Governo M5S-PD, accordo ad un passo: Conte parlerà con Mattarella

Oggi potrebbe essere la giornata giusta per avere un nuovo esecutivo: Mattarella a colloquio con Conte, siamo alle battute finali della crisi, forse.

Giuseppe Conte (Getty Images)

Forse ci siamo. Oggi potrebbe essere il giorno buono per avere un nuovo esecutivo, il giro di consultazioni fra gli schieramenti politici sta per terminare: in mattinata, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella convocherà nelle sue stanze il premier uscente Giuseppe Conte. Stando alle indiscrezioni, quest’ultimo dovrebbe uscire dalla porta e rientrare dalla finestra.

Il Capo del Governo, infatti, si presenterebbe da Mattarella per sancire la fine dell’esecutivo gialloverde – a causa della crisi iniziata sotto l’ombrellone, che ha portato all’arresto del contratto di Governo siglato lo scorso anno dai Cinque Stelle e la Lega di Salvini – e formarne uno nuovo. “Governo di svolta” l’hanno chiamato, in cui ci sarebbe sempre Conte – forte dell’endoorsment di Trump arrivato in settimana – a serrare le fila tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico.

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Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, dunque, avrebbero trovato l’intesa per costruire una maggioranza di Governo che sarà “differente nella sostanza e nel metodo dalla precedente legislatura”. All’orizzonte si intravede, quindi, una maggioranza giallo-rossa che tuttavia non perde occasione per punzecchiarsi ragionevolmente. Persiste, infatti, la questione legata al vicepremier: stando ai Dem, non potrebbe farlo Di Maio. Le ragioni primarie son due: aveva lo stesso incarico nella precedente tornata governativa e, soprattutto, in un esecutivo a due le decisioni si prendono insieme.

Governo giallo-rosso: persiste la questione legata al ruolo di vicepremier, frizione Dem

Mattarella e Conte (Getty Images)

Vale a dire che, se i pentastellati hanno posto come conditio sine qua non la riproposizione di Giuseppe Conte premier, il vice dovrebbe spettare ai Democratici: uno a testa. Nonostante questo assunto, persiste scetticismo. Lo stesso che sta ritardando un accordo che parrebbe essere nell’aria, di mezzo c’è il dissenso del popolo pentastellato – che attraverso la piattaforma Rosseau potrebbe non vedere di buon occhio questa alleanza con la Sinistra – e di Salvini.

Il leader leghista definisce questa manovra – che lo vedrebbe escluso da ogni dinamica di palazzo, nessun ruolo nel nuovo esecutivo per lui dopo la chiusura definitiva di Conte a qualunque rapporto istituzionale col leader del Carroccio – uno “squallido teatrino per le poltrone”.

Oramai l’asse governativo oscilla fra demagogia e impellenza, quest’ultima dovuta a delle scadenze istituzionali che pressano i nostri leader. Del resto, Conte al G7 francese è stato chiaro: “L’Italia darà il suo contributo dal punto di vista economico, ambientale e sociale, per una politica condivisa all’insegna della trasparenza e dell’assunzione di responsabilità”. Tradotto: ci daremo da fare quanto prima, malgrado le beghe di casa nostra, per garantire un apporto efficiente ai problemi che affliggono il mondo, con lo spauracchio dei dazi e dell’Amazzonia che affiora all’orizzonte.

Tra politica estera e politica interna, i nostri governanti hanno l’agenda piena: una crisi in questo periodo non ci voleva, citando i Tiromancino, “le incomprensioni sono così strane, sarebbe meglio evitarle sempre”. Che è lo stesso pensiero fatto da molti in questo periodo scandito da ribaltoni e rimpastoni, veicolati in nome della presunta stabilità economica: l’ossimoro più ingrato del passato recente, ma – si sa – la politica resta l’arte del possibile. E fino a stasera potrebbe ancora accadere di tutto.

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