Come nascono le fobie e perché nascono? Dalla paura dell’altezza alla paura per i clown: scopriamo le paure più comuni e quelle più strane
fobie, come nascono (Istock Photos)
A volte è una paura estrema, spesso irrazionale, eppure non riusciamo a controllarla. Altre volte sorge all’improvviso in tarda età, quando fino al giorno prima non avevamo paura di una determinata cosa, così, all’improvviso ci rendiamo conto di esserne terrorizzati. Ma perché? Cosa avviene in noi? Chi non ne soffre non comprenderà mai la paura, il terrore che scatta in una persona affetta da fobia di fronte al suo peggiore incubo. Eppure le fobie sono comunissime e limitano non poco chi si ritrova suo malgrado a conviverci. E non riguardano solo serpenti, topi e animali, ma anche situazioni. Ma cosa sono le fobie? E quali sono le più bizzarre? La fobia, dunque, è una paura, intensa, persistente e duratura, provata per una specifica cosa. Ma come è possibile riconoscerla? Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia. Chi soffre di fobie, infatti, è sopraffatto dal terrore di entrare in contatto con ciò che teme: un ragno, uno scarafaggio, un serpente o la fobia degli spazi vuoti. Insomma, di fobie ne esistono di diverse, di comuni e di bizzarre. Scopriamo quali sono e cosa sono le fobie
Cosa sono le fobie?
come nascono le fobie (Istock)
Le fobie sono paure sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, ma la persona percepisce questo stato d’ansia come non controllabile, anche mettendo in atto strategie comportamentali o rimuginii utili per fronteggiare la situazione.
La fobia è una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti psicologici. Chi ne soffre è sopraffatto dal terrore all’idea di venire a contatto magari con un animale innocuo come un ragno o una lucertola, o di fronte alla prospettiva di compiere un’azione che lascia indifferenti la maggior parte delle persone (ad esempio, il claustrofobico non riesce a prendere l’ascensore o la metropolitana). Le persone che soffrono di fobie si rendono perfettamente conto dell’irrazionalità della propria paura, ma non possono controllarla. Ma come è possibile riconoscerla? I nostri organi, quindi vista, udito, olfatto, ricevono dall’ambiente circostante informazioni che segnalano la presenza o la possibilità di un pericolo. Ad esempio, un serpente o qualcosa che gli assomiglia, come un tubo di gomma scuro. Le informazioni arrivano all’amigdala, una struttura a forma di mandorla sede delle emozioni e quindi anche della paura, che automaticamente invia l’allarme all’ippocampo e alla corteccia pre-frontale. Queste due parti del cervello (che svolgono il ruolo di controllori) decidono se e come intervenire, regolando le reazioni in base ai bisogni, alla situazione e al contesto. L’interpretazione emotiva precede, dunque, quella cognitiva-razionale, che interviene in un secondo momento.Gli studi hanno dimostrato che nel cervello di chi soffre di fobie qualcosa si inceppa: l’amigdala diventa iper-reattiva e prende in mano il potere, innescando risposte esagerate anche di fronte a stimoli irrisori. In questa regione cerebrale aumenta l’irrorazione sanguigna a scapito delle zone corticali, mentre nei non fobici accade l’opposto. I ricercatori hanno notato anche che il sistema di allarme di chi è affetto da paure esagerate torna più lentamente e con maggiore difficoltà alla quiete.
Come nascono le fobie
come nascono le fobie (Istock)
Una delle possibili cause della fobia è il verificarsi di un episodio traumatico nell’infanzia che scatena una reazione in modo diretto e/o indiretto. È da verificare se esiste una predisposizione di tipo genetico. Le fobie colpiscono il 5% della popolazione mondiale e le donne ne sono più affette degli uomini. Ne esistono due tipi principali:
- fobie specifiche (verso oggetti, persone o situazioni particolari)
- fobie sociali (verso situazioni sociali che possano portare a imbarazzo).
