Stress da lutto: quali sono i sintomi e cosa fare quando non passa

Lo stress da lutto è una particolare forma di stress che si manifesta nei giorni e nei mesi successivi a una perdita. Ecco come va gestita e come impedire che diventi cronica.

cimitero
(Pexels)

La morte di un nostro caro è un evento che produce un enorme dolore emotivo. Com’è naturale che sia, questo dolore finisce con il trasformarsi in uno stress psicofisico che si manifesta anche attraverso fenomeni psicosomatici che possono alterare profondamente l’equilibrio psicofisico di una persona.

Come qualsiasi altro trauma, anche il lutto viene elaborato dalla nostra psiche nel corso del tempo. Se questa elaborazione non avviene affatto oppure non avviene in maniera corretta, lo stato di stress può diventare cronico e incidere profondamente sulla qualità della vita di un individuo e delle persone che gli stanno intorno.

Quali sono i sintomi dello stress da lutto? Dopo quanto tempo scompaiono e soprattutto quando rischiano di diventare cronici?

Lo stress da lutto esiste ed è diverso dal dolore

donna che piange
(Pexels)

Tutti abbiamo sperimentato o abbiamo osservato in un’altra persona i sintomi dello stress da lutto, anche se probabilmente non li avremmo definiti in questo modo.

  • perdita dell’appetito e insonnia
  • nervosismo e scoppi di pianto
  • tristezza profonda e continua
  • disinteresse e distacco nei confronti del presente
  • incapacità a svolgere mansioni di carattere quotidiano

Questi appena elencati sono i sintomi più comuni e meno gravi, che però possono sfociare rapidamente in:

  • alterazione della memoria a breve termine
  • distacco e disinteresse nei confronti del presente
  • apatia
  • depressione

Le 5 fasi dell’elaborazione del lutto

Il processo di elaborazione del lutto si articola in cinque differenti fasi e, naturalmente, parte proprio dalla sensazione di shock e spaesamento che si sperimenta nei giorni appena successivi alla perdita della persona cara, quindi nel momento in cui lo stress da lutto è al suo apice.

  1. Negazione: fase in cui sembra impossibile non accettare la perdita della persona cara. Sembra che il mondo intero abbia perso di senso e ci si ripete “non è possibile”
  2. Rabbia: una fase transitoria in genere piuttosto breve, durante la quale la persona che ha sperimentato il lutto manifesta il dolore attraverso l’aggressività nei confronti del mondo esterno
  3. Negoziazione: si accetta la perdita ma si comincia a provare un grande senso di colpa poiché si comincia a ritenere di non aver fatto abbastanza
  4. Depressione: dopo aver espresso la propria rabbia e dopo essersi rimproverato di una serie pressoché infinita di cose, il soggetto che ha subito il lutto raggiunge il livello più profondo del dolore. Si tratta di un processo perfettamente normale, che precede la fase di “guarigione”
  5. Accettazione: dopo essere uscito dalla fase depressiva, il soggetto è in grado di accogliere il lutto nella propria vita e, finalmente di accettarlo. Il dolore non è scomparso, è semplicemente stato mescolato alle altre emozioni della vita.

L’elaborazione del lutto, normalmente, dura dai 6 ai 12 mesi, ma naturalmente esistono varie eccezioni a questo periodo di tempo. Questo non significa che persone diverse soffrano di più o di meno: significa soltanto che ogni essere umano compie un percorso unico quando tocca con mano il dolore per la perdita di una persona cara.

Cosa accade quando non superiamo lo stress da lutto?

Donna con cappellino di Natale
iStock photo

Purtroppo, come tutti i processi di guarigione, anche quello del superamento del lutto può incontrare degli ostacoli insormontabili, finendo con il trasformare una condizione transitoria in una condizione cronica.

Quando lo stress da lutto non viene superato, infatti, si finisce con lo sperimentare diversi stati psicologici di varia gravità.

