Mafia Capitale: condanne durissime per Carminati e Buzzi

Mafia Capitale
Carminati e Buzzi

Arrivata poco fa la sentenza d’appello per Mafia Capitale: condanne durissime per Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, a capo dell’organizzazione.

Mafia Capitale era un’associazione a delinquere di stampo mafioso: lo ha stabilito la Corte d’Appello di Roma che ha condannato l’ex militante di estrema destra Massimo Carminati e il re delle cooperative romane Salvatore Buzzi, considerati alla guida di tale organizzazione. Il primo è stato condannato a 14 anni e 6 mesi, il secondo a 18 anni e quattro mesi. Bisognerà ora attendere le motivazioni alla sentenza.

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Confermato impianto accusatorio: pene più lievi per Mafia Capitale

(screenshot video)

L’impianto accusatorio sembra comunque confermato, anche se sensibilmente più tenui sono le pene inflitte, in virtù della riforma sul 416 bis del febbraio 2015. In ogni caso, i giudici della terza corte presieduta da Claudio Tortora si sono espressi sulla natura dell’azione criminale di Carminati, Buzzi e sodali. Nei vari gradi di giudizio e nelle precedenti sentenze, era stato egualmente riconosciuto il medesimo impianto, che riportava appunto a un sodalizio criminale.

In particolare, in una precedente decisione, i giudici scrivevano che “a Roma operava da anni una organizzazione strutturale di uomini e mezzi funzionale alla realizzazione di una serie indeterminata di delitti con attività che si estendevano in diversi campi: propriamente criminale, economico e della pubblica amministrazione”.

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Mafia Capitale: qual è stata la sentenza di primo grado

In primo grado, Carminati era stato condannato a vent’anni, mentre Buzzi aveva subito una condanna a 19 anni. Queste le altre condanne più importanti comminate nel processo di primo grado: sei anni per il dem Mirko Coratti, undici per l’esponente di Forza Italia, Luca Gramazio. Sei anni poi per Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni in Campidoglio. I giudici della X sezione penale di Roma, presieduti da Rosanna Ianniello, hanno impiegato quasi un quarto d’ora per leggere la sentenza. Praticamente per tutti condanne ridotte in Appello.

Una sentenza del Riesame di gennaio 2015 scriveva invece che “Massimo Carminati (ex estremista nero) è il capo e il riconosciuto punto di riferimento degli altri sodali”. Il sodalizio criminale “operava inizialmente in un ristretto ambito territoriale nel settore delle estorsioni, dell’usura, delle rapine e delle armi, con base presso il distributore di carburanti gestito da Roberto Lacopo”. Secondo il Riesame, l’organizzazione si sarebbe espansa in “seguito alla nomina di Alemanno quale sindaco di Roma”.

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