Secondo un orientamento più relazionale invece, le fobie si “apprendono” con l’età, attraverso il rapporto con genitori e altri educatori. Chi proviene da una famiglia iperprotettiva è più frequentemente a rischio di incorrere, nel corso della sua vita, in simili disturbi. Quando incontrerà ostacoli più grandi di quelli che è abituato ad affrontare, non avrà gli strumenti per superarli. Più incentrata sull’individuo la teoria di Sigmund Freud: osservando il caso del piccolo Hans – un bambino di 5 anni terrorizzato dall’idea di essere morso o investito da un cavallo – il padre della psicanalisi ipotizzò che le fobie altro non fossero che tentativi di “spostare” l’attenzione da un disagio interiore a un oggetto esterno e più facilmente controllabile (a impaurire Hans per Freud, era in realtà una forte soggezione verso il padre). Comune è anche una certa riluttanza a rivolgersi a uno specialista, soprattutto per i fobici colpiti da disturbi più inusuali, che cercano di nascondere il più a lungo possibile le proprie paure. Tanto che patologie di questo tipo sfuggono anche alle statistiche mediche ufficiali.
Infine, alcuni studiosi ipotizzano che le fobie potrebbero essere lette come tentativi inconsapevoli di ottenere dagli altri piccoli “vantaggi”: se abbiamo paura di guidare, in fondo ci sarà sempre qualcuno costretto a scarrozzarci, salvandoci dallo stress di code e parcheggi. Altri sostengono che le fobie nascono proprio dai nostri antenati come armi di sopravvivenza: anche i nostri avi avevano un terrore incontrollato dei fulmini. Fu proprio quest’istinto primitivo – quasi un “sistema d’allarme” che allerta i sensi e prepara il corpo a reagire – che insegnò loro come schivarli. La paura, quindi è la migliore arma di sopravvivenza che abbiamo, il problema è se la reattività sale oltre un certo livello, arrivando a bloccarci. Nessuna sorpresa dunque, se tra gli stimoli fobici più comuni compaiono il sangue, l’altezza e gli animali (cioè le stesse paure che tormentavano i nostri progenitori). In particolare tra gli animali più temuti, troviamo i serpenti. Fatto strano visto che attualmente, è molto più facile morire in un incidente d’auto che per il morso di un serpente velenoso. Ma tutto torna ipotizzando che nella nostra “memoria evolutiva”, sia rimasta traccia dei pericoli che circondavano i nostri antichi predecessori.
Quali sono i sintomi delle fobie?
come nascono le fobie i sintomi (Istock)
Pur essendoci forme differenti, tutte le fobie possono generare i seguenti sintomi: blocco cognitivo ed emotivo, rifiuto di oggetti, luoghi o persone, inibizione e manifestazioni ansiogene. Il trattamento della fobia prevede una terapia cognitivo-comportamentale. Il soggetto viene esposto a una serie di stimoli che sono legati all’oggetto/situazione fobica. Il percorso è di tipo progressivo. Si comincia con oggetti poco temuti (come una fotografia), una volta che il soggetto si è abituato alla sua vicinanza si aumenta il grado di ‘pericolosità’ dello stimolo. In alcuni casi vengono insegnate anche strategie di rilassamento per potenziare l’efficacia della terapia.
- tachicardia,
- vertigini,
- extrasistole,
- disturbi gastrici e urinari,
- nausea, diarrea,
- senso di soffocamento,
- rossore,
- sudorazione eccessiva,
- tremito e spossatezza.
Con la paura si sta male e si desidera una cosa sola: fuggire. Scappare, d’altra parte, è una strategia di emergenza. Ovviamente, tali manifestazioni patologiche si attuano solo alla vista della cosa temuta o al pensiero di poterla vedere. I fobici, sono sostanzialmente degli ansiosi e come tali funzionano, nel senso che tendono a evitare le situazioni associate alla paura, ma alla lunga questo meccanismo diventa una vera e propria trappola. Infatti, l’evitamento non fa altro che andare a conferma la pericolosità della situazione evitata e prepara all’evitamento successivo. Si crea, così un circolo vizioso, che da una parte porta a essere sfiduciati nelle proprie capacità e dall’altra compromette le relazioni sociali, perché pur di evitare la cosa temuta si è pronti a rinunciare a una serata tra amici. Ad esempio chi ha la fobia degli aghi e delle siringhe può rinunciare ai controlli medici; chi ha paura dei piccioni non attraversa le piazze, chi teme i cani, eviterà tutte le situazioni in cui saranno presenti, e così via.
