Stop al cibo spazzatura? Attenta alle crisi d’astinenza

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Eliminare il così detto cibo spazzatura può provocare delle vere crisi d’astinenza. A dirlo è la scienza.

A chi non è capitato almeno una volta nella vita di dire addio (o almeno provarci) al cibo spazzatura? A volte tale scelta può dipendere dalla voglia di perdere qualche chilo, altre dal bisogno di sentirsi bene con se stessi. In ogni caso gli effetti, specie nei primi giorni, sono piuttosto devastanti e uguali per tutti.
Si va infatti dall’emicrania, a un forte senso di irritabilità, il tutto passando per una voglia disperata di cibi notoriamente nocivi per la salute. Un mix che nella maggior parte dei casi spinge le persone a mollare il colpo, cedendo ad un bel panino ricco di salse o una porzione di patatine fritte.
Perché accade tutto ciò? Semplice, astenendosi dal consumo del junk food, si va inevitabilmente incontro a delle crisi di astinenza.

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Scoperta relazione tra crisi d’astinenza ed eliminazione del cibo spazzatura

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Se fino a ieri, la consapevolezza di sentirsi frustrati e a volte depressi durante una dieta sembrava destinata a restare un fatto personale, da oggi le cose sembrano essere cambiate.
Uno studio recente ha infatti provato la correlazione tra l’interruzione immediata del cibo spazzatura e le classiche crisi d’astinenza che si hanno quando si smette improvvisamente di bere, fumare o far uso di droghe. Ciò avviene perché in questi processi di disintossicazione le aree cerebrali che vengono coinvolte sono le stesse.
Lo studio, svoltosi presso la University of Michigan a cura di Erica Shulte ha preso in esame 231 volontari, facendo annotare loro tutti i sintomi legati all’interruzione del junk food, rilevando la presenza di depressione, emicranie forti, irritabilità e stanchezza per i primi 5 giorni. Sintomi che con il passare del giorno andavano affievolendosi per poi sparire.

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Lo studio, quindi, si è rivelato utile nel comprendere la correlazione tra determinati sintomi e l’inizio di regimi alimentari volti a far star bene le persone, ponendo l’accento sulla necessità di ideare delle strategie in grado di aiutare i pazienti durante i primi difficilissimi giorni che, se superati, possono garantire una maggior percentuale di successo nell’ambito delle diete alimentari.

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