portano allo sviluppo di un disturbo alimentare in gravidanza

dca segnali anoressia bulimia Anoressia e Bulimia in gravidanza e post parto (istock Photos)

Fattori di rischio che possono promuovere un esordio anoressico in gravidanza sono:

  • Storia di depressione nella precedente gravidanza
  • Storia pregressa di depressione
  • Aumento eccessivo di peso nella precedente gravidanza
  • Commenti inadeguati rispetto all’aumento di peso accumulato in gravidanza
  • Storia pregressa di diete
  • Complicazioni ostetriche
  • Difficile rapporto con il sesso
  • Rapporto ambivalente con la figura materna
  • Storia pregressa di disturbo alimentare

I Segnali dell’anoressia nervosa in gravidanza e post parto

anoressia, bulimia Anoressia e bulimia in gravidanza e post parto, i sintomi (Istock Photos)

I segnali a cui prestare attenzione per capire se una donna in stato interessante è affetta da Anoressia nervosa non sono sempre così evidenti, ecco perché è fondamentale, per il compagno/marito o chi vive a contatto con la donna incinta o appena partorito, coglierli appena possibile, in modo da poter intervenire prontamente.

  • Riduzione progressiva dell’alimentazione e dei pasti;
  • suddivisione in cibi “giusti”= con poche calorie e “sbagliati”= troppo calorici
  • Senso di benessere e di autostima quando si riesce a seguire la dieta
  • sensi di colpa quando si ritiene di aver mangiato troppo e male
  • Presenza di abitudini alimentari inusuali: sminuzzare troppo il cibo, mangiare molto lentamente
  • Conteggio ossessivo delle calorie assunte
  • Mangiare in modo monotono sempre gli stessi alimenti
  • Ansia e inquietudine per modifiche inattese del programma pasti
  • Forte interesse per la cucina: aspetti salutistici e diete dimagranti
  • Cucinare per gli altri piatti che la donna non mangia
  • Controllo eccessivo di ciò che cucina la madre, imponendo gusto e abitudini
  • Solitamente non permettono ai familiari di mangiare meno di loro
  • Solitamente la donna cerca di mangiare da sola
  • Dieta, peso, cibo e cucina come argomento centrale di ogni discussione
  • Il controllo del peso corporeo diventa ossessivo: ogni giorno la persona sale sulla bilancia o la evita con paura
  • Abuso di farmaci che si pensano utili al fine di perdere peso
  • La funzione e la regolarità dell’intestino diventano delle vere fisse (abuso lassativi)
  • Presenza di disturbi digestivi che condizionano l’alimentazione: la donna lamenta di non poter mangiare per il timore di sintomi/dolori alla digestione
  • Tendenza a evitare le situazioni conviviali con la famiglia o gli amici. Adducono scuse: già mangiato, prendere impegni per ora pasti
  • Tendenza all’isolamento sociale e familiare
  • Impegno costante ed esagerato in attività fisiche molto spesso pesanti
  • Irritabilità se viene modificato programma alimentare (pasto) o attività fisica
  • Si lamenta del freddo e si veste in maniera più pesante del necessario
  • Aumenta l’ansia per le prestazioni scolastiche o lavorative con tendenza al perfezionismo (aumentano le ore dedicate allo studio o al lavoro)

I sintomi e i segnali di una bulimia nervosa in gravidanza

Anoressia e bulimia nervosa in gravidanza, i sintomi (Istock)

I sintomi della bulimia aumentano durante la gravidanza e si riconoscono 3 momenti in cui donne con storia di disturbo alimentare sono ad alto rischio di ricaduta:

  • diagnosi di gravidanza,
  • inizio del secondo trimestre (quando la gravidanza diventa evidente),
  • post-partum.

La diagnosi è una: abbuffate ricorrenti. Queste vengono distinte in 6 fasi precise:

  1. Mangiare in un periodo di tempo circoscritto una quantità di cibi calorici indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili.
  2. Sensazione di perdere il controllo nel corso dell’episodio (sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando)
  3. Ricorrenti condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso
  4. Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano in media 2 volte la settimana o più, per tre-sei mesi
  5. I livelli di autostima sono indebitamente dipendenti dal peso e dalle forme del corpo
  6. Il disturbo non si verifica soltanto nel corso di episodi di AN (Anoressia Nervosa)

Mentre, per ciò che riguarda i segnali da tenere in considerazione per la Bulimia Nervosa di una donna in stato interessante e post parto sono:

  • Alterazioni di periodi di dieta ferrea con periodi in cui mangia troppo
  • La donna si alza subito dopo i pasti e vi rimane assente a lungo
  • Presenza di eccessiva alimentazione in periodi di maggior stress e modalità “voraci” di consumare i pasti
  • La donna mangia molto senza però aumentare di peso
  • La donna mangia di nascosto, nasconde quello che mangia, il cibo “scompare” inspiegabilmente dal frigo e si trova cibo nei posti inusuali (scorte alimentari nascoste)
  • Acquisto di grandi quantità di cibo
  • Bere molti liquidi soprattutto durante i pasti
  • Disordine in bagno o odore di vomito

