Muore a 15 A anni fulminata dal suo smartphone in carica

Era solo un’adolescente, ha pagato il prezzo dell’uso eccessivo del suo cellulare

L‘uso del telefono cellulare è ampiamente diffuso, per alcuni si tratta di una vera e propria dipendenza, che sia per lavoro, per amor dei social o per altri motivi, tutti e soprattutto i giovani, navigano o usano il telefono per diverse ore al giorno. Questo comportamento avvincente non manca di avere conseguenze disastrose, aumentando i rischi associati all’uso eccessivo di questa tecnologia in tutto il mondo. Purtroppo questa adolescente russa ha pagato il prezzo dell’uso eccessivo del cellulare. La sua storia è sata raccontata da The Mirror.

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“Nomofobia” è un termine emerso nel 2008 nato per descrivere l’eccessiva paura di essere privati ​​del proprio telefono cellulare. Ora associato a una dipendenza estrema da questo strumento tecnologico, alcuni esperti vorrebbero persino che fosse riconosciuta come patologia. Mentre questa idea può dare origine a opinioni diverse, resta il fatto che in alcuni casi la dipendenza al telefono cellulare presenta rischi reali.

Una storia tragica

Irina Rybnikova, una ragazza russa di 15 anni e campionessa di arti marziali ha perso la vita in Siberia mentre era nella sua vasca da bagno.

Il motivo del suo decesso è stato attribbuito alla caduta del suo smartphone nella vasca da bagno mentre era collegato al caricabatterie. L’adolescente è morta immediatamente dopo l’elettrocuzione, il telefono è collegato a 220 volt.

Irina Rybnikova era al suo apice di bellezza giovanile e vigore fisico, era una campionessa appassionata e di arti marziali. Inoltre, praticava il pancrace, uno sport da combattimento di origine greca praticata al tempo degli Antichi Giochi Olimpici.

Secondo la sua famiglia, “Sognava di diventare campionessa del mondo”. Sua sorella maggiore, Tatiana, intervistata da un giornale russo ha detto: “Lo scorso agosto è diventata la madrina di mio figlio. La chiamava “Tata”. E ora non è più con noi … I nostri cuori sono spezzati”.

Yury Agrafonov, capo del dipartimento di radioelettronica dell’Università statale di Irkutsk in Russia, ha detto al Mirror: “Se il telefono non fosse stato collegato a 220 volt, tutto ciò non sarebbe successo”. spiegando che acqua ed elettricità non si mescolano bene.

L’improvvisa morte della piccola Irina ricorda un altro dramma, quello di una ragazza di 14 anni morta in circostanze simili a Outreau, nel nord della Francia. Mentre faceva il bagno, stava manipolando il suo telefono che è caduto in acqua causandole un arresto cardiopolmonare.

La molteplicità di queste storie, dovrebbe spingere le autorità e la società civile a pensare a soluzioni durature al fine di proteggere i giovani quasi ossessionati dalla tecnologia, al punto da tenere i loro telefoni in qualsiasi situazione, comprese quelle in cui il loro utilizzo comporta seri pericoli, per non parlare delle onde dannose per la salute emesse da alcuni smartphone, esposte in un elenco recentemente preparato dalla National Frequency Agency (ANFR) e pubblicato dall’Associazione 60 milioni di consumatori.

Lo psicologo Samuel Dock definisce il nostro comportamento all’uso del telefono “Wilfing”: una parola inglese che descrive questa mania di scorrere notizie e foto da un social network all’altro, senza mai fermarsi. Questo ridurrebbe lo stato di vigilanza in una situazione pericolosa, ad esempio quando si attraversa la strada.

“Parte della nostra identità viene derubata dal telefono perché gli diamo parte della nostra energia psichica (…) La persona che è inchiodata sul suo smartphone è in uno stato ipnotico”. Spiegano gli esperti su LCI

Per gli esperti, sarebbe essenziale essere introspettivi per valutare il nostro uso degli smartphone. Il loro uso dovrebbe quindi essere limitato ai nostri reali bisogni e non ai riflessi meccanici infondati che, ci renderebbero paragonabili agli zombi sociali.

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