Libia: italiani rimpatriati arrivati a Roma. L’Isis controlla buona parte del paese.

Sono arrivati al porto di Augusta nella notte, un centinaio di italiani evacuati dalla Libia, dopo l’allarme lanciato dal Governo italiano all’indomani della conquista della città di Sirte da parte di milizie alleate con lo Stato islamico, nella notte tra il 12 e il 13 febbraio.

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Sede dell’Ambasciata italiana a Tripoli @Getty images)

 

I passeggeri che sono stati accompagnati  dall’ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi erano a bordo di un catamarano della compagnia maltese Virtu Ferries, scortato da un Predator dell’Aeronautica militare, un velivolo “a pilotaggio remoto” decollato dalla base del 32/o Stormo dell’Aeronautica di Amendola, in Puglia.

Isis a Tripoli

I cittadini sono stati poi trasferiti con un areo a Roma, dove sono arrivati all’aeroporto militare di Pratica di Mare con un C-130 dell’Aeronautica. Tra di loro, non solo tecnici d’azienda, marittimi ma anche famiglie che vivevano a Tripoli da sempre. Tra le testimonianze, tutti i media riportano le dichiarazioni di Salvatore, un siracusano, che è sceso per prima dal catramarono. L’uomo che non ha voluto rilasciare commenti, ha solo riferito che “la situazione a Tripoli è critica“. L’uomo ha poi aggiunto che l’Isis “è già da un pezzo che è a Tripoli. Questo lo dice pure la televisione”.

“Il rimpatrio dei connazionali non era più rinviabile”, ha rivelato una fonte d’intelligence.

Appello all’Onu di Italia, Francia ed Egitto

Questa mattina, il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, in un’intervista al Tg5 ha smentito l’ipotesi di un intervento militare: “Non è il tempo dell’intervento. Verificheremo che cosa ci sarà da fare, se ci sarà una guida delle Nazioni Unite più forte sarà meglio per tutti”.

“La visione del Governo è una sola e tutti i ministri la condividono: la proposta è quella di aspettare che il Consiglio di sicurezza dell’Onu lavori un po’ più convintamente sul tema della Libia”, ha poi ribadito il premier italiano, assicurando che “in Libia non c’è un’invasione da parte dell’Is, ma alcune milizie che combattevano in Libia hanno iniziato a far riferimento allo Stato Islamico. Coinvolgendo tutti gli attori in gioco, le tribù locali ma anche i Paesi dell’Unione Africana, i Paesi Arabi e naturalmente i Paesi europei, sono assolutamente certo che la forza delle Nazioni Unite è decisamente superiore a quello delle milizie radicali”.
“La situazione è difficile – ha poi concluso Renzi- ma la comunità internazionale, se vuole, ha tutti gli strumenti per poter intervenire”. Il governo francese e quello egiziano intanto hanno sollecitato anche loro una riunione d’urgenza dell’Onu sulla situazioni in Libia e su “nuove misure” contro i jihadisti dello Stato islamico.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi  ha avuto oggi un colloquio telefonico con il premier Renzi. al Sisi “ha espresso il proprio apprezzamento per la posizione del primo ministro italiano che ha formulato il sostegno del suo paese all’Egitto e la sua cura a sostenere gli sforzi egiziani e internazionali mirati a combattere il terrorismo”. 

Isis minaccia Europa dalla Libia

Mentre gli italiani presenti a Tripoli venivano trasferiti, in Libia c’è stata un’operazione congiunta con caccia egiziani e libici che hanno bombardato le postazioni jihadiste come ritorsione contro l’uccisione dei 21 egiziani copti, rapiti a Tripoli. La situazione preoccupa il fronte internazionale e lo stesso premier libico Abdullah al Thani, da Torbuk ha chiesto “alle potenze mondiali di sostenere la Libia e intraprendere azioni militari, o questa minaccia (l’Isis) si sposterà nei Paesi europei, in particolare l’Italia”.

Secondo le indiscrezioni l’Isis controllerebbe un’ampia fascia del Paese: “Le bandiere nere dell’Isis sono già a Tripoli, si vedono sventolare dalle macchine che si aggirano nella capitale libica: prima erano poche, nascoste, adesso si stanno moltiplicando e la situazione è gravissima”, riferiscono alcuni fonte del governo libico, rifugiato a Tobruk.

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