Nuovo governo, accordo possibile tra Movimento 5 Stelle e Pd? Cosa sta accadendo

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Verso il Nuovo governo, c’è un accordo davvero possibile tra Movimento 5 Stelle e Pd? Cosa sta accadendo in queste ore frenetiche.

La cura Fico ha funzionato e tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico si è avviato un dialogo che potrebbe portare all’uscita dalla crisi istituzionale seguita al voto del 4 marzo scorso. In principio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito il mandato esplorativo al presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. La Seconda carica dello Stato ha dovuto valutare la possibilità di una convergenza su un programma di governo tra centrodestra e Movimento 5 Stelle. Si è concluso con un nulla di fatto. Quindi, il Capo dello Stato ha conferito il medesimo mandato esplorativo a Roberto Fico, presidente della Camera ed esponente di spicco del Movimento 5 Stelle. Stavolta, sembra essere andata meglio.

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Nuovo governo: le posizioni di Pd e Movimento 5 Stelle

(TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

I numeri per un governo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico ci sarebbero: ad esempio, alla Camera dei Deputati, una maggioranza M5S (227) Pd (112) e Leu (14), conterebbe su 363 voti, una cinquantina in più rispetto alla metà più uno. Va sottolineato che il nuovo percorso deve passare per una chiamata di responsabilità da parte dell’intero Partito Democratico. Determinante sarà per tale ragione la direzione nazionale del partito convocata per il 7 maggio. Il passaggio non è per nulla semplice, perché Matteo Renzi, segretario dimissionario del partito, ha ancora dalla sua la maggioranza dei delegati. Da qui l’appello di Maurizio Martina: “Prego tutti di discuterne e rifletterci avendo sempre a cuore l’unità del Pd e della nostra comunità. Ragioniamoci insieme. C’è davvero bisogno di tutto il Pd”. Il malpancismo però è diffuso anche nella base e in tanti hanno rilanciato hashtag come #senzadime a voler sottolineare la contrarietà a un accordo col Movimento 5 Stelle.

Maurizio Martina ritiene che la possibilità di un’alleanza di governo ci sia: “Ci hanno dato 50 giorni di proclami senza un passo concreto per il Paese. Ora siamo chiamati a una riflessione nuova proprio per questo”. Quindi spiega che il fatto nuovo è la chiusura del dialogo tra Lega e Movimento 5 Stelle e ragiona: “Siamo stati e continueremo ad essere esperienze profondamente diverse, alternative su molti fronti. Rivendicheremo sempre con orgoglio il nostro impegno per l’Italia con i nostri governi di questi anni. Non negheremo mai la nostra storia, la nostra identità, i nostri valori”. Insomma, la sfida di Maurizio Martina è stata lanciata: “Penso che in particolare la radicalità di ciò che è accaduto il 4 marzo ci debba portare a questo. Sfidare, non di certo arrenderci. E vorrei pensare che un grande partito come il nostro lo possa fare con la sua visione forte del futuro dell’Italia e con le sue priorità per i cittadini. Senza subalternità. Senza abiure. Senza pregiudizi”.

Il fallimento del tavolo col Movimento 5 Stelle potrebbe voler dire urne subito, ma anche sul fronte pentastellato c’è volontà di andare avanti nel dialogo, come spiega Danilo Toninelli, capogruppo al Senato: “Vogliamo realizzare un contratto di governo, sul modello tedesco. Aspettiamo la direzione del Pd. Se verranno al tavolo con noi cercheremo di scrivere nel dettaglio tutti i termini delle misure da realizzare”. Uno dei nodi riguarda la premiership e per il momento in campo c’è solo il nome di Luigi Di Maio.

Matteo Salvini contro ipotesi governo M5S-Pd

Intanto, nel centrodestra Matteo Salvini continua a parlare da leader e sottolinea come a suo avviso quella del ritorno in tempi brevi alle urne è più di un’ipotesi: “Non possiamo tenere il Paese sospeso per altre settimane o altri mesi. Non sta scritto né in cielo né in terra che si debba arrivare a ottobre. Anche perché, con l’aria che tira, io penso che una maggioranza qualcuno la porta a casa se si vota a giugno”. Evidenzia il segretario della Lega: “”La mia parola vale più delle ambizioni di Di Maio. Io non riuscirei a fare quello che fa Di Maio un giorno parla con la Lega e il giorno dopo parla con il Pd. Io rispetto gli elettori. Spero che Di Maio faccia un bagno di umiltà e torni a sedersi al tavolo del centrodestra”. Quindi assicura che con Berlusconi non esiste alcuna rottura: “Lasciare Berlusconi non è l’unica strada per fare il governo: non cedo a veti, controveti e capricci. Il centrodestra ha vinto con un programma comune e siamo ben disponibili a dialogare con i secondi arrivati ma non con i terzi”.

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La terza via per il nuovo governo: Gentiloni-bis

La terza via, qualora fallissero tutte le possibilità di dialogo, potrebbe essere quella di un governo del Presidente. Anche questa ipotesi non piace a nessuno, anche se probabilmente in tal senso una strada andrebbe percorsa. Infatti, prima del ritorno alle urne potrebbe essere necessario sedersi a un tavolo per approvare una nuova legge elettorale, che garantisca la governabilità, visto il palese fallimento del Rosatellum. Dunque, non è assolutamente da escludere un mandato bis a Paolo Gentiloni, che resterebbe in carica appena il tempo di approvare una legge elettorale per poi tornare alle urne: quell’esecutivo potrebbe perciò godere dell’appoggio di tutti, con l’intenzione di fare in fretta.

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