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I rischi perinatali per le donne affette da disturbi alimentari in gravidanza

Anoressia e bulimia nervosa in gravidanza (Istock)

  • Parto cesareo (per coloro che sono affette da bulimia nervosa)
  • Abuso di sostanze, alcol e tabacco
  • Peggioramento dei sintomi dopo il parto
  • Eccessivo aumento di peso materno (Bulimia nervosa)
  • Macrosomia fetale (cioè peso del neonato alla nascita superiore ai 4 kg) (Bulimia nervosa)
  • Microcefalia fetale
  • Difetti del tubo neurale
  • Diabete gestazionale (Bulimia nervosa)
  • Iperemesi gravidica
  • Compromissione del legame mamma-neonato
  • Carenza di micronutrienti
  • Sentimenti negativi nei confronti della gravidanza
  • Difficoltà di alimentazione del neonato
  • Difficoltà di guarigione dell’episiotomia (piccola incisione del perineo che si pratica quando il parto naturale diventa difficile)
  • Depressione post parto
  • Aborti spontanei
  • Nascita di bambini morti (Bulimia Nervosa)
  • Riduzione del peso fetale
  • Basso indice di Apgar: è il risultato di una serie controlli eseguiti sul neonato, nei primi minuti di vita. Questa valutazione stabilisce rapidamente quale sia lo stato di salute del bambino appena nato, fornendo un primo giudizio circa l’efficienza delle funzioni più importanti del suo organismo. In tal caso quando l’indice risulta basso induce i medici ad intensificare gli accertamenti post-natali.
  • Presentazione podalica del feto
  • Nascita con il forcipe
  • Labbro leporino e palatoschisi
  • Gravidanza non programmata (Anoressia nervosa)

I Rischi per la salute del neonato

Anoressia e bulimia in gravidanza, i rischi per il feto (Istock)

Partendo dal presupposto che in gravidanza il regime alimentare della madre è fondamentale per un corretto apporto nutritivo del feto, diversi studi hanno tentato di stabilire se e quanto i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) possano costituire una condizione di rischio per lo sviluppo del nascituro.
Nei casi in cui restano presenti la restrizione calorica, il vomito, l’esercizio fisico eccessivo e/o l’abuso di lassativi, sono emerse possibili complicanze, sia per il nascituro che per la madre stessa.
Alcuni ricercatori, per esempio, in studi condotti su soggetti con presente una sintomatologia anoressica o bulimica nervosa, hanno riportato un tasso di aborti significativamente più elevato, complicazioni ostetriche, un maggior rischio di ritardo di crescita uterina, di parto pre-termine, e di partorire un neonato con peso basso alla nascita.
Tra i disturbi più frequentemente rilevati nelle gestanti con Disturbo Alimentare, vi sarebbero inoltre alterazioni cardiache ( aritmie, diminuzione del battito) dovute per lo più alla deprivazione alimentare; alterazioni elettrolitiche, causate da abuso di lassativi e di diuretici e pratiche di svuotamento; atrofia delle ghiandole mammarie e alterazioni del metabolismo osseo.
E’ stata inoltre riscontrata una maggiore difficoltà nella risoluzione di episiotomie, così come accennato poc’anzi.

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Disturbi Alimentari e relazione psicologica con la madre

Anoressia e bulimia in gravidanza (Istock)

La gravidanza e la maternità rappresentano un’esperienza importantissima dell’universo femminile, che comporta un cambiamento radicale nella dimensione corporea, psicologica e sociale della donna.
Tra le implicazioni psicologiche che la futura madre si trova ad affrontare, particolare importanza assumono i vissuti di fusione e separazione con il proprio bambino, che riportano inevitabilmente a un ricordo dei primi stadi del proprio sviluppo, al rapporto con la propria madre e ai processi di individuazione e separazione da lei.
Il lungo processo di differenziazione dalle figure di accudimento primarie (madre e/o padre) che ha accompagnato il suo sviluppo può essere messo in crisi dallo stato simbiotico e di fusione che la futura madre si trova a vivere con il proprio figlio nel periodo di gestazione. Ad un livello più profondo questo provoca ed evoca nella donna il ritorno alla sua situazione di fusione originaria con la propria madre, che può essere vissuto positivamente come felice ricomposizione dell’unità perduta, ma per alcune donne può essere percepito come una minaccia al proprio senso di sé, una perdita della propria identità di soggetto non madre. Lo sviluppo del rapporto madre-bambino è il processo psicologico centrale del periodo perinatale. Lo sviluppo del bambino è organizzato nel contesto delle relazioni precoci, pertanto una valutazione dei rischi per tale sviluppo deve includere un approfondimento della relazione mamma-bambino. La relazione madre-bambino inizia già durante la gravidanza e consiste essenzialmente in idee ed emozioni attivate dal bambino che trovano la loro espressione nei comportamenti affettivi e protettivi della madre.