Lutto Acuto

Nella primo periodo dopo la perdita i sintomi emotivi dello stress si trasferiscono nella sfera fisica compromettono profondamente la salute della persona. Quest’ultima finirà per sperimentare:

  • stanchezza cronica
  • debolezza del sistema immunitario
  • varie somatizzazioni ( febbre, dolori più o meno acuti che variano a seconda della storia personale e medica del paziente)

Se questi sintomi non spariscono nel giro di qualche mese possono diventare uno stato abituale per il paziente, che quindi sperimenterà un peggioramento considerevole del suo stato psicofisico.

Lutto integrato

Molte persone che non riescono ad attraversare con successo tutte le fasi dell’elaborazione del lutto finiscono per “bloccarsi” tra la fase della negoziazione e quella della depressione.

In questa condizione lo stress emotivo del lutto viene integrato nella vita quotidiana, fino quasi a diventare tutt’uno con essa. Il dolore è una condizione permanente che diventa più acuto durante ricorrenze particolari, come compleanni, anniversari, feste che tradizionalmente si trascorrono in famiglia come il Natale.

Lutto Complicato

Le persone che affrontano in maniera sana il lutto integrato finiscono per condurre una vita grossomodo normale, durante la quale il dolore per la perdita finisce lentamente per attenuarsi e comunque non impedisce lo svolgimento di tutte le attività quotidiane così come non impedisce la continuazione della vita emotiva della persona che ha subito il lutto.

Quando però il lutto integrato viene accompagnato dalla presenza forte e costante di un dolore emotivo psicosomatico, si parla di lutto complicato.

In queste condizioni è possibile che la persona che ha subito il lutto neghi completamente la morte anche dopo mesi dall’evento, tanto da immaginare che la persona amata sia ancora in vita.

In alternativa è possibile che la persona che ha subito il lutto senta manifestazioni della presenza del defunto (lo sogna spesso, crede di vederlo nella sagoma dei passanti, pensa costantemente a lui).

Alcune persone finiscono per evitare situazioni, luoghi e azioni che ricordano in maniera esplicita il defunto, nel tentativo di fuggire al dolore.

Nelle situazioni più gravi lo stress da lutto non superato può condurre la persona che non è riuscita nell’elaborazione ad attaccare continuamente se stessa a livello emotivo e fisico o addirittura a formulare pensieri relativi al suicidio.

Come si affronta correttamente lo stress da lutto?

alba
Photo Pixabay

Uno degli errori che si commettono più di frequente nel tentativo di gestire una situazione luttuosa (ma anche nel tentativo di gestire lo stress non legato strettamente al lutto) è quello di allontanare il più possibile il pensiero del lutto e la sensazione di dolore che ne deriva al fine di superare più velocemente possibile un periodo difficile.

Purtroppo questo è il modo peggiore di affrontare lo stress da lutto. Al contrario bisognerebbe essere consapevoli che sia alla mente sia al corpo occorre tempo per processare e superare un’esperienza così terribile.

Non bisogna chiedere troppo a se stessi, né è necessario riprendere subito tutte le attività che si svolgevano prima del lutto. Anche costringersi a riprendere le abitudini di sempre può essere sbagliato e inutile: molto meglio sospendere le vecchie abitudini diventate dolorose fino a che non si avrà la forza di riprenderle o di crearne di nuove.

Anche accettare l’aiuto degli altri è un’opzione con cui spesso le persone fanno fatica a scendere a patti, preferendo gestire il proprio lutto da sole. Peccare di orgoglio in questo caso è una scelta assolutamente sbagliata.

 

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Infine, se ci si dovesse rendere conto che il superamento del lutto non avviene e che lo stress da lutto si mantiene attivo per un periodo di tempo troppo lungo, rivolgersi a uno specialista diventa una scelta non solo possibile ma assolutamente necessaria.

Anche invitare persone che stanno manifestando stress da lutto troppo prolungato a gestire la cosa con l’aiuto di uno specialista può essere un enorme atto di responsabilità da parte di amici e parenti.

 

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