Sessantenne sposa ventenne: “un amore che trascende sesso e denaro”

lettera mamma
Le cose che gli sposi devono fare prima delle nozze Foto da iStock

Solo pochissime persone fidate – i nostri amici e i parenti più stretti – conoscevano la vera storia. Mia moglie è una pittrice di successo che ha studiato al prestigioso Savannah College of Art and Design, dove ha ottenuto una borsa di studio a copertura totale. Io sono andato in pensione, dopo una carriera di cinquant’anni nel mondo immobiliare, per dedicarmi alla scrittura, una passione che ho nutrito per buona parte della mia vita ma che avevo messo da parte per pensare alla famiglia, pagare le bollette e raggiungere la sicurezza economica prevista dal ceto sociale cui appartenevo.

È proprio l’arte che lega me e Alex; l’amore reciproco che nutriamo per la passione dell’altro ci spinge a scavare più a fondo nella creatività che caratterizza il nostro lavoro e che alimenta la nostra relazione. Ci amiamo in un modo che trascende il sesso o il denaro.

Eppure siamo ancora ostracizzati come coppia. Il mondo non vede la passione di due spiriti creativi uniti col cuore, in un viaggio di scoperta e crescita, ma le squallide brutture di una relazione di scambio. Io sono considerato un uomo rapace che dispone delle risorse finanziarie sufficienti a “comprarsi” le grazie di una donna molto più giovane e troppo ignara di come va il mondo per accorgersi della natura machiavellica del mio piano.

Dopo un’attenta analisi del nostro matrimonio, in tanti saranno pronti a concludere che io devo essere una specie di sociopatico deciso a sposare una donna innocente e ingenua con il Q.I. di una pianta domestica.

In realtà, sposando Alex sono diventato molto più sensibile e attento ai bisogni altrui. E insinuare che una donna che ha finito i primi due anni di università mentre era ancora al liceo, e che ha studiato sia chimica organica che belle arti con una borsa di studio, sia intellettualmente inferiore è un insulto al genio che ho sposato.

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Abbiamo smesso ormai da tempo di ossessionarci per i piccoli oltraggi che affrontiamo ogni giorno. Non c’è ristorante in cui non mi abbiano chiesto, almeno una volta, cosa volesse ordinare mia figlia. Per non parlare di quando mia moglie decide di offrirmi la cena, con i suoi soldi, perché il cameriere non la prende seriamente quando chiede il conto. Essendo alto, sui voli preferisco prenotare il posto accanto all’uscita di emergenza e sono stanco di sentirmi chiedere dall’addetto al check-in se mia figlia è abbastanza grande per sedersi lì.

L’ultima volta che siamo saliti su un volo per gli Stati Uniti, lo stesso Paese che ha emesso il passaporto di Alex, all’ufficio immigrazione hanno messo in dubbio la legittimità del nostro matrimonio. Quando gli ho mostrato l’atto ufficiale, il funzionario è rimasto sorpreso che il nostro non fosse un matrimonio obbligato.

L’amore per mia moglie mi basta e non ho bisogno dell’approvazione altrui, soprattutto quella di emeriti sconosciuti. A infastidirmi non è la convinzione che ci siamo sposati per ottenere qualcosa, ma l’idea che questo valga per chiunque abbia una relazione con una persona molto più grande, o molto più giovane. Quando Anna Nicole Smith ha sposato J. Howard Marshall II, magnate del petrolio costretto su una sedia a rotelle, in molti erano convinti di conoscere già le sue motivazioni.

Parlandovi di me, i miei amici inseriranno nell’elenco delle mie molteplici qualità il fatto che sono esageratamente ordinato. Nella relazione precedente, l’assenza di un ordine accuratamente stabilito mi mandava ai matti; i litigi tra me e mia moglie sulla disposizione delle posate nel cassetto restano nella leggenda. Eppure, quando Alex dissemina per tutta la casa pennelli, barattoli di vernice e albi da disegno, non vedo il caos, ma le impronte delicate di un angelo dal temperamento artistico che, in un modo tutto suo, è riuscita a tirarmi fuori dalle mie ossessioni ansiogene e condurmi in un luogo di pace.

Casa nostra riecheggia della sua presenza, una sinfonia calmante fatta di arte e forme e colori, che riesce a domare le mie fobie e dare sollievo alla mia anima. Da scrittore devo incassare i colpi inferti dal celebre blocco, ma in sua presenza le parole scorrono, richiamate da luoghi della mia coscienza che solo lei sa come prendere.

Alex è anche vegetariana, una scelta di vita che ha fatto più di dieci anni fa non per motivi di salute, ma per l’amore che nutre verso tutti gli esseri viventi. La sua profonda connessione con gli animali è permeata anche nella nostra relazione. La carne mi manca sempre, certo, ma almeno mi sono reso conto delle implicazioni morali della mia scelta di consumare carne e di come il posto che occupo in questo mondo complesso, fatto di altre creature, comporti delle responsabilità.

Alex mi ha reso più empatico, più comprensivo e più generoso. Quello che ha fatto – dopo una vita da predatore narcisista – mi ha reso più umano. Nelle relazioni precedenti, le mie compagne volevano solo essere amate; Alex mi ha insegnato ad amare me stesso. E per questo la amo ancora di più.

A volte, di notte, mentre stringo Alex e la consolo per un episodio particolarmente crudele di commenti bigotti sulla legittimità della nostra unione, mi sorprendo a dirle la stessa cosa: “Alla fin fine, il successo è la vendetta migliore”.

Tra vent’anni, dubito che qualcuno metterà ancora in dubbio il motivo del nostro matrimonio. In un’epoca in cui quasi la metà delle unioni finisce con un divorzio, un rapporto a lungo termine che sopravvive e prospera viene messo in discussione raramente. Spero di vivere abbastanza a lungo per godermi quel momento.”

Fonte: HuffPost Italia

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