La svolta è contenuta sia in una lunga lettera firmata dal capo della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza, sia nelle osservazioni all’ultimo DPCM rivolte allo stesso ministro, al suo collega per gli Affari regionali Francesco Boccia e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“Tamponi solo ai sintomatici e ai familiari e conviventi”

Tamponi, nel Lazio è polemica fra sanità pubblica e privata (AdobeStock)
Tamponi, nel Lazio è polemica fra sanità pubblica e privata (AdobeStock)

Al fine di rendere sostenibile il lavoro delle Asl/Regioni si dovrebbe destinare i tamponi solo ai sintomatici e ai loro stretti familiari e conviventi. Questo è quello che emerge dal documento.

 La proposta ammette il fatto che “in molte regioni, a causa dei numeri giornalieri sulle nuove positività, sia oggettivamente difficile tracciare e raggiungere tutti i potenziali contatti” e per questo “fissa delle priorità all’interno di strategie più efficaci”.

Inoltre dalla lettera emerge che le Regioni potranno –  in caso di difficoltà di utilizzo del completo contact tracing – riorganizzare le attività di tracciamento e screening individuando specifiche priorità di intervento tempestivo” attraverso i Dipartimenti di Sanità Pubblica.

In sostanza “si dovrà innanzitutto aver riguardo che siano isolati i componenti del nucleo familiare presso il quale si è registrato il caso positivo. Se questi ultimi dovessero risultare sintomatici, si dovrà eseguire il tampone rapido antigenico (in Lombardia test rapido in farmacia) o quello molecolare mentre nel caso permanessero asintomatici il tampone rapido antigenico o quello molecolare si eseguirà allo scadere del decimo giorno di isolamento”.

Ai contatti stretti asintomatici, invece, “una volta provveduto alla loro identificazione ed al loro isolamento, non sarà necessariamente effettuato il tampone, tranne in casi particolari che saranno valutati dai servizi di sanità pubblica. È chiaro che in caso di comparsa dei sintomi, andrà loro invece tempestivamente eseguito il tampone molecolare”.

Quanto al potenziamento delle attività di screening ci si appella ai medici di medicina generale affinché “effettuino i tamponi rapidi antigenici e garantiscano la presa in carico dei loro pazienti nel periodo di isolamento in caso di positività”. Non solo, perché c’è qualcosa in più: “Al fine di potenziare anche le attività epidemiologiche a vasti strati della popolazione le Regioni potranno stipulare specifici accordi con le farmacie, centri di raccolta sangue, per lo svolgimento di esami sierologici o, nel caso di strutture ospedaliere e ambulatoriali private accreditate per l’esecuzione di tamponi rapidi”.

Infine, l’assistenza, anche questa ingolfata dall’aumento di casi, non sarà più telefonica per tutti: “La sorveglianza attiva con la telefonata a casa sarà garantita per i soggetti più fragili – conclude il presidente della Conferenza delle Regioni nella lettera- mentre per i casi valutati ad hoc, potrà invece essere resa possibile tramite app per la presa in carico tempestiva in caso di sviluppo di sintomatologia. Naturalmente per l’attivazione di questa modalità sarà necessario il consenso dell’interessato”.