Sindrome della capanna o del prigioniero cos’é? Significato e rimedi

Con l’avanzare della fase 2 nella lotta al coronavirus si sente sempre più parlare di sindrome della capanna ma di che cosa si tratta e quali sono i possibili rimedi?

sindrome della capanna
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Dopo mesi di vita in casa, senza possibilità di uscite vere e proprie, di incontri e condivisione è finalmente arrivata la Fase 2.

Una ventata di libertà e di opportunità a cui si anelava oramai da tempo. Ma la fase 2 è veramente solo un’ondata di gioia?

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Se infatti i più hanno accolto la ritrovata libertà con sincero entusiasmo c’è stato anche chi si è improvvisamente (e inaspettatamente) ritrovato travolto da una strana ansia.

Si tratta di un vero e proprio senso di preoccupazione e, al tempo stesso, di una totale assenza della voglia di uscire da casa. Ma come è possibile? Non attendavamo tutti con ansia di poter tornare alla nostra vita di tutti i giorni?

Per questo particolare fenomeno gli esperti hanno una definizione ben precisa: sindrome della capanna. Proviamo a comprenderla e conoscerla meglio.

Sindrome della capanna, cos’é e i rimedi

rimanere a casa
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Partiamo da un’importante considerazione: no non si tratta di un disturbo mentale.

Quando si riferiscono alla sindrome della capanna o del prigioniero, gli psicologi parlano piuttosto di una reazione, più che legittima, a un momento di forte stress, proprio come quello che abbiamo appena vissuto durante la quarantena.

Il Coronavirus ci ha bloccati nelle nostre case per un tempo che certo non potevamo prevedere, ci ha isolati e, adesso che si può tornare a varcare quella porta, paradossalmente proprio coloro che alla chiusura hanno ben reagito rischiano di provare un forte senso di smarrimento e inadeguatezza rispetto alla routine che li attende là fuori.

La casa per costoro non è una prigione, bensì un posto raccolto e sicuro, capace di regalare una routine che forse all’inizio andava anche un po’ stretta ma che ora non possono che apprezzare.

In effetti è vero: ci siamo ripresi del tempo per noi, abbiamo adottato ritmi decisamente più umani e la cosa non ci disturba affatto. Per chi soffre della sindrome della capanna tutto ciò risulta esser estremamente confortante e stride assai fortemente con la paura che questa fase 2 ancora comporta: il Coronavirus non è infatti certo debellato e una serie dimuove norme date a tutela del cittadino sembrano decisamente meno sicure e confortanti delle mura domestiche.

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Tutto questo è la sindrome della capanna, ma perché questo particolare nome? L’origine risale agli inizi del ‘900, quando i cercatori d’oro degli Stati Uniti erano costretti a passare interi mesi all’interno di una capanna. Il forte isolamento li portava a un rifiuto rispetto al ritorno alla realtà, condito da sensazioni di stress e problemi nel gestire ansia e attacchi di panico improvvisi. Vi suona familiare?

I sintomi più comuni sembrano essere:

  • letargia
  • scarsa concentrazione
  • mancanza di motivazione e apatia
  • tristezza
  • paura di uscire

Se dunque fate fatica ad alzarvi, avete sempre più bisogno di pisolini qua e là e, soprattutto, se l’idea di uscire si accompagna a un vero e proprio senso di ansia, be’, la sindrome della capanna diventa una risposta più che plausibile.

Ricordate che anche i più piccoli non sono certo immuni: lo stress del lockdown, al contrario, gli ha visti protagonisti di diverse difficoltà e ora, anche loro, potrebbero trovare rifugio in casa, vedendo il mondo esterno con un certo timore.

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Come porre allora rimedio a tutto ciò e, letteralmente, uscire dal tunnel?

Partiamo dal presupposto che non esistono cure miracolosi o veri e propri rimedi specifici, si tratta piuttosto di non forzare la mano e prendersi il tempo che serve.

Procedete per gradi e non fate il passo più lungo della gamba: una semplice passeggiata nelle vicinanze della propria abitazione, in luoghi non troppo affollati, potrebbe esser un inizio eccellente.

Del resto abituarsi alla nuova routine del lockdown ha necessitato un certo tempo, lo stesso accadrà dunque per questo ritorno alla normalità.

Prendersi i propri tempi non vuol dire però rimanere passivi: stabilite una nuova routine e, soprattutto, inserite orari non procrastinabili per la sveglia e appuntamenti fissi con una bella passeggiata.

paura uscire
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Solitamente la sindrome della capanna va via via scomparendo da sola ma, qualora notaste maggiori difficoltà e il tempo scorrere senza miglioramenti, non sottovalutate la possibilità di chiedere aiuto.

Uno psicologo saprà senza dubbio fornirvi  il sostegno necessario per fare fronte a questa condizione.

Fidatevi, non siete sole: le cifre parlano della sindrome della capanna come di una condizione attualmente ben più diffusa di quanto possiate credere. Bisogna solo affrontarla con consapevolezza.

Fonte: blog.cliomakeup.com

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