Demenza senile | Uno studio della Columbia University spiega come prevenirla

Leggere e scrivere sono un antidoto alla demenza senile, uno studio americano della Columbia University lo conferma.

Uno studio della Columbia University spiega come prevenire la demenza senile (Istock)
Uno studio della Columbia University indaga sulla demenza senile (Istock)

Ammesso che l’immortalità sia una condizione a cui voler tendere, oggi forse l’unico mezzo a renderci tali è la scrittura. Saper scrivere, e quindi leggere, ferma il tempo. Queste abilità, però, non vanno intese come una semplice dotazione appannaggio dell’essere umano bensì andrebbero coltivate al pari di un dono inaspettato e prezioso. La scrittura come sfogo, o come segno dei tempi, meglio ancora come ricettacolo segreto di emozioni che prendono vita attraverso un tratto (soggettivo e mai uguale) in grado di distinguere e catalogare suggestioni, attimi, gioie, dolori e perplessità.

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Questa attività, insieme a quella della lettura, concilia la nostra anima e ristora il nostro fisico perchè le parole hanno un peso – no, non l’ha detto soltanto Tiziano Ferro – e quel peso se ben gestito aiuta ad alleggerirci la coscienza: non si tratta di fare da scarica barile con l’alter ego di noi stessi, ma di mettere nero su bianco determinate sensazioni per riviverle andando a riaprire vecchie pagine – magari un po’ ingiallite – per ritrovare l’essenza di noi stessi quando ci sentiamo persi.

Demenza senile, in che modo leggere e scrivere allontanano la patologia

La scrittura previene la demenza senile
La scrittura e la lettura prevengono la demenza senile (Istock)

Che la scrittura e la lettura facciano bene non è una convinzione soltanto degli ultimi romantici, di coloro che magari si sciolgono ancora come neve al sole aprendo una lettera d’amore o un biglietto di compleanno, lo conferma – fra le altre cose – anche uno studio portato avanti dal team scientifico della Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons pubblicato sulle pagine della rivista Neurology.

“La lettura e la scrittura possono rappresentare dei fattori chiave per mantenere il cervello sano e non è necessario avere alle spalle anni e anni d’istruzione, spiega la coordinatrice dell’indagine Jennifer Manly.

Lo studio della Columbia University, nello specifico, prende in esame un campione di 1000 individui – all’interno del quale c’è anche una percentuale di analfabeti – con 77 anni di età media. La differenza, in tal senso, la fanno proprio i 237 analfabeti poiché  fra questi il 35% soffre di una forma di demenza.

Numeri importanti, riscontri fondamentali e per nulla trascurabili, se correlati al fatto che fra i soggetti alfabetizzati coloro che sono affetti da demenza ricoprono appena il 18%. “Il nostro lavoro fornisce nuove prove del fatto che leggere e scrivere potrebbero essere fattori importanti per mantenere il cervello sano, ha sottolineato la Manly.

Infatti la medesima indagine viene riproposta ciclicamente ogni 4 anni, la cosa sconvolgente è che i tassi di analfabetismo sono talmente elevati – e in aumento – da favorire ulteriormente la demenza: dopo un quadriennale i “dementi” analfabeti arrivano a toccare il 48%. Mentre la demenza, sempre nello stesso lasso di tempo, è diminuita ulteriormente fra coloro che si dilettano (anche in veneranda età) con letture e scritture. A fronte di tutto ciò la Manly avverte: “Essere in grado di leggere e scrivere consente alle persone di intraprendere un maggior numero di attività che coinvolgono le risorse mentali, come leggere il giornale o aiutare i nipoti coi compiti a casa”. Leggere, dunque, è il cibo della mente. Scrivere può essere un buon contorno. L’importante è non restare affamati. Saper saziare la propria voglia di apprendimento, soddisfare la propria sete di conoscenza, diventa una priorità nel mondo globalizzato. Anche e sopratutto quando la carta d’identità ci obbligherebbe a stare a riposo.

 

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