Problemi di autostima? Donne italiane ultime in classifica

Secondo una ricerca promossa da Dove, le donne italiane sono quelle con l’autostima più bassa di tutte. Ecco perché.

Guests attend the Dove launch of Project #ShowUs (Fonte: GettyImages)

Se anche tu hai problemi di autostima e sottovaluti te stessa, sappi che non sei la sola. Il 75% delle donne italiane, durante una ricerca promossa da Dove in diciassette paesi del mondo, ha dichiarato di avere un’autostima media o bassa. Così l’Italia si è posizionata penultima nella classifica dei paesi coinvolti: peggio delle italiane sono solo le donne giapponesi, convinte di essere più brutte e meno capaci delle altre. In Italia otto donne su dieci evitano ogni qualsiasi tipo di evento pubblico, per paura di non apparire belle e perfette come le compagne; l’80% di loro, a causa della poca autostima, decide di non effettuare controlli medici di routine, mettendo a rischio la propria salute fisica.

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Problemi di autostima in Italia: le cause

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A cosa è dovuta questa strage di autostima in Italia? La causa principale è sicuramente la pressione sociale, che spinge donne e ragazze verso ideali di bellezza e sicurezza perfetti, irrealizzabili: il 49% delle ragazze italiane intervistate ha dichiarato di avvertire quotidianamente la pressione di dover sempre apparire più bella delle altre donne, e di non poter mai sbagliare o dimostrare fragilità d’animo. I responsabili di tutto ciò sono anche i social media, attraverso i quali ogni giorno vengono diffuse immagini di donne perfette, senza alcun difetto fisico o psicologico: nonostante 7 ragazze su 10 siano consapevoli delle modifiche effettuate sulle fotografie delle modelle, il confronto con queste donne genera in loro sconforto, il quale a sua volta incide in maniera drastica sull’insoddisfazione generale della propria vita.

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La ricerca evidenzia anche il modo con il quale le donne vedono le proprie compagne: il 71% di loro pensano che le altre donne non sappiano davvero quanto siano realmente belle; inoltre l’81% crede che essere uniche sia più importante che essere uguali a molte altre, clonate dalla moda.

Le opinioni dei ricercatori

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Andrea Bocchiola, psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana, spiega come “l’autostima sia il nome, conosciuto al grande pubblico, di questioni che interrogano profondamente i legami familiari, la trasmissione e la costruzione dell’identità di genere, arrivando fino al punto di danneggiare la capacità di prendersi cura di sé della donna e di porsi come soggetto politico, protagonista della propria vita. Di fronte a tutto questo la pressione mediatica, quando alimenta ideali irrealistici di bellezza, ha significato ed efficacia solo nella misura in cui tocca nervi già scoperti nello sviluppo adolescente, ma al contrario può fare molto quando si esercita nel fornire alle giovani donna una visione realistica e non artefatta del femminile”.

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Ugo De Giovanni, direttore Marketing Home e Beauty, e personal Care di Unilever Italia, spiega che “la capacità di apprezzare la propria bellezza, a prescindere dai canoni che ogni giorno ci vengono comunicati e che diventano un riferimento per molti, si fonda sullo sviluppo, sin da bambini, dell’autostima. Per questo motivo abbiamo deciso di focalizzare i nostri investimenti su programmi finalizzati al rafforzamento dell’autostima soprattutto nei più giovani. Come azienda e come brand che raggiunge milioni di persone, crediamo di avere la responsabilità di contribuire alla creazione di un diverso ideale di donna in tutti i contesti, familiare, sociale, lavorativo”.

L’autostima insegnata nelle scuole

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Il progetto, che è riuscito a raggiungere oltre 35 milioni di giovani in 140 paesi del mondo, è stato presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite; in alcuni Paesi (es. Stati Uniti, Canada e Francia) è stato inserito all’interno dei programmi scolastici ministeriali. In Italia il progetto è arrivato come programma formativo integrato, con workshop realizzati in collaborazione con l’associazione “Fondo Scuola Italia” e con materiali a supporto sia delle scuole che delle famiglie.

Roberta Barzagli ed Emanuele Breveglieri, coinvolti nei primi workshop, hanno commentato l’attività: “I bambini hanno accolto i workshop con entusiasmo ed intelligenza; abbiamo lavorato sulla percezione che hanno di sé e della propria immagine e sui modelli che prendono come riferimento. È importante renderli consapevoli ed educarli ad un giudizio critico di loro stessi e di ciò che li circonda, insegnando a distinguere il vero dal falso e ad apprezzare la loro unicità”.

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