Viaggiare combatte il razzismo: lo dice la scienza

Secondo la scienza, viaggiare è la miglior soluzione per combattere il razzismo.
Le persone che restano rinchiuse nel loro mondo e nelle proprie convenzioni, hanno una visione limitata della vita.

Viaggiare combatte il razzismo Viaggiare combatte il razzismo – Fonte: Pixabay
Molto spesso le persone che vivono nel proprio mondo senza conoscere cosa c’è al di fuori di se stesse, tendono ad avere atteggiamenti razzisti nei confronti di altri individui con un colore diverso della pelle o nei confronti di chi viene da paesi, culture o tradizioni diverse.
Andare all’estero aiuta a combattere il razzismo perché viaggiando in un paese straniero si conoscono punti di vista diversi, si imparano nuove usanze e si vivono stili di vita diverso dal nostro. Chi viaggia sa che il mondo non gira intorno a noi e che qualcosa che per noi è perfettamente normale può essere strambo per un altro popolo, e viceversa.

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Perché viaggiare combatte il razzismo?

Viaggiare combatte il razzismo Aprire la mente per combattere il razzismo – Fonte: Pixabay

Viaggiare significa aprire la mente e guardare al di là. Un vero viaggiatore, anche se volesse, non potrebbe mai restare chiuso nelle proprie convinzioni. Spesso dicono che dei sudamericani non ci si può fidare perché sono tutti narcos. Poi si viaggia in Brasile, Perù o Colombia e si scopre che sono persone estremamente gentili ed ospitali. Si pensa che i giapponesi siano dei robot senz’anima. Poi si viaggia in Giappone e si scopre che i giapponesi, dopo il lavoro, escono a divertirsi e se conoscono un europeo gli invitano da bere tutta la notte. Oppure si suppone che i tedeschi siano freddi e poco ospitali. Poi vai a Monaco e ti chiedono se hai bisogno di aiuto per comprare il biglietto della metro.
Viviamo in un mondo così grande e vario, che sarebbe davvero triste se fossimo tutti uguali.

Non c’è alcuna differenza tra “noi” e “loro”

Chi ha una mentalità ristretta fa la tipica distinzione tra “noi” e “loro”, quando in realtà non c’è nessuna differenza: siamo tutti esseri umani, abbiamo gli stessi organi e condividiamo lo stesso pianeta.
Secondo una ricerca sui risultati delle esperienze professionali all’estero nel settore della moda, condotta da Adam Galinsky, Godart, Maddux e Shipilov, gli stilisti che hanno avuto modo di viaggiare di più, sono quelli più creativi. Ciò accade perché essi hanno avuto la possibilità di vivere costumi e tradizioni di paesi completamente diversi da noi. Chi invece ha avuto l’opportunità di fare un’esperienza all’estero, essendosi immerso nella mentalità del luogo, è più propenso a capire il prossimo.
È quindi l’allontanamento mentale dalle proprie condizioni a far scaturire in noi un senso di appartenenza al mondo, e non più solo al nostro paese d’origine.
Viviamo in un’epoca in cui è permesso viaggiare low-cost, non ci sono più scuse per rimanere chiusi nella nostra bolla di sapone.
È vero che siamo tutti diversi. Ogni popolo ha la sua nazionalità, la sua storia e la sua lingua d’origine. Ma in realtà siamo tutti uguali e non c’è nessuna differenza tra un italiano e un keniano, o tra un brasiliano e un australiano.
Empatia e compassione sono gli unici sentimenti che possono salvare il mondo dal razzismo. Senza di essi non ci resta più nulla, solo un mucchio di persone chiuse nelle proprie convinzioni e manie di superiorità.

Di: LUCIA SCHETTINO

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