Il terribile destino di John Allen Chau, missionario ucciso a soli 27 anni dagli indigeni della tribù che doveva convertire
Il sorriso aperto e solare rivolto all’obiettivo, l’immancabile zaino in spalla e il fiume sullo sfondo: è questa l’ultima immagine di John Allen Chau, missionario di 27 anni che era partito per “far conoscere la cristianità” agli indigeni e ha trovato la morte sulla sua strada.
La famiglia del giovane missionario ha infatti voluto postare questo selfie su Instagram, con un messaggio che racconta la missione di John e la sua filosofia di vita.
Il ragazzo è stato ucciso da alcuni indigeni della tribù che era riuscito finalmente a raggiungere sull’isola di North Sentinel, nel golfo del Bengala (India).
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La tribù a cui il missionario ucciso voleva portare la propria testimonianza è uno degli ultimi gruppi umani al mondo che non sono ancora stati raggiunti dalla modernità: John Allen Chau era riuscito ad avvicinarli, ed è stato ucciso trafitto da una freccia.
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Secondo le autorità indiane, a causa della pericolosità e inaccessibilità del luogo potrebbero volerci alcuni giorni per avvicinare e recuperare il corpo del missionario ucciso: il contatto con la tribù e l’accesso all’isola dove si è consumato l’omicidio sono, infatti, proibiti e lo stesso Chau non avrebbe potuto avvicinarsi.
Missionario ucciso dagli indigeni: le parole della famiglia
I sentinelesi sono attualmente una tribù che raccoglie all’incirca 50 persone e sono tristemente noti perché attaccano e uccidono chiunque cerchi di avvicinarli. Proprio per questo motivo, l’ong Survival International, che si occupa dei diritti dei popoli indigeni, avrebbe sottolineato che lo Stato Indiano non sarebbe stato abbastanza efficace nel proteggere l’area.
“Questa tragedia non sarebbe mai dovuta accadere. Le autorità indiane avrebbero dovuto far rispettare l’ordine di protezione sui Sentinelesi e sulla loro isola, per garantire la sicurezza sia della tribù, sia degli esterni. Invece, qualche mese fa le autorità hanno revocato una delle restrizioni che proteggevano l’isola dai turisti stranieri”, hanno dichiarato.
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Estremamente toccante, infine, il messaggio che la famiglia del missionario ucciso ha voluto condividere attraverso il profilo del figlio: in omaggio alla visione della vita del defunto ragazzo, che “amava Dio, la vita, aiutando chi era nel bisogno e non aveva nient’altro che amore per il popolo Sentinelese”, la famiglia ha pubblicamente perdonato chi ha colpito a morte il giovane Chau.