Addio Koko, leggendario gorilla parlante

Koko, the gorilla who converses in sign language, admires her new kitten on April 2, 1985. (AP Photo/National Geographic Society, Ronald Cohn)

‘La fine di un’era’: Koko, il gorilla che ha imparato il linguaggio dei segni, muore a 46 anni

La scimmia che ha toccato i cuori di milioni di persone è morta nel sonno, martedì scorso.

Koko era una scimmia speciale

Koko il gorilla, la cui notevole abilità nel linguaggio dei segni e l’attaccamento materno ai gatti domestici hanno contribuito a cambiare le opinioni del mondo sull’intelligenza degli animali e sulla loro capacità di empatia, è morto a 46 anni.

A Koko è stato insegnato il linguaggio dei segni fin dalla tenera età come soggetto di test scientifici e alla fine ha imparato più di 1.000 parole, un vocabolario simile a quello di un bambino umano.

È diventata una celebrità che ha incontrato artisti del calibro di William Shatner, Sting, Leonardo Di Caprio, Robin Williams e Mr. Rogers. Nella sua casa, una riserva presso una fondazione a sostegno dei gorilla, nelle montagne della California a Santa Cruz, dove è stata trattata come una regina, ha indossato gli occhiali di Robin Williams e il famoso cardigan di Rogers, per mostrare al mondo che anche se era una scimmia gigante di 127 kg non voleva essere spaventosa, ma essere solleticata e abbracciata.

Koko non era il primo animale ad apprendere la lingua dei segni e comunicare, ma attraverso i libri e le apparizioni dei media è diventata la più famosa degli altri.
Koko è apparsa in molti documentari, tra cui uno nel 2015 su PBS e due volte nel National Geographic. La copertina del National Geographic del 1978 del gorilla conteneva una foto che l’animale si era scattata da sola di fronte ad uno specchio.

“Koko era super intelligente, come tutte le scimmie e anche sensibile, qualcosa che non tutti si aspettavano da un animale della razza di “King Kong” che i film descrivono come pericolosi e formidabili”, ha detto un ricercatore commentando la sua morte, poi ha aggiunto: “Ha cambiato l’immagine delle scimmie e dei gorilla in particolare, in meglio, ad esempio attraverso il libro per bambini Koko’s Kitten con cui molti giovani sono cresciuti. Vedere le scimmie belle e premurose è stata una novità per il pubblico e un grande miglioramento “.

Koko e il suo amore per i gatti

Koko guardava film e televisione, con i suoi handler poteva comunicare al mondo cosa amava di più. Il suo libro preferito era The Three Little Kittens. I suoi film preferiti, erano Doctor Doolittle di Eddie Murphy e Free Willy e il suo programma televisivo preferito era Wild Kingdom.

Nonostante i tentativi dei suoi custodi di introdurre partner maschili, Koko non è mai diventata madre. Aveva una serie di gattini come animali domestici che accudiva come fossero suoi figli.

Il primo fu All Ball, un gattino grigio e bianco senza coda, dato a Koko per il suo compleanno nel 1984. Altri gatti seguirono dopo la morte di All Ball, ma i ricercatori riportarono che il gorilla Koko continuava a vivere in una sorta di “lutto” per il primo gatto fino a molti anni dopo.

La storia di Koko tra successi e polemiche

Il vero nome di Koko era Hanabi-Ko, in giapponese significa fuochi artificiali.

E’ nata il 4 luglio 1971 allo zoo di San Francisco.

Francine (Penny) Patterson, co-fondatrice della Gorilla Foundation, stava lavorando alla sua tesi di dottorato sulle capacità linguistiche dei gorilla e nel 1972 ha iniziato a insegnare la lingua dei segni di Koko. Patterson, una psicologa dello sviluppo insieme al biologo Ronald Cohn trasferirono Koko nella loro nuova riserva nel 1974 e continuarono a insegnare e studiare, aggiungendo un gorilla maschio nel 1979. Nel 2004, Koko ha usato l’American Sign Language per comunicare che la sua bocca le faceva male e ha usato una scala del dolore da uno a dieci per mostrare quanto male le facesse.

Secondo alcuni scienziati, come Herbert Terrace della Columbia University, che hanno insegnato il linguaggio dei segni a un primate di nome Nim Chimpksy, hanno sostenuto nella letteratura scientifica e popolare che la maggior parte delle conversazioni di Koko e quelle di altri primati erano “non spontanee ma sollecitate dalle domande dei loro insegnanti”.

“Gli scienziati si sono spesso lamentati di una possibile sovrainterpretazione delle espressioni del linguaggio dei segni di Koko e della mancanza di un’adeguata documentazione su ciò che ha detto quando e come”, ha detto DeWaal, ricercatore dei primati della Emory University, “ma la scienza, era irrilevante per l’immagine pop di Koko. … La morte di Koko è la fine di un’era e una vera perdita”.

Un’altra polemica sorta una dozzina di anni fa si è scatenata intorno al fatto che Koko ha spesso chiesto di vedere i capezzoli della gente, un’abitudine che ha portato a polemiche quando due ex custodi hanno dichiarato di essere state licenziate per aver rifiutato di mostrare al gorilla il loro seno.

Koko e Robin william

Il video che segue mostra Koko che gioca con Robin Williams. L’attore incontrò Koko nel 2001 e definì l’incontro “un’esperienza che altera la mente”. Il video i cui i due si tenevano per mano e si solletizzavano è stato ampiamente condiviso.

“Abbiamo condiviso qualcosa di straordinario: risate”, ha detto Williams. Lo ha definito “fantastico e indimenticabile”.

Robin Williams si è suicidato nel 2014. Patterson raccontò di non avere intenzione di raccontare a Koko della sua morte, ma che il gorilla lo scoprì ascoltando una conversazione e la sua reazione fu quella di “piangere in solitudine” .

Secondo la psicologa Koko comprendeva bene il significato della parola morte poichè una volta venne mostrato uno scheletro a Koko e poi gli venne chiesto: “È vivo o morto?” Koko rispose: “Morto”, poi le venne chiesto: “Dove vanno gli animali quando muoiono?” Koko disse: “Un buco comodo”. Poi ha dato un bacio di addio allo scheletro.

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