Mansplaining | Quando gli uomini spiegano alle donne (e le umiliano)

Tantissime donne hanno vissuto il mansplaining senza conoscerne il nome: ecco come si combatte un atteggiamento psicologico tossico per tutti.

Mansplaining
Mansplaining (Fonte: Instagram)

Nella società di tutto il mondo, a parte rarissimi casi, la donna ha una posizione sociale inferiore rispetto all’uomo, che in genere svolge lavori più prestigiosi, accede a posizioni di potere più facilmente e, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, accede più facilmente delle donne a un’istruzione accademica di livello più alto.

Questa condizione sociale assolutamente innegabile ha generato dei meccanismi psicologici che ormai anche le donne accettano come “normali” o che tollerano nella maggior parte dei casi con un’alzata di spalle.

Il mansplaining è uno di questi meccanismi psicologici che, se nella stragrande maggioranza dei casi viene messo in atto dagli uomini verso le donne, talvolta viene anche utilizzato dalle donne verso soggetti considerati “inferiori”.

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Capire il meccanismo psicologico che genera il mansplaining, ma soprattutto capire le conseguenze psicologiche di questo atteggiamento, è fondamentale per evitare di subirlo e di esercitarlo.

Che cos’è il mansplaining?

Men explain things to me
(Fonte: Instagram)

“Le donne dovrebbero gestire in questo modo le mestruazioni”, “la discriminazione salariale delle donne dipende da questo e dovrebbe essere affrontata in questa maniera” sono frasi ad alto rischio di mansplaining quando vengono dette a una donna.

Se le pronuncia una donna in genere non ci sono problemi, dal momento che si suppone che la donna in questione abbia sperimentato sul proprio corpo le mestruazioni e abbia percepito nella sua vita uno stipendio inferiore al proprio collega maschio che svolga mansioni di pari livello.

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Se le pronuncia un uomo, sta spiegando a una donna qualcosa di cui lei ha avuto esperienza diretta e su cui probabilmente ha un’opinione molto precisa. Se l’uomo utilizza un atteggiamento accondiscendente o di sufficienza per spiegare qualcosa di ovvio, noto o semplice, dando per scontato che la donna da sola non ci arrivi, allora si tratta di mansplaining della peggior specie.

Questo termine inglese è infatti un neologismo nato circa 10 anni fa, dall’unione dei termini man (uomo) ed explaining (spiegazione). Il termine nacque nel 2010 a partire da un saggio dal titolo Gli Uomini Mi Spiegano Le Cose, dell’autrice Rebecca Solnit. Nel saggio l’autrice parlava delle proprie esperienze dirette sulla questione e, dalle prime due parole del titolo inglese del libro “Men” e “Explain” nacque il termine oggi utilizzato in tutto il mondo.

Le tematiche su cui si può fare mansplaining sono praticamente infinite e non sono legate soltanto alle questioni di genere. Se un avvocato uomo comincia a spiegare a un avvocato donna i dettagli di una certa legge, dando per scontato che lei non la ricordi / non la conosca / non l’abbia capita bene quanto lui, allora è mansplaining.

Come reagiscono le donne quando vengono messe nella situazione di dover ascoltare una spiegazione dettagliata in merito a cose che conoscono benissimo?

Nella maggior parte dei casi, le donne stanno zitte e si limitano ad attendere che l’uomo in questione abbia finito di tenere la sua piccola lezione.

 

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Spesso, accettano addirittura come “perfettamente normale” l’idea che una donna con la stessa preparazione di un uomo (se non con una preparazione superiore) debba ascoltare il parere, le spiegazioni o comunque conoscere la prospettiva di un uomo su un determinato argomento per il semplice fatto che si tratta di un uomo.

Origini psicologiche del mansplaining

uomo spiega
(Fonte: Instagram)

Fondamentalmente, il mansplaining è un meccanismo inconscio messo in atto per sottolineare la propria superiorità e ricordare al proprio interlocutore che è in una posizione inferiore (a livello sociale, lavorativo, familiare, psicologico eccetera).

Non si tratta di un atteggiamento aggressivo e proprio questo è il grande problema del mansplaining. 

Una persona che spiega dettagliatamente qualcosa a qualcuno, chiedendo ripetutamente al proprio interlocutore se ha capito e magari trattandolo con dolcezza e condiscendenza, non è mai percepita come aggressiva.

Il problema è che alle spalle di questo atteggiamento c’è una grosse dose di arroganza che nei casi peggiori viene anche manifestata senza filtri.

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Nel momento in cui un individuo mette in atto questa strategia sta chiaramente definendo dei ruoli sociali oppure li sta mantenendo, impedendo letteralmente al suo interlocutore di “emergere” dalla sua inferiorità.

Solo gli uomini fanno mansplaining?

rabbia
(Istock)

Il termine che indica questo tipo di atteggiamento indica chiaramente che si tratta di un tipico comportamento maschile, ma c’è anche da dire che purtroppo le donne spesso cadono nella tentazione del mansplaining.

Quando una donna di potere o comunque una donna in una posizione predominante si approccia ai suoi sottoposti (maschi e femmine che siano, ma soprattutto femmine) con lo stesso atteggiamento, si può parlare a giusta ragione di mansplaining.

In questo caso, la donna ha capito il meccanismo psicologico messo in atto dagli uomini (poiché nella sua vita probabilmente lo ha subito) e ha deciso di utilizzarlo a sua volta come un’arma contro persone considerate “inferiori” che devono essere “messe” o “tenute” al “loro posto”.

Come si reagisce al mansplaining?

gestione della rabbia
(Foto: Pixabay)

Il mansplaining deve essere combattuto sul campo. La cosa migliore che possa fare una donna vittima di mansplaining è spiegare a sua volta di non aver bisogno di spiegazioni e affermare la propria preparazione e la propria indipendenza di pensiero in merito a un determinato argomento.

Il mansplaining funziona perché è un’azione talmente sottile da minare l’autostima di chi lo subisce senza che la persona in questione si renda conto del fatto che la sua autostima sia in pericolo. Addirittura potrebbe ritrovarsi a essere grata alla persona che le sta spiegando (o rispiegando) un concetto.

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C’è anche da dire che non tutte le spiegazioni sono mansplaining: gran parte di esse potrebbero essere semplicemente frutto del desiderio di condividere delle conoscenze o un parere.

Per riconoscere un mansplaining da una semplice spiegazione bisogna analizzare l’atteggiamento di chi sta parlando: cosa comunica il suo atteggiamento? Se comunica arroganza e superiorità, se inserisce nel discorso delle parole che sminuiscono la persona che sta ascoltando, allora è un mansplainer. Al contrario, se la persona sembra sinceramente interessata a trasmettere una conoscenza o un pensiero, essendo anche interessata alle opinioni e alle conoscenze del suo interlocutore per costruire un confronto sano, allora non è assolutamente mansplaining.

 

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Un post condiviso da ARCI Brindisi (@arcibrindisi) in data:

Ribattere al mansplaining non sempre è semplice, e non sempre è possibile, tuttavia anche il semplice prendere coscienza di questo meccanismo e riconoscerlo significa avere un’arma in più per difendere la propria autostima e soprattutto il proprio valore a livello sociale.

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