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Anoressia e Bulimia nervosa in gravidanza e post-parto: Come curarle

Anoressia e bulimia in gravidanza e post parto, come intervenire (Istock Photos)

Per queste future-neo mamme affette da Disturbi alimentari, la disponibilità all’ascolto da parte del marito, prima, e di uno specialista dopo è un requisito indispensabile per procedere a una corretta azione di prevenzione, diagnosi e trattamento. Queste competenze devono essere applicate da ogni professionista della salute che incontra la donna nei diversi periodi della maternità e non sono specifiche dello specialista psichiatra o psicologo. Un’attenzione particolare al periodo della gravidanza e del puerperio dovrebbe essere riservata indipendentemente dalla presenza di condizioni psicopatologiche, in quanto la maternità risulta essere un’epoca di crisi e di cambiamento al quale spesso la donna fatica ad adattarsi. La presenza di sentimenti contrastanti ed emozioni ambivalenti può caratterizzare questo percorso di adattamento alla maternità, pertanto è necessario avere un’apertura accogliente e non giudicante e un ascolto attivo per esplorare la natura e i significati degli stessi e diminuire la probabilità che evolvano successivamente. È importante avere la consapevolezza che indagando il malessere di una madre in gravidanza o nel post parto si possono rilevare condizioni cliniche ad alto rischio per la donna o per il bambino. Oltre al parlare, all’ascoltare la madre affetta da tali patologie, è indispensabile anche un secondo step, decisivo per la guarigione: gli interventi psicologici mirati. Le strade da intraprendere sono:

  • Riabilitazione nutrizionale: Aiuta i pazienti a confrontarsi con le proprie preoccupazioni riguardo all’aumento di peso e i cambiamenti dell’immagine corporea (anoressia) ;Minimizza la restrizione alimentare e corregge i deficit nutrizionali (bulimia)
  • Psicoterapia:L’intervento psicologico deve essere effettuato da uno psicoterapeuta professionista, possibilmente con competenze specifiche sulla maternità. La decisione rispetto al tipo di psicoterapia deve essere basata su: Preferenze espresse dalla paziente, Fattibilità di un particolare tipo di psicoterapia, Gravità del disturbo.

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  • Terapia cognitivo-comportamentale: Lo scopo è quello di identificare i pensieri disfunzionali e le emozioni conseguenti a essi con l’obiettivo di introdurre pensieri alternativi che modifichino lo stato emotivo e i comportamenti del paziente. Le caratteristiche di questo orientamento sono: pratico e concreto e si focalizza sulla risoluzione di problemi psicologici concreti centrata sul “qui e ora”, quindi a breve termine e orientato allo scopo attivo: sia il paziente sia il terapeuta gioca un ruolo attivo: il terapeuta cerca di insegnare al paziente ciò che si conosce sui suoi problemi e sulle possibili soluzioni ad essi. Il paziente lavora anche al di fuori della seduta terapeutica per mettere in pratica le strategie apprese in terapia svolgendo dei compiti che gli vengono assegnati di volta in volta.
  • Terapia Interpersonale: È una terapia breve altamente strutturata, focalizzata sui sintomi attuali della paziente, sui rapporti interpersonali e sugli eventi della vita. Riconosce l’importanza delle esperienze pregresse ma ha come obiettivo la risoluzione dei conflitti interpersonali attuali. Si basa sull’approccio a quattro aree problematiche: sintomo, conflitti di ruolo interpersonale, cambiamenti di ruolo e deficit interpersonali.
  • Terapia Psicodinamica: L’obiettivo della terapia psicodinamica è aumentare l’autoconsapevolezza e comprendere l’influenza del passato sul comportamento presente, attraverso un processo interpersonale (terapeuta-paziente) consapevole e pianificato. Il paziente viene incoraggiato nel raggiungere un cambiamento consapevole dei processi psicologici dai quali dipende la sofferenza, il malessere, lo stile di vita inadeguato che contribuiscono la sintomatologia psichica.
  • Interventi Psicoeducativi Sono colloqui volti alla conoscenza della diagnosi e dei disturbi per permettere alla paziente di acquisire un automonitoraggio dei sintomi, volto al miglioramento della consapevolezza di malattia e di adesione alla cura. È importante coinvolgere il partner nella psicoeducazione per una maggiore comprensione della condizione psicopatologica della donna, una riduzione dei fattori di rischio presenti nella relazione (conflittualità) ed un miglior supporto emotivo.

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