Coronavirus, lo studio australiano che ipotizza uno scenario terribile

I contagi da Coronavirus sarebbero molto più alti di quelli registrati: Italia messa molto male nel tracciamento dei casi. Lo studio australiano che dipinge un quadro epidemiologico disastroso.

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L’emergenza sanitaria investe tutto il mondo (Pixabay)

Gli scienziati di tutto il mondo stanno portando avanti moltissimi studi sulla diffusione del contagio da Coronavirus. Si tratta di studi fondamentali per offrire ai governi di tutto il mondo gli strumenti conoscitivi necessari a prendere decisioni informate in merito alla sicurezza dei cittadini.

Per questo motivo in tutto il mondo gli scienziati continuano a ricercare il vaccino più efficace possibile e allo stesso tempo continuano a studiare la diffusione del virus nonché i metodi più efficaci per il tracciamento dei positivi.

Un recente studio pubblicato sul Royal Society Open Science a firma di un gruppo di ricercatori australiani ha sostenuto recentemente che il tasso di infezione reale, cioè il numero di positivi attualmente in circolazione sia molto maggiore di quello attualmente rilevato e tracciato dai governi.

L’Italia in particolare manifesterebbe una differenza enorme tra i positivi rilevati e i positivi effettivi, molto maggiore di quella che secondo gli scienziati esisterebbe tra i positivi registrati e i positivi effettivi della Corea del Sud.

Uno scenario spaventoso: il vero numero di contagi da Coronavirus

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(fonte: Unsplash)

Gli scienziati che hanno contribuito allo studio pubblicato sulla Royal Society Open Science sono partiti dal numero di morti collegate al Coronavirus che sono state registrate in ogni Stato, quindi hanno calcolato quanti casi positivi sarebbero stati necessari per condurre a quel numero di decessi. A quel punto i dati appena calcolati sono stati confrontati con il numero di casi positivi registrati e tracciati in quello stesso paaese.

Nella stragrande maggioranza dei casi tra i due numeri c’era una differenza spaventosa. Per prendere soltanto l’esempio dell’Italia, secondo lo studio i casi reali sarebbero 17,5 volte più di quelli rilevati. 

Le cose andrebbero profondamente meglio in alcuni paesi asiatici, come la Corea del Sud, in cui lo scarto tra i positivi rilevati e i positivi calcolati sarebbe molto minore. I positivi calcolati sulla base del numero di morti sarebbero soltanto 2,6 volte più di quelli effettivamente individuati con i tamponi e successivamente tracciati con mezzi digitali.

Questo non significa che nel corso della pandemia i governi di tutto il mondo non abbiano fatto dei solidi progressi: è migliorata la specificità dei test, l’educazione dei cittadini sia sui sintomi sia sulle necessarie misure preventive e soprattutto sono migliorate le tecniche di tracciamento.

Per tracciamento dei casi positivi si intendono tutte quelle pratiche che consentono di ricostruire gli spostamenti di un individuo positivo e, di conseguenza, anche tutti i contatti che ha avuto nei giorni in cui non era ancora sintomatico ma già contagioso.

Questo permette di eseguire controlli mirati, sottoponendo a test tutte le persone che hanno avuto contatti con il malato mettendole, eventualmente, in quarantena o in isolamento.

In Italia il tracciamento digitale si effettua scaricando la App Immuni, che ha incontrato una certa ostilità nei giorni della sua presentazione.

Soltanto con il tempo e con un’importante campagna di sensibilizzazione da parte del governo si è riusciti a fare in modo che centinaia di migliaia di persone scaricassero l’applicazione e cominciassero a utilizzarla costantemente. Purtroppo però questo fenomeno che si potrebbe definire “di massa” è partito poco meno di due mesi fa, quindi è ancora troppo presto per poter toccare con mano risultati effettivi.

 

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Sia che lo studio australiano abbia raggiunto risultati corretti, sia che i dati presentati dai ricercatori vengano smentiti in un prossimo futuro, il tracciamento dei positivi continuerà a essere fondamentale anche in futuro per la salute di tutti i cittadini del mondo.

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