Le fobie non celano nessun significato simbolico inconscio e la paura è semplicemente legata a esperienze di apprendimento errato involontario nei confronti di qualcosa. In questo caso, l’organismo associa automaticamente la pericolosità a un oggetto o situazione oggettivamente non pericolosa. Questa associazione avviene per condizionamento classico, ovvero la relazione tra pensiero e oggetto si crea grazie alla prima esposizione spaventante che si è verificata ed è mantenuta nel tempo a causa dell’evitamento messo in atto per non provare quella terribile emozione di forte ansia che ne consegue.
I tipi di fobie principali nell’essere umano
come nascono le fobie (Istock)
Quando si parla di fobie ci si riferisce in genere a: fobia dei cani, fobia dei gatti, fobia dei ragni, fobia degli spazi chiusi, fobia degli insetti, fobia dell’aereo, fobia del sangue, fobia delle iniezioni, ecc. Più precisamente, esistono le fobie generalizzate (agorafobia e fobia sociale), fortemente invalidanti, e le comuni fobie specifiche, generalmente ben gestite dai soggetti evitando gli stimoli temuti, che si classificano così:
- Tipo ambiente naturale. Fobia dei temporali (brontofobia), fobia delle altezze (acrofobia), fobia del buio (scotofobia), fobia dell’acqua (idrofobia), ecc.
- Tipo situazionale. Nei casi in cui la paura è provocata da una situazione specifica, come trasporti pubblici, tunnel, ponti, ascensori, volare, guidare, oppure luoghi chiusi (claustrofobia o agorafobia).
- Tipo animali. Fobia dei ragni (aracnofobia), fobia degli uccelli o fobia dei piccioni (ornitofobia), fobia degli insetti, fobia dei cani (cinofobia), fobia dei gatti (ailurofobia), fobia dei topi, ecc.
- Tipo sangue-iniezioni-ferite. Fobia del sangue (emofobia), fobia degli aghi, fobia delle siringhe, ecc.. In generale, se la paura viene provocata dalla vista di sangue o di una ferita o dal ricevere un’iniezione o altre procedure mediche invasive.
- Altro tipo. In questo caso la paura è scatenata da altri stimoli come per esempio il timore di situazioni che potrebbero portare a contrarre una malattia. Esiste una particolare forma di fobia che riguarda il proprio corpo o parti di esso che la persona percepisce come sproporzionate, inguardabili, orribili rispetto a come realmente si mostrano (dismorfofobia).
Quali sono le fobie comuni?
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Le fobie comuni alla maggior parte delle persone sono una vastità. Chi più chi meno, quasi ogni persona ha una fobia anche se piccola. Vediamo di seguito le fobie più comuni nelle persone e come, queste, possono diventare dei veri e propri problemi invalidanti per alcuni se non curati.
Acrofobia: la paura dell’altezza
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Questa risulta essere la prima paura tra la popolazione mondiale. Dal punto di vista simbolico, questa fobia può esprimere il timore di precipitare, di cadere, di fallire. Alcuni acrofobici possono provare questo malessere anche quando altre persone si ritrovano in una situazione del genere. Per evitare queste sensazioni particolarmente spaventose, l’individuo mette in pratica alcuni meccanismi di evitamento del vuoto e dell’altezza. L’acrofobia si presenta anche nel momento in cui si usano mezzi diretti rapidamente verso l’alto, come nel caso degli ascensori. Questo tipo di fobia può manifestarsi in forma isolata o essere ricollegabile a diversi quadri psicopatologici, tra cui nevrosi fobica e disturbo fobico-ossessivo. Spesso, l’acrofobia rappresenta un fenomeno passeggero, destinato a scomparire spontaneamente. In alcuni casi, però, richiede il ricorso alla psicoterapia o alla terapia comportamentale. La paura dell’altezza è naturale in tutti gli esseri umani; tuttavia, nel caso in cui si verifichino eventi traumatici come incidenti o cadute, viene molto amplificata. Può diventare morbosa anche solo se si assiste ad un’esperienza di questo tipo, senza per forza essere direttamente vittime dell’incidente.
