Violenza in famiglia | Come chiedere aiuto, lo abbiamo chiesto ad un esperto

Quando una donna è vittima di violenza fisica e psicologica come fa a chiedere aiuto? Lo abbiamo chiesto ad un operatore di uno dei più importanti centri antiviolenza del nostro paese, ecco come chiedere aiuto ed uscire da un incubo.

Violenza in famiglia | come chiedere aiuto
Fonte foto: Istock

Oggi, 25 Novembre 2019, il mondo grida ancora una volta il suo ‘no’ alla violenza sulle donne. Ancora troppi gli episodi di cronaca nera che finiscono per sporcare di sangue le pagine dei media e le trasmissioni televisive.  Ancora troppi gli episodi nascosti, quelli che milioni di donne, ragazze e bambine italiane e straniere, vivono ogni giorno in silenzio, convinte di non poter essere aiutate da nessuno o ancor peggio di meritare quello schiaffo o quell’amore che grida, umilia e schiaccia fino a togliere il respiro e l’ultimo granello di autostima che resta nel cuore.

Violenza sulle donne | come chiedere aiuto e cosa succede dopo aver denunciato

femminicidio i dati istat (Istock)

In questo giorno in cui si pone massima attenzione al fenomeno della violenza sulle donne e al femminicidio, abbiamo voluto dare un aiuto concreto a tutte le donne che stanno vivendo abusi, qualsiasi essi siano, e che non hanno il coraggio di denunciare e chiedere aiuto. Ai microfoni di Chedonna, R.C. un’operatrice dei centri anti violenza e impegnata in prima persona ad aiutare le donne vittime di tratta.

A lei, abbiamo chiesto come poter chiedere aiuto, e speriamo con tutto il cuore, che chiunque legga queste righe, possa trovare il coraggio di rivolgersi alle autorità o anche ad un’ amica per portare alla luce il dolore senza fine che sta vivendo lei e troppe volte anche i suoi figli, perché la violenza non si ferma al corpo di una donna ma arriva dritto al cuore dei figli.

Quando ci si deve rivolgere ad un centro anti violenza e alle autorità,  e come si fa a denunciare una violenza subita? 

Quando si parla di violenza in famiglia si parla di una situazione, di un abuso che avviene all’interno delle mura domestiche e quando si parla di violenza, non parliamo soltanto di violenza sessuale e fisica ma anche di violenza psicologica, soprattutto di violenza psicologica che è poi quella che colpisce maggiormente le donne. Parliamo anche di violenza finanziaria, di stalking, senza dimenticare anche i dati che riguardano le donne straniere che sono spesso vittime di tratta, di torture, stupri, rapimenti, matrimoni forzati e  mutilazioni genitali. 

Ci si deve rivolgere ad un centro anti violenza, quando si diventa consapevole di non riuscire a subire più questi trattamenti da parte del partner, di un genitore, o di qualsiasi altra figura pratichi violenza sulla sua persona. Queste sono  donne che vanno premiate,  che vanno rinforzate dal punto di vista psicologico poiché non è semplice denunciare. Per le vittime gli ostacoli  più grandi da superare sono il sentirsi inadeguate e il forte senso di colpa.  Vengono portate a guardare loro stesse con gli occhi del maltrattante. 

La violenza fisica non avviene in maniera cronica, avviene in maniera episodica, quindi molte donne non riescono a rendersi conto che quello che stanno subendo è violenza,  mentre recepiscono di più la violenza psicologica che invece avviene giornalmente e le spinge a chiedere aiuto anche se troppe volte la donna deve combattere con il pregiudizio delle persone, a volte della loro stessa famiglia d’origine. 

Per chiedere aiuto ci si deve rivolgere alle autorità come Carabinieri e Polizia di Stato o chiamare numero di emergenza  nazionale 1522, o associazioni come ad esempio il telefono rosa o altre distribuite su tutto il territorio nazionale. 

Cosa avviene dopo la denuncia alle autorità o al centro antiviolenza? 

Quando una donna decide di rivolgersi ad un centro antiviolenza attraverso il numero nazionale 1522, ci saranno delle operatrici formate che ‘accolgono’ la chiamata e che si mettono a disposizione della persona per offrire aiuto ed informazioni. Se la donna dopo il colloquio telefonico decide di farsi aiutare, le viene fissato un colloquio in sede, dove potrà trovare aiuto legale, psicologico e pedagogico. Si compilerà un questionario e si accoglieranno le dichiarazioni e se la donna decide di procedere con una denuncia potrà essere direttamente accompagnata presso le sedi competenti a usufruire del grautito patrocinio legale e civile in caso di separazione e divorzio. Inoltre entreranno a far parte di un progetto in cui saranno protette sole o in caso delle madri, anche con i loro figli.

I bambini infatti sono spesso vittime di violenza assistita come ha messo in evidenza una ricerca di ‘Save the Children’ che ha testimoniato come  427 mila minori in soli 5 anni abbiano vissuto la violenza nei confronti delle loro mamme all’interno delle mura domestiche. 

Nel caso in cui le donne si rivolgano direttamente alle autorità, saranno le stesse a metterla in conttatto con un centro antiviolenza. 

Le strutture protette come funzionano? 

Nei casi più gravi,  in cui ad una vittima si consigli l’allontanamento immediato o sia lei stessa a decidere di allontanarsi immediatamente dal luogo dove subisce violenza, entra a far parte di un progetto, viene inserita in una struttura protetta e segreta dove troverà psicologi, educatori, avvocati e altre  figure professionali pronte ad aiutarla. Esistono case rifugio per donne sole o anche per madri con figli minori. Una volta inserite nel progetto, verranno aiutate nella ripresa psicologica, nel reinserimento nella società e nella formazione lavorativa, nel caso di donne disoccupate. 

Cosa ne pensa dello sgombero forzato di molti centri anti violenza, come la ‘Casa delle donne’ di Roma e della situazione dei centri antiviolenza in Italia? 

Nel caso della ‘Casa delle donne’ di Roma, i problemi burocratici potrebbero causare  uno sgombero forzato. Un episodio che ha segnato molto tutti noi operatori, in quanto è attualmente una delle realtà più importanti che promuove tantissimi progetti per le donne. Ci si dovrebbe impegnare con tutte le forze affinché non venga meno. 

Per quanto riguarda la presenza dei centri antiviolenza in Italia, siamo abbondantemente sotto la media e per nulla aderenti alle direttive della convenzione di Instanbul del 2013 che sosteneva la presenza di un centro antiviolenza ogni diecimila abitanti. 

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femminicidio
femminicidio giornata mondiale contro la violenza sulle donne (Istock)

 

 

 

 

 

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