Riapertura delle scuole il 7 gennaio? Presidi scettici e con mille dubbi

L’ipotesi della riapertura delle scuole fissata al 7 gennaio 2021 sembra allontanarsi di ora in ora. Molti presidi sono scettici, hanno mille dubbi. Per loro: “E’ difficile ripartire subito dopo la Befana”

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La pandemia da Covid-19 ha piegato anche il mondo della cultura e dell’istruzione. E’ tutto chiuso: dai musei alle biblioteche, dai teatri ai cinema passando per i siti archeologici fino ad arrivare, purtroppo, alle scuole. E’ dall’inizio dell’emergenza sanitaria che studenti e docenti sono alle prese con la didattica a distanza (Dad), strumento utile, beninteso, ma non per tutti. I numeri parlano chiaro. C’è una fetta di popolazione scolastica che rischia di essere esclusa; parliamo di ragazzi e ragazze affetti da disabilità, che non riescono ad interfacciarsi come si dovrebbe con la Dad.

Bisogna poi considerare che non in tutte le famiglie si può disporre di un computer o di un tablet. In molte abitazioni, manca addirittura la connessione ad internet. Per l’Istat il 33,8% delle famiglie non ha un computer o un tablet, il 47,2% ne ha uno e il 18,6% ne ha due o più. Dunque, l’Italia è solo agli albori del processo di digitalizzazione e, evidentemente, non per tutti è facile districarsi con le lezioni a distanza.

Il governo, con la Legge di Bilancio 2021, ha introdotto un “kit di digitalizzazione”, nel tentativo di attutire le diseguaglianze tra i nuclei familiari italiani. Ma di strada da fare ce n’è ancora tanta. La pandemia ha accentuato le disparità sociali. Un triste fenomeno che non riguarda soltanto i ‘nuovi poveri’, che chiedono aiuto delle mense solidali per mettere insieme il pranzo con la cena, ma anche il mondo della scuola, che non riesce ad essere accessibile a tutti, in questo periodo così difficile.

Genitori, studenti e docenti si battono, da mesi, per chiedere il ritorno alla didattica in presenza. Per loro, è fondamentale potenziare il trasporto pubblico. Ad oggi, si sa che le scuole (o almeno una parte di esse) dovrebbero riaprire il 7 gennaio, subito dopo la Befana. Il condizionale è d’obbligo perché l’ipotesi sembra sfumare sempre più, di ora in ora. Questa volta a fare muro ci pensano i presidi, che si schierano un po’ dalla parte del comitato tecnico-scientifico. I dirigenti scolatici hanno mille dubbi e non pensano che sia facile riaprire le scuole il 7 gennaio.

Riapertura delle scuole il 7 gennaio? I presidi fanno muro

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Mancano appena 8 giorni al ritorno tra i banchi ma le criticità, purtroppo, restano. Poco è stato fatto per potenziare i trasporti pubblici, spesso sovraffollati, che sono ‘luoghi sensibili’ per la diffusione del contagio. Su questo punto, concordano diversi esperti della comunità scientifica. Ma gli studenti sono a casa da mesi. Come mai è stato fatto poco, per non dire forse nulla, per organizzare il ritorno alla didattica in presenza? E’ questa la domanda che si pone una fetta consistente di presidi italiani, che non pensa che si possano fare miracoli a questo punto, in soli 8 giorni.

“La ripresa del 7 gennaio, soprattutto per quanto riguarda le scuole superiori, presenta diverse criticità”. Questo è il commento lapidario di Antonello Giannelli, numero uno dell’associazione nazionale dei presidi. Come si diceva poc’anzi il tema caldo è quello dei trasporti, spesso presi d’assalto e non adeguatamente organizzati per garantire le distanze di sicurezza tanto raccomandate dagli esperti. Per Giannelli “il problema è la mancata o insufficiente riorganizzazione dei trasporti, che sta costringendo i prefetti a chiedere alle scuole di effettuare dei turni di entrata in orari scaglionati molto impegnativi“.

E’ bene sottolineare che, non tutte le scuole hanno le mense. Finché gli orari d’uscita sono decenti, portare da casa un panino è una cosa fattibile. Lo diventa di meno, invece, se si propone di uscire nel tardo pomeriggio e, a quanto pare, sta accadendo proprio questo. Fare uscire i ragazzi alle 15 o alle 16, soprattutto per i pendolari comporterà, per Giannetti, “un rientro a casa in orari che causeranno difficoltà sia alle famiglie che allo studio domestico”.

Per l’associazione nazionale dei presidi italiani, senza un’organizzazione adeguata, i disagi saranno tanti anche per il personale scolastico, costretto a fare turni pesanti. “Si pensi a docenti di istituti tecnici o professionali – ha detto Giannetti – il cui orario di lezione potrebbe iniziare alle 8 per terminare alle 16″.

Ma c’è un altro tema caro ai dirigenti scolastici; è quello del numero degli studenti per le lezioni in presenza. Chiedono di spalmarlo su un periodo più lungo. Per Giannetti serve “maggiore gradualità nell’incremento della percentuale di studenti in presenza: solo una settimana al 50% è un tempo troppo limitato che non consentirà alle scuole di riorganizzare, per l’ennesima volta, l’orario”.

Su questa ultima richiesta, però, la ministra Lucia Azzolina non sembra intenzionata a cedere. Non ci sarà nessun passo indietro sul ritorno in aula al 50% deciso per le Superiori. Si procederà così fino al 15 gennaio. Il ministero dell’Istruzione è categorico e lo è anche il capo del suo dipartimento Marco Bruschi, che ha inviato una nota agli uffici regionali scolastici, accompagnata da un messaggio in cui si legge che “le disposizioni non sono derogabili”.

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Insomma, i presidi dovranno fare come stabilito dalla Azzolina. Poi chissà, magari ci sarà un’apertura, ma è poco probabile. Ormai manca pochissimo alla riapertura delle scuole. La speranza degli studenti è di ritrovare, finalmente, un po’ di serenità.

 

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