La fobia dei rettili
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Questa è una delle zoofobie e rientra nella categoria dei disturbi d’ansia. Le fobie specifiche sono quelle che sono indirizzare verso un oggetto, una persona o un animale specifico, come i rettili. Chi ne soffre, col tempo, sperimenta la paura della paura, cioè comincia a temere non solo l’oggetto fobico, ma anche la sua reazione ad esso. Ciò induce una serie di comportamenti tesi ad evitare di perdere il controllo a causa dell’attacco di panico. L’evitamento nel caso dei rettili è una strategia efficace (se ne vedono pochi in giro), ma è possibile che il fobico sperimenti i sintomi tipici (tachicardia, sudorazione, aumento della pressione, sensazione di terrore, ecc.) della fobia anche solo alla vista di una fotografia o di un’immagine. La fobia dei rettili è una delle più frequenti fobie animali, sebbene le probabilità di trovarsi un serpente in casa nel nostro paese sono piuttosto basse. Questa stessa incongruenza ha catturato l’attenzione di due ricercatrici dell’università della Virgina, Vanessa LoBue e Judy DeLoache, che hanno cercato di dimostrare le reali cause di questa paura. Le due psicologhe hanno mostrato a un gruppo di adulti e di bambini di tre anni l’immagine di un serpente nascosto tra rane e millepiedi e un’altra in cui uno di questi animali era nascosto in una moltitudine di serpenti. Adulti e bambini hanno riconosciuto il rettile più velocemente degli altri animali in entrambi i contesti. Le ricercatrici ne hanno concluso che è l’istinto di conservazione che ha portato a sviluppare un timore atavico nei confronti dei serpenti per avere maggiori garanzie di sopravvivenza.
La glossofobia, la paura di parlare in pubblico
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Alla base si rintraccia il timore di esporsi al giudizio degli altri, soprattutto se percepiti come autorevoli (capo, colleghi esperti). Si tratta di un tipo specifico di fobia situazionale che è limitato alle azioni di parlare in pubblico. Le persone che soffrono di glossofobia sperimentano alti sentimenti di ansia ogni volta che devono parlare in pubblico, un fatto che nella maggior parte dei casi impedisce loro di fare tali azioni. Al momento ci sono interventi che permettono di superare la glossofobia, così come un gran numero di formazioni che possono essere di grande aiuto per perdere la paura di parlare in pubblico. I soggetti con questa alterazione sono consapevoli di temere queste situazioni eccessivamente e di solito preferiscono evitarli per evitare anche il disagio che provano in quei momenti.
Questo fatto di solito ha un impatto negativo su diverse aree della persona. Soprattutto nei campi dell’istruzione e del lavoro, dove spesso devono essere svolte tali attività. La paura di parlare in pubblico è solitamente accentuata in quelle persone con maggiore grado di timidezza. Tuttavia, per comprendere correttamente la glossofobia è necessario tener conto che si traduce in una condizione psicologica marcatamente diversa dalla timidezza. In primo luogo, la timidezza non è un disturbo psicopatologico, mentre la glossofobia lo è. La paura vissuta da una persona con glossofobia nei confronti dell’attività di parlare in pubblico è eccessiva rispetto alle reali esigenze della situazione. L’individuo con glossofobia interpreta il fatto di parlare in pubblico come un elemento altamente minaccioso e risponde ad esso con la sperimentazione di estremi sentimenti di ansia.
Aracnofobia, la paura dei ragni
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La paura dei ragni e più in generale il timore degli insetti (entomofobia), come scarafaggi o cavallette. Simbolicamente questa fobia può rappresentare il timore di qualcosa di sporco e impuro, portatore di malattie. Ma può anche indicare il tentativo di allontanare le parti del proprio sé ritenute negative. Questa paura può essere più o meno intensa e si presenta in prossimità di un ragno. Molti aracnofobici hanno paura anche solo di immagini di ragni, fino al punto da dover uscire dal cinema se ne vedono uno sul grande schermo. I fobici possono anche avere paura in anticipo e passare lunghissimi minuti a ispezionare ogni mobile della casa alla ricerca di eventuali ragni, prima di potersi rilassare.
