Lombardia, la stretta della Regione: didattica e trasporti nel mirino

Nuove norme anti Coronavirus per i cittadini della Lombardia: Attilio Fontana riorganizza la didattica e il settore dei trasporti pubblici.

Attilio Fontana (Instagram)

La Lombardia è la regione italiana in cui si sono registrati più casi nel corso della prima ondata di Coronavirus ed è, purtroppo, di nuovo la prima regione per numero di nuovi positivi, nel corso della seconda ondata.

Per questo motivo i cittadini lombardi hanno atteso con apprensione le nuove norme di sicurezza che sarebbero state emanate dalla regione su temi assolutamente scottanti: la gestione della didattica in presenza e l’affollamento dei mezzi pubblici, causati principalmente dalla riapertura delle scuole e dal nuovo afflusso di studenti.

Le nuove misure anti Coronavirus in Lombardia

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Il Duomo di Milano di mattina (Pixabay)

Le prime misure restrittive sono state applicate all’ambito dello sport dilettantistico, in particolare agli sport di contatto nei quali è letteralmente impossibile mantenere le distanze di sicurezza tra i partecipanti.

Per quanto riguarda invece la riduzione dell’orario della movida almeno per il momento non ci saranno nuove restrizioni e non sembra necessario fermare le attività alle 21:00 com’era stato paventato negli scorsi giorni. Quella del consumo di alcolici rimane però una questione aperta sul banco della Regione Lombardia. Il Presidente Fontana ha spiegato che, anche se non è ancora stata presa una decisione definitiva, gli amministratori, in concerto con il comitato scientifico che sta affiancando il governo, stanno riflettendo su quali siano le misure più adeguate da adottare in merito.

Sulle tematiche più delicate invece, come la scuola e la gestione dei trasporti pubblici, sono stati presi dei provvedimenti ritenuti assolutamente necessari.

Il Presidente Attilio Fontana ha specificato che, dopo essersi confrontato con tutte le forze in campo, si è reso necessario un provvedimento che trasformi nuovamente la didattica in presenza in una didattica a distanza.

“Tutti vogliono una didattica a distanza, non assoluta ma parziale, per le superiori” ha dichiarato il presidente. Per “didattica a distanza non assoluta” si intendono turnazioni degli studenti che permettano a una parte degli alunni di una scuola di praticare la didattica in presenza mentre il resto degli alunni segue le lezioni attraverso gli strumenti della didattica a distanza già collaudati negli scorsi mesi. Misure ancora più drastiche sono state adottate nelle scorse ore in Campania da Vincenzo De Luca, che ha dovuto fare i conti con le proteste delle madri campane.

Oltre a salvaguardare la salute di studenti e insegnanti, la didattica a distanza permetterà di alleggerire la pressione sul trasporto pubblico locale, evitando che tutti gli studenti delle superiori e delle università si riversino insieme sugli autobus e sugli altri mezzi di trasporto.

Per quanto riguarda invece i soli studenti universitari, la Regione ha chiesto che le Università ricorrano quasi totalmente alla didattica a distanza, con la sola eccezione degli studenti di nuova immatricolazione e degli specializzandi, che potranno frequentare le lezioni in presenza a causa delle loro particolari necessità didattiche.

Il Prefetto di Milano Renato Saccone ha dichiarato che le misure anti Coronavirus imposte nelle ultime ore dalla regione non sono da intendersi come coprifuoco, quanto piuttosto come una più rigida applicazione di regole e di norme già attive durante gli scorsi mesi nel resto d’Italia. “Non parliamo di coprifuoco per favore – ha dichiarato Saccone – perché la nostra vita non dipende solo dall’apertura di un bar o di un ristorante. I controlli però saranno ancora più massicci e incisivi con la nuova ordinanza”.

A dimostrazione che le parole del prefetto non cadono nel vuoto, negli scorsi giorni ben otto attività commerciali sono state chiuse a Milano perché i controlli effettuati dalle autorità hanno stabilito che non rispettavano le misure di sicurezza anti Coronavirus imposte previste per quella specifica tipologia di attività.

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I locali hanno dovuto osservare cinque giorni di chiusura, durante i quali i gestori sono stati tenuti a omologarsi alle nuove direttive al fine di poter aprire nuovamente l’attività.

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