Covid-19, effetti del lockdown: migliora il mal di testa nei bambini

Tra gli effetti del lockdown, secondo uno studio dell’Ospedale Bambino Gesù, cala lo stress scolastico e migliora il mal di testa nei bambini e ragazzi.

mal di testa bambini
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Tra gli effetti del lockdown, resosi necessario in seguito alla pandemia da Covid-19, c’è stato un calo dello stress scolastico e di conseguenza è migliorato il mal di testa nei bambini e ragazzi. A dirlo uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

In particolare, la ricerca ha analizzato 700 minori affetti da cefalea, in collaborazione con 9 Centri italiani dedicati a tale malattia.

Quello che è emerso è che la riduzione dell’ansia scolastica è stata la principale causa del miglioramento. I risultati sono stati pubblicati anche sulla rivista Cephalalgia della International Headache Society.

Tra gli effetti del lockdown cala lo stress scolastico e migliora il mal di testa

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Mal di testa nei bambini adobestock

Con l’arrivo improvviso della pandemia da Coronavirus sono cambiate molte delle nostre abitudini. In Italia, con il lockdown da marzo a maggio, resosi necessario per contenere i contagi, c’è stata anche la chiusura delle scuole. A cui poi è seguita la Dad, ovvero la didattica a distanza.

Questo, se da un lato, ha portato a conseguenze negative specie sul comportamento dei bambini visto che non potevano uscire di casa e socializzare con gli amici. Dall’altro, secondo uno studio del Bambino Gesù, ha visto un miglioramento negli attacchi di mal testa.

Il motivo è dovuto al fatto che la diminuzione della tensione scolastica ha comportato un miglioramento della cefalea nei bambini affetti da tale patologia. Prese a campione oltre 700 famiglie dall’Ospedale Pediatrico, in collaborazione con 9 Centri cefalee italiani.

I risultati di questa ricerca, pubblicati anche sull’organo ufficiale dell’International Headache Society, la rivista scientifica Cephalalgia, “documentano l’impatto rilevante di fattori emotivi come ansia e stress sulla frequenza e sull’intensità delle cefalee pediatriche“. Si legge nel sito del Bambino Gesù.

Il mal di testa o cefalea è una patologia molto frequente sia negli adulti che nei bambini, specie in quelli in età scolare. Ne avevamo già parlato in un altro articolo.

In particolare, si legge nel sito del Bambino Gesù che “ne esistono diversi tipi, con evoluzione e implicazioni terapeutiche completamente diverse.

  • Le cefalee primarie (emicrania, cefalea tensiva, cefalea a grappolo) sono malattie neurologiche legate a una predisposizione genetica, cui è ascrivibile la maggior parte dei mal di testa accusati dal bambino, soprattutto quelli in cui gli episodi del disturbo tendono a ripetersi.
  • Nelle cefalee secondarie il mal di testa è invece il sintomo di una malattia diversa, che deve essere identificata e curata”.

Lo studio del Bambino Gesù

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Coordinato da un team di neuropediatri e psicologi del Centro cefalee del Bambino Gesù, lo studio si è avvalso della collaborazione di altri centri italiani. Tra cui quelli dell’Università di Padova, Università dell’Aquila, Università dell’Insubria di Varese, Ospedale Sant’Andrea di Roma, Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile di Via dei Sabelli di Roma, Istituto Besta di Milano, Ospedale San Paolo di Bari e Ospedale Civico di Palermo.

In particolare la ricerca ha visto l’arruolarsi di 707 famiglie con bambini e adolescenti fra i 5 e i 18 anni con diagnosi di cefalea primaria (emicrania e cefalea tensiva).

Sia ai genitori che ai figli è stato fatto compilare, in forma anonima, un questionario per esplorare l’andamento del mal di testa pre e post lockdown.

Si chiedevano le caratteristiche della malattia, quindi frequenza e intensità degli attacchi. Ma anche le terapie seguite, ovvero quali e quanti farmaci, le variazioni dell’umore, degli stili di vita e dell’attività scolastica per valutare l’impatto di questi fattori sulla cefalea.

Quello che è emerso dall’analisi dei dati è che c’è stato un significativo miglioramento del mal di testa per il 46% dei bambini e dei ragazzi, un peggioramento per il 15%, nessuna variazione di rilievo per il 39%.

Lo studio ha rilevato che nel primo gruppo la frequenza degli attacchi mensili è diminuita mediamente del 28% (da 7 a 5 episodi al mese). Con cali anche del 40% tra i bambini con le forme più gravi di cefalea (da 15 a 9 attacchi mensili).

“La causa principale del miglioramento è riscontrabile nella riduzione dell’ansia scolastica nel periodo di isolamento dovuto al lockdown”, si legge nel sito del Bambino Gesù.

“I ricercatori hanno infatti osservato che tanto più bassi erano i punteggi dei test sui livelli di stress, tanto maggiore era il miglioramento. Al contrario, nei ragazzi con un peggioramento della cefalea è stata riscontrata la persistenza di sentimenti di ansia scolastica nonostante il passaggio alla didattica a distanza”.

Al contempo è rimasto ininfluente l’uso dei farmaci antiemicranici. “Il 14% dei ragazzi era in terapia farmacologica e non ha mostrato differenze significative nella riduzione degli attacchi rispetto a chi non assumeva farmaci”.

I risultati dello studio dunque confermano che sul piano clinico “gli interventi sugli stili di vita, per il controllo dei livelli di ansia e stress, rivestono un ruolo fondamentale nel percorso di cura delle cefalee pediatriche”.

Lo stress dunque incide su questa patologia. “I fattori emotivi ed emozionali andrebbero sempre considerati quando si propone un trattamento per l’emicrania e per la cefalea di tipo tensivo” – sottolinea Laura Papetti, neuropediatra del Bambino Gesù e primo autore dello studio.

“È necessario che bambini e genitori siano consapevoli che qualsiasi intervento sui fattori di stress ha più probabilità di essere efficace rispetto ai farmaci attualmente disponibili“, conclude Papetti.

(Fonte: Ospedale Bambino Gesù)

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