Crollo a Genova: la storia della famiglia che non esiste più

Si stavano recando a pranzo dal nonno. Un’ abitudine che questa volta è costata casa

Stavano andando a Voltri Roberto, Ersilia e il loro piccolo Samuele. Stavano percorrendo un tratto breve dalla loro casa.

Un tragitto percorso da sempre dove questa volta hanno trovato la morte. E’ l’amara storia di Roberto Robbiano, la moglie Ersilia Piccinino e il loro piccolo Samuele, di soli sette anni. Loro fanno parte delle 35 vittime del crollo del ponte a Genova. I loro parenti li aspettavano a casa: quando la notizia è finita sui tg hanno provato a chiamarli, ma ai cellulari non ha mai risposto nessuno.

Verso l’una l’angoscia  è diventata sempre più grande. Un amico di famiglia, come riferisce Repubblica “è riuscito a raggiungere il luogo della tragedia. Si è fatto largo tra i soccorritori e ha riconosciuto l’auto. Marco, modello, colore e quel pallone di Spiderman con cui aveva visto giocare Samuele durante i viaggi con mamma e papà. L’atroce sospetto è poi diventato certezza al San Martino, dove i parenti sono stati accolti dal team di psicologi previsto dalla prefettura: Roberto, Ersilia e Samuele non ci sono più”

Una storia che ha sconvolto tutti e che deve sicuramente far riflettere. Nel 2018 queste cose non dovrebbero accadere. L’ennesima tragedia italiana figlia forse della superficialità dell’uomo.

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La tragedia del ponte, il giorno dopo

(VALERY HACHE/AFP/Getty Images)

Dall’ultimo aggiornamento sono stati almeno 11 i palazzi fatti evacuare dalla Protezione Civile di Genova. Intanto, oltre alla ricerca di morti e feriti, proseguono anche le indagini sulle cause che hanno portato alla caduta di un ponte che ogni giorno veniva attraversato da gran parte dei genovesi che oggi sono ancora sconvolti perché consapevoli che tra quelle vittime avrebbero potuto esserci loro.
Si tratta di una di quelle tragedie che vorremmo non capitassero mai e che quando si verificano lasciano un senso di vuoto allo stomaco. Lo stesso che oggi sta colpendo i tanti italiani che non si capacitano per quanto accaduto.
Intanto, il viceministro delle infrastrutture Edoardo Rixi ha affermato che tutto il ponte sarà demolito e questo con le ovvie ripercussioni che ciò avrà sia sulle aziende che sui cittadini. Riguardo le testimonianze che hanno parlato di un fulmine come possibile causa del crollo, Rixi ha affermato che un ponte come quello non crolla né per un fulmine né tantomeno per un temporale e che vanno trovati i colpevoli.

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Al momento, però, ad essere trovati sono solo i morti e i feriti e tutti coloro che dopo quanto accaduto porteranno per sempre una nuova ferita nel cuore, consapevoli di come una struttura, pensata per unire parti della città può arrivare addirittura a distruggerle, ferendone gli abitanti sia nel fisico che nel cuore.

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