Il sintomo principale dell’aracnofobia è l’angoscia pura in presenza di un ragno e/o quando si parla di ragni che si può manifestare in diversi modi: crisi, pianti incontrollati, impressione di essere paralizzati (o fuga impulsiva il più lontano possibile dal ragno), tachicardia, malessere o svenimento. Altri segni classici dell’aracnofobia: manovre di evitamento per minimizzare i rischi di incontrare un ragno. Un aracnofobico può declinare numerosi inviti (a barbecue, gite in campagna), tranne in inverno, poiché di ragni ce ne sono ben pochi. L’aracnofobia può essere difficile da vivere quotidianamente ma ci sono soluzioni come terapie cognitivo-comportamentali, di solito efficaci per tenere sotto controllo la fobia. Anche l’ipnosi potrebbe essere un’opzione.
Claustrofobia, la paura degli spazi chiusi
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Questa paura viene in ambienti chiusi come ascensori, metrò, tunnel, stanze piccole, persino porte girevoli o attrezzature per le diagnosi mediche come la Tac. Chi ne soffre teme di non riuscire più a uscire da questi luoghi e di sentirsi soffocare. Dal punto di vista simbolico, questa fobia può evocare il desiderio di fuga da rapporti vissuti come soffocanti o pericolosi, ma anche la necessità di rinascere.
La paura di soffocare è un elemento caratteristico della claustrofobia, come la senzazione di sentirsi in trappola ed in pericolo. I soggetti sono preoccupati di quello che può capitare loro in spazi ristretti, dal momento che percepiscono maggiormente il pericolo quando sono impossibilitati a muoversi. La claustrofobia può essere molto invalidante nel quotidiano, ma in genere viene gestita sufficientemente bene dai soggetti che evitano gli spazi che diano loro sensazioni di chiuso. L’esordio della claustrofobia è precoce (14 anni) ed i casi molto gravi interessano il 2-5% della popolazione.
L’insorgenza del disturbo è dovuto in prevalenza alla presenza di una esperienza condizionante, come per esempio, essere stati chiusi in uno spazio ristretto e/o aver esperito sensazioni di soffocamento. Secondo altri l’insorgenza della fobia può avvenire anche a seguito di informazioni televisive e giornalistiche, e ciò suffraga l’ipotesi di una acquisizione indiretta e non associativa del disturbo, oppure anche a seguito di una percezione simbolica di intrappolamento in una relazione interpersonale insoddisfacente; comunque rimane costante aver avuto pregresse esperienze di percezione di spazio limitato. Nuovi fattori scatenanti di reazioni claustrofobiche sono le moderne tecniche di imaging diagnostico (TAC, RMN) che i soggetti risultano incapaci di eseguire nel 4-10% dei casi, oppure determinano un peggioramento sintomatologico quando il disturbo è presente.
Fra i pazienti che si sottopongono a TAC e RMN ed interrompono l’esame per crisi claustrofobiche, si osserva un incremento della sintomatologia ansiosa a differenza di quelli che nonostante la paura resistono; questi ultimi infatti mostrano al termine dell’esame una riduzione dell’ansia nel 42% dei casi.
Agorafobia, la fobia degli spazi aperti
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All’esatto opposto della claustrofobia vi è l’agorafobia. L’agorafobia è un disturbo d’ansia innescato da spazi aperti o luoghi molto affollati. Il soggetto che ne soffre viene assalito da una sensazione di angoscia, forte disagio, quando si ritrova in situazioni poco familiari, in grado di dare l’impressione di non avere facili vie di fuga e dove nessuno potrebbe prestare aiuto. Nella maggior parte dei casi, l’agorafobia è un problema che emerge secondariamente all’insorgenza di attacchi di panico, crisi d’ansia minori e stress post